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Commento di Deborah Fait A destra: Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele E' arcinoto che il Vaticano non ha mai accettato con grande gioia l'idea di Gerusalemme capitale di Israele, a stento ha riconosciuto lo stesso stato ebraico, dopo 45 anni dalla sua fondazione. Tirato per i capelli, lo ha fatto grazie agli accadimenti dell'epoca, cioè alla "pace" firmata tra Rabin e Arafat, il mafioso assassino tanto amato dall'Europa. La firma fu poi soffocata nel sangue delle intifade. Bene o male i rapporti tra i due paesi sono andati avanti, tra un'offesa e l'altra da parte di alcuni papi, tipo abbracciare Arafat in divisa da pistolero, mentre i suoi scagnozzi feddayin insanguinavano l'Italia e l'Europa (papa Giovanni Paolo), oppure recitare messa sotto un Gesù bambino inkefiato, dichiarare angelo della pace un terrorista o pregare davanti a un muro che impedisce agli israeliani di essere ammazzati. Giorni fa papa Bergoglio, per sancire la fratellanza tra cristianesimo e islam, è andato in visita ufficiale in Marocco dove, insieme a re Mohammed VI, ha firmato un documento in cui Gerusalemme è stata dichiarata "patrimonio dell'umanità, città aperta che appartiene a tutti i fedeli….". Incominciamo col dire che Gerusalemme è la capitale di Israele e appartiene al popolo ebraico, come Roma appartiene agli italiani, e, solo dopo questo riconoscimento, il papa avrebbe potuto parlare dell'importanza spirituale di Gerusalemme per il mondo cristiano. Ma se taceva del tutto avrebbe fatto più bella figura. Lasciamo perdere il mondo islamico che ha già due città sante e si è inventato la terza, Gerusalemme, solo per rompere le scatole a Israele. Non riesco a capire la necessità di questo documento dal momento che Bergoglio non può non sapere che " i fedeli, di tutte le religioni" godono di una totale libertà di culto in Israele e né può ignorare che questa realtà esiste solo dal 1967, cioè quando Gerusalemme fu liberata dall'occupazione giordana.
Dal 1948 al 1967, durante i vent'anni di occupazione da parte del regno hascemita, Gerusalemme era una città trascurata, povera, derelitta come l'islam l'aveva ridotta, prima con l'occupazione ottomana e poi giordana. In quel ventennio furono rase al suolo 53 sinagoghe, i cimiteri furono dissacrati e le lapidi usate per lastricare le strade, il Kotel era impraticabile e circondato da gabinetti pubblici, la popolazione ebraica cacciata. Dal 1967, con la sovranità di Israele, Gerusalemme è rifiorita, è stata praticamente ricostruita, il Kotel fu riaperto e ripulito dalle immondizie in cui era sommerso. Alla fine della guerra dei sei giorni ogni luogo sacro cristiano e musulmano a Gerusalemme fu libero e rispettato. Purtroppo, per un accordo disgraziato tra Moshè Dayan e la Giordania, agli ebrei fu precluso il Monte del Tempio, il luogo più sacro dell'ebraismo, quindi possiamo dire che, ad oggi, l'unica religione discriminata è proprio quella ebraica. Come reagirebbero i cattolici se fosse loro impedito di recarsi a pregare a San Pietro? Gli ebrei cui è permesso di visitare il loro sito più sacro, il Monte del Tempio, devono stare a labbra chiuse, senza accennare a una preghiera, non possono avere simboli religiosi, pena ricevere qualche pietra in piena faccia , oltre alle aggressioni con calci e sputi di donne e ragazzini pagati apposta per questo . L'unico luogo sacro di Gerusalemme dove comanda il Waqf, cioè le guardie religiose islamiche, è precluso a chi non è musulmano. Questo dovrebbe far capire agli illusi, patiti della fratellanza, che nell'islam la libertà è solo un sogno proibito. Glielo avranno detto al papa che dove comandano i musulmani non esiste libertà? E allora con quale diritto il papa e il re hanno firmato un documento così ipocrita e lontano dalla verità su "Gerusalemme libera per tutti i fedeli". Lo è da più di 40 anni, lo è perché appartiene a Israele, tutta quella sceneggiata inutile è servita solo a mandare l'ennesima offesa a Israele. Detto tra noi, Maometto VI è più rispettoso verso Israele di quanto lo sia papa Bergoglio e questo mi fa supporre che l'idea sia partita da quest'ultimo nella sua smania di ingraziarsi il mondo arabo e islamico. Lasciamo queste note dolenti per parlare dell'ultima vittoria diplomatica di Benjamin Netanyahu. Una vittoria velata di tanta tristezza, il ritorno a casa del corpo di Zachary Baumel, il soldato disperso in Libano nel 1982 durante la battaglia di Sultan Yacoub. Aveva solo 21 anni. Giovedì sera, 4 aprile, al tramonto, un picchetto d'onore ha portato la bara, avvolta nella bandiera di Israele, al cimitero militare sul Monte Herzl a Gerusalemme. Il presidente Rivlin lo ha salutato:" Sono passati trentasette anni ma oggi sei a casa, sei nel tuo paese, sei a Gerusalemme. Oggi possiamo dire che noi facciamo di tutto, anche l'inconcepibile e l'incredibile, per portare a casa i nostri soldati caduti in battaglia. E' difficile ma non avremo pace fino a quando non riavremo a casa tutti i nostri ragazzi". L'11 giugno 1982 furono uccisi 20 soldati israeliani in un combattimento contro le forze siriane in Libano, non tutti i corpi furono recuperati e da allora Israele si batte per riaverli. Molti anni fa ho avuto l'onore di conoscere Yona Baumel. Il papà di Zachary, al kibbutz Ramat Rachel vicino a Gerusalemme. Era un uomo alto, sorridente, mai rassegnato, stava girando mezzo mondo per chiedere di aiutare Israele a ritrovare suo figlio che, illudendosi, credeva, fosse ancora vivo e prigioniero. Era la sua missione, riportarlo a casa, e ogni anno, il 17 novembre, lui e Miriam, la moglie festeggiavano il compleanno di Zachary. Purtroppo Yona è morto nel 2009 con quel dolore nel cuore ma la sua missione è stata portata a termine. Netanyahu, andato al funerale, non appena sceso dall'aereo di ritorno da Mosca, ha detto alla famiglia Baumel che il paese ha onorato il suo debito morale per il loro dolore infinito. Osna, la sorella di Zachary ha detto le parole più toccanti, parole che strappano il cuore:" Non posso nemmeno abbracciarti Zachary ma io chiedo alla terra di abbracciarti e mi consolo perchè questo è l'amore assoluto tra un ragazzo che ha dato la vita per il suo paese e la sua terra. Adesso siete in perfetta unione, tu, Zachary e la terra di Israele". Rivolta ai presenti:"Sono venuti in tanti a renderti onore perché tu hai dato tutto quello che avevi, la tua vita." Tutta Israele si è stretta intorno alla famiglia Baumel nel ricordo di Zachary e di tutti i ragazzi morti per difendere il proprio paese da chi lo voleva annientare. Israele è quel paese speciale che sa dimenticare i tanti torti subiti ma non dimentica mai i suoi soldati, vivi o morti li riporta sempre a casa.
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