Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/04/2019, a pag.19, con il titolo "Stop dei cittadini al memoriale dell'Olocausto di Libeskind" la cronaca di Letizia Tortello.
L'utilizzo del termine "Olocausto" al posto di "Shoah" è diffuso (soprattutto nel mondo di lingua inglese), ma questo non significa che sia corretto. Sarebbe ora di utilizzare "Shoah" per indicare lo sterminio di sei milioni di ebrei perché, a differenza di "Olocausto", non ha incrostazioni cultuali e religiose.
Ecco l'articolo:
Letizia Tortello
Daniel Libeskind
L’archistar Daniel Libeskind si dice profondamente turbato dalla notizia. Teneva a quel progetto, già approvato con un voto all’unanimità dalla città di Amsterdam: un monumento che dovrebbe essere un «labirinto di nomi» degli ebrei olandesi uccisi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, 102 mila persone, il cui ricordo verrebbe inciso su altrettante pietre, per diventare una condanna eterna all’antisemitismo. Invece, l’omaggio artistico alle vittime del nazionalsocialismo, almeno per ora, non può essere realizzato. I cittadini della capitale hanno fatto causa, ottenendo una sospensione dell’avvio ai lavori, perché il memoriale non è di loro gradimento, e tra il resto costringerebbe all’abbattimento di 24 alberi che ora crescono nella zona. «È molto inquietante che la gente qui voglia cancellare la memoria», ha dichiarato Libeskind alla Dpa, l’agenzia di stampa tedesca, mercoledì. Soprattutto in un periodo di crescente antisemitismo e razzismo, in Germania, ma non solo, «il genocidio degli ebrei non dovrebbe essere dimenticato», ha proseguito. Libeskind è diventato celebre nel mondo anche per le sue opere architettoniche dal grande impatto emotivo, proprio sul tema dell’Olocausto: sono suoi l’edificio del museo ebraico di Berlino e il museo ebraico danese di Copenaghen.
Il Comitato di Auschwitz
Ad Amsterdam, il monumento alla memoria sarebbe realizzato per conto del comitato olandese di Auschwitz: 102 mila mattoni in pietra, ciascuno con il nome di una vittima, a formare un serpentone che ricostruisce le lettere ebraiche della parola «ricordo». Il comitato, fondato nel 1956 dai sopravvissuti del campo di concentramento di Auschwitz, aveva già preso l’iniziativa per avviare il progetto dell’opera 13 anni fa. Già diverse volte i residenti avevano tentato di impedirne la costruzione, manifestando che non erano stati coinvolti nella pianificazione, e che la posizione non era adeguata. Petra Catz, membro dell’Associazione residenti del quartiere, ha dichiarato al quotidiano locale «Het Parool» che il processo di decisione non era stato corretto. Ora bisognerà attendere fino a maggio per capire cosa dirà il giudice sul caso. Intanto, il Comitato di Auschwitz definisce le obiezioni «incomprensibili: «Pianteremo di nuovo gli alberi», spiega. Mentre il presidente Jacques Grishaver ricorda come «in questa strada vivevano 178 ebrei, è il posto giusto per ricordare chi non ha mai avuto una tomba».
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