Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/04/2019, a pag.17 con il titolo "La denuncia di Pompeo: in Libano i missili dell'Iran", il commento di Giordano Stabile.
L'Iran da anni arma e addestra i terroristi di Hezbollah, che operano in Libano e in Siria e dispongono ormai di un arsenale di centinaia di migliaia di missili e decine di migliaia di uomini. L'Iran inoltre calpesta quotidianamente i più elementari diritti umani.
Per questo martedì 9 aprile, alle 11:30 a Roma, davanti all'ambasciata iraniana, ci sarà una manifestazione indetta dalla Camera Penale di Roma, per la liberazione di Nasrin Sotoudeh, di cui IC ha scritto più volte (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=74176). Segnalazione di Grazia Manna.
Nasrin Sotoudeh
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
Un avvertimento al governo del Libano riguardo una «fabbrica di missili ad alta precisione» realizzata da Hezbollah con l’aiuto dell’Iran, che potrebbe trascinare il Libano in una «pericolosa escalation». Emerge ora uno dei momenti più tesi della visita di Mike Pompeo a Beirut, due settimane fa. Il segretario di Stato americano aveva ricevuto un’accoglienza abbastanza fredda, anche perché era arrivato subito dopo l’annuncio di Donald Trump del riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan, e la leadership libanese era indispettita. Ma c’era anche altro.
Pompeo ha mostrato ai leader libanesi, in particolare al premier sunnita Saad Hariri, materiale di Intelligence sulla fabbrica di missili, che si troverebbe nell’area urbana di Beirut. E avrebbe dato un ultimatum per il suo smantellamento. «Il comportamento di Hezbollah è una minaccia per il Libano – ha detto ad Hariri, secondo fonti diplomatiche citate da media locali e israeliani -. C’è il rischio molto serio di una escalation con Israele. Il popolo libanese deve scegliere: o un futuro di libertà e indipendenza oppure cedere alle ambizioni sinistre di Hezbollah e dell’Iran». Il messaggio sarebbe stato recapitato per conto del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che Pompeo aveva incontrato due giorni prima.
Le pressioni americane accentuano le tensioni su un governo che deve tenere insieme tutte le componenti religiose del Paese. Hezbollah nega che la fabbrica esista ed è difeso dalla componente cristiana guidata da Aoun. Il ministro degli Esteri, e genero del presidente, Gibran Bassil ha ribadito che «Hezbollah è un partito politico, non un gruppo terroristico, e ha un ampio consenso popolare». Ma il premier sunnita Hariri rischia di trovarsi in una posizione sempre più insostenibile, con un deficit del 6 per cento da ripianare e la necessità del sostegno finanziario internazionale e americano.
Il nodo Iran-Israele-Russia
Pompeo ha anche offerto la sua mediazione sulle dispute territoriali con Israele. Ha proposto uno scambio fra territori che sarebbero ceduti da Israele in cambio di un allargamento delle sua zona esclusiva marittima verso Nord, dove ci sono giacimenti di gas. Ma ha ricevuto un secco no da Aoun. La sua missione non era però soltanto anti-iraniana. Era anche anti-russa. Si tratta di contrastare l’attivismo di Mosca, che punta sui legami storici con le chiese ortodosse, come in Siria. Aziende russe hanno ottenuto concessioni per lo sfruttamento del gas offshore (assieme all’Eni) e per il rilancio del porto petrolifero di Tripoli, a Nord di Beirut. Lo scalo è anche nel mirino dei cinesi, pronti a investire centinaia di milioni per farne la «porta» della ricostruzione in Siria.
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