Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/04/2019, a pag.V con il titolo "La tabula rasa dei cristiani sotto la Mezzaluna" il commento di Bat Ye'or; con il titolo " 'Oggi noi, domani voi'. Ma l’Europa non voleva vedere", l'anticipazione dal libro di Giulio Meotti.
Ecco gli articoli:
Bat Ye'or: "La tabula rasa dei cristiani sotto la Mezzaluna"
Bat Ye'or
Questo libro è una testimonianza possente di una tragedia la cui ampiezza storica e morale ci mette a confronto, in ogni pagina, con la nostra coscienza. Ci riferisce, in uno stile diretto e che tanto più colpisce, la messa a morte di una civiltà e i mezzi di esecuzione per arrivarci. Con una lucidità terribile, Meotti mette sotto i nostri occhi questa agonia e, implacabilmente, ci obbliga a guardarla e a porci delle domande. Il suo linguaggio non è quello asettico fatto di dati e di statistiche, ma è quello di un uomo di fede che partecipa dei drammi e delle sofferenze di popolazioni civili innocenti, disarmate, consegnate a delle milizie jihadiste le cui crudeltà sembrano sorgere dai tempi più barbari dell’umanità. Nel corso delle settimane, dei mesi e degli anni, pagina dopo pagina, si sprigiona verso l’Occidente l’appello al soccorso dei cristiani e di altre minoranze massacrate dai jihadisti. Ma il soccorso non arriva mai. Gli occhi restano ciechi, le orecchie sorde, le bocche mute. L’Europa dei diritti dell’uomo così tenera, così compassionevole verso i migranti musulmani, così votata a soddisfare le richieste reclamate dai suoi protetti favoriti, i Palestinesi, rimane impassibile se non ostile a questi cristiani del mondo islamico il cui sterminio l’importuna e si contrappone alle sue ambizioni di superpotenza economica e politica mondiale. Questo libro ci racconta dunque un dramma in tre atti e, nel teatro, noi siamo seduti nei primi palchi. Noi vediamo le minoranze cristiane e di altre popolazioni indigene non musulmane del Vicino e del Medio-Oriente – ma anche in Africa ed in Asia – sgozzate, violate, assassinate. Il secondo attore, gli esecutori musulmani, confluiscono da tutta la Oumma – ma anche in Africa ed in Asia – per perpetrare e trarre profitto dal genocidio. E, terzo attore, l’Occidente indifferente, che guarda altrove, ossessionato dalla sua guerra di sradicamento e di umiliazione di Israele (…) Questo libro ci mostra l’ultimo atto di una drammaturgia che si recita oggi stesso nella realtà attuale: l’estinzione dei popoli cristiani indigeni e delle altre minoranze nella loro patria ancestrale. Creatrici ed eredi delle grandi civiltà dell’umanità, queste popolazioni si ridussero progressivamente nel corso delle deportazioni, della schiavitù, dei massacri e delle persecuzioni della dhimmitudine. questa epoca che l’Europa chiama Età d’oro della tolleranza. Pagina dopo pagina, Meotti ci obbliga a guardare questi uomini decapitati, queste donne violate e assassinate, questi bebè e questi bambini uccisi crudelmente, queste chiese distrutte, queste statue travolte, questi quadri lacerati, questi monumenti imponenti fatti saltare con la dinamite, queste popolazioni cacciate che fuggono sconvolte e terrorizzate. Perché non è soltanto sugli esseri umani che la furia jihadista si accanisce. In modo implacabile essa fa tabula rasa del passato, distrugge la storia e lo stesso ricordo delle culture, delle civiltà e dei popoli che l’hanno preceduta affinché l’islam regni onnipotente sul deserto del pensiero (…) E mentre si sviluppa questa cronologia della disperazione, di annientamento di villaggi e di comunità con tutta la loro ricchezza storica e culturale, ritorna lancinante verso l’Occidente dei diritti dell’uomo l’appello al soccorso delle vittime. Perché nessuno ci aiuta? Non siamo noi cristiani? Non siamo noi esseri umani? Dov’è l’Europa? Dov’è l’Occidente? Certo, le guerre islamiche terroristiche che oggi devastano l’Africa, l’Asia, l’Occidente e Israele hanno delle radici complesse. Ma quelle che descrive Meotti in questo libro hanno tutte un denominatore comune: il jihad contro gli infedeli. L’Autore non ha parole abbastanza dure per denunciare la vigliaccheria e la scristianizzazione di questo attore che non si è relegato unicamente in un ruolo passivo. Nessuno in Occidente, scrive Meotti, è sceso per strada con cartelli che dicevano “Io sono copto”. “Ovviamente, il martirio dei cristiani orientali non ha interessato le autorità e i principali media. E’ la barbarie della geometria variabile. Le minoranze cristiane, vittime di abominevoli abusi, non hanno diritto alla compassione”. Questa indignazione di Meotti non è soltanto quella di un credente, di un umanista sensibile alla sofferenza di altri esseri umani. Essa è anche, ed in ugual misura, il sentimento di spavento di uno scrittore, di un intellettuale, di un giornalista che, perfettamente a conoscenza della posta in gioco mondiale della nostra epoca, è spaventato dal caos e dalla distruzione delle fondamenta della nostra civiltà. Una civiltà giudeo-cristiana”.
Giulio Meotti: " 'Oggi noi, domani voi'. Ma l’Europa non voleva vedere"
Il nuovo libro di Giulio Meotti (Cantagalli ed.)
E’ un destino che sembra attendere i cristiani in tutti i paesi islamici. La terribile prospettiva di essere gli ultimi. Da un secolo all’altro, la storia dei cristiani orientali ha una tragica tendenza a ripetersi. Queste antiche civiltà, che custodiscono i segreti sulle origini della vita di Gesù, si trascinano nel tempo e nello spazio con il peso addosso di una maledizione. E questi cristiani orientali sembrano aver guadagnato spazio reale sui nostri teleschermi e giornali solo a costo del loro sangue, della loro scomparsa, della loro sofferenza. E’ come se i cristiani non contassero più per nessuno. Perchè nell’Occidente della ‘morte di Dio’ e dell’Illuminismo che dà libero sfogo al culto dell’umanità, la glorificazione del progresso di domani passa dalla liquidazione dell’oscurantismo religioso di ieri. In un rapporto di “Aiuto alla chiesa che soffre” si legge che “agli occhi dei governi e dei media occidentali, la libertà religiosa sta scivolando verso il basso nelle classifiche dei diritti umani, eclissata da questioni come gender, sessualità e razza”. “E’ con indifferenza che assistiamo a una catastrofe senza precedenti di civiltà”, ha scritto lo studioso francese di cultura orientale Jean-Francois Colosimo, commentando la distruzione del cristianesimo orientale. Il cristianesimo si diffuse da Antiochia alla Siria, da Efeso all’Asia Minore e alla Gallia, da Alessandria all’Impero romano, e poi all’Africa e da lì alla Spagna. Se il cristianesimo dovesse essere spazzato via in Siria e Iraq sarebbe la fine del cristianesimo così come lo conosciamo, anche a fronte di un Occidente sempre più massicciamente scristianizzato, che non sa più da dove siano nate le cantate di Bach o la pittura di Rembrandt, incapace di comprendere la dimensione culturale e religiosa della propria storia. Gli occidentali scristianizzati, tagliati ormai fuori dalla loro storia cristiana, guardano questo salasso anticristiano a Oriente con una vistosa indifferenza. Non meritano la nostra attenzione. I cristiani d’Oriente sono i depositari di una cultura che noi abbiamo già perduto. L’oblio dei cristiani d’Oriente precederà il nostro (…) Il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha tracciato un bilancio della campagna di pulizia religiosa nel solo Iraq: 61 chiese bombardate, 1.224 cristiani uccisi, 23.000 case e proprietà immobiliari dei cristiani sequestrate e 120.000 cristiani espulsi (…) Eppure, l’egoismo delle nostre società materialiste ci aveva fatto credere, stupidamente, che l’esodo di quei cristiani, senza precedenti in epoca moderna, non ci riguardasse, che fossimo testimoni di qualcosa che non coinvolgeva anche la nostra civiltà, la nostra cultura, ciò che siamo, o ciò che almeno eravamo. Che tutti quei sacerdoti assassinati dai fondamentalisti islamici fossero storie a noi estranee: Andrea Santoro, ucciso mentre era in preghiera nella chiesa di Trebisonda, in Turchia; Francois Murad, assassinato a Gassanieh, in Siria, durante un assalto islamista al suo convento; e Thaier Saad Abdal, ucciso durante la messa a Bagdad, in Iraq, dopo aver detto ai terroristi: “Uccidete me, non questa famiglia con bambini”. Eppure, queste stragi che si ripetono all’infinito non suscitano nient’altro che l’apatia dell’Europa. Così, succede che dalla terra riemerga una fossa comune con i corpi di 30 cristiani giustiziati dall’Isis, di fronte alle coste italiane, in Libia, e che la sua notizia non venga quasi neppure data sui media. E’ successo il giorno di Natale del 2018. E’ il ritrovamento dei cadaveri dei 34 cristiani copti giustiziati nel 2015 in un video dello Stato islamico (…) I cristiani di Mosul quella notte lasciarono tutto pur di non rinunciare alla loro fede. Partirono in 100.000 e all’alba lo stendardo nero aleggiava già sulle città cristiane rese deserte di Qaraqosh, Tall Kayf, Bartella, Karamlesh, Alqosh… Marciarono a piedi verso le città e i villaggi curdi, in cerca di riparo, cibo, acqua. Non si era mai vista una scena del genere da almeno un secolo, dai tempi del genocidio degli armeni. Lo Stato Islamico aveva anche stabilito che lo stupro delle donne cristiane catturate in battaglia da parte dei jihadisti era ammissibile. Una intera popolazione – donne, vecchi e bambini – venne sfollata a causa della propria religione millenaria. I cristiani quella notte abbandonarono la culla della cristianità. Ma quella notte, si consumò un altro tipo di abbandono. Quello dei cristiani d’Oriente da parte degli Occidentali. L’orrore dell’arrivo dei barbari nel villaggio. La violenza che si instaura all’improvviso. La sensazione di essere abbandonati dalle forze che avrebbero dovuto proteggerli. La sordità Occidentale. E l’unica ‘scelta’ lasciata ai cristiani: sottomissione, esilio o morte. E poi la profanazione o la distruzione sistematica delle loro chiese e dei cimiteri. La confisca della loro proprietà. Le torture inflitte ai cristiani che si rifiutano di sottomettersi e di andarsene. Tutto si ripete, a cicli continui (…) Direttore del Center for Middle East Studies presso l’Università dell’Oklahoma, Joshua Landis ha spiegato che noi occidentali vediamo soltanto l’Isis, con i suoi massacri su vasta scala delle minoranze religiose non sunnite, ma che quello è soltanto l’esempio estremo di un più grande processo di distruzione religiosa in atto. Il XXI secolo ci sta consegnando l’erosione irresistibile della presenza degli ultimi cristiani che, ancora 50 anni fa, erano fra il 15 e il 20% delle popolazioni orientali e che oggi ne rappresentano solo il 3 o il 4%. Quei cristiani sono perseguitati solo perchè tali, perchè sono assimilati all’Occidente e perchè non accettano di rimuovere le radici cristiane di questi paesi. E l’Europa ha distolto lo sguardo. Li ha lasciati soli di fronte alla barbarie e alla crescente intolleranza. La pulizia religiosa, enorme e silenziosa, che è in corso in Oriente, ha lasciato il posto ad una strategia del terrore che mira apertamente a eliminare la presenza cristiana, e che mira a rendere quell’immenso e strategico spazio geopolitico ostile e impenetrabile all’Occidente (…) Alcuni di quei cristiani in questo momento stanno tornando, altri invece hanno scelto l’esilio in Occidente, altri ancora sono incastrati nei campi profughi ai confini dei loro paesi. La storia appare a tutti molto ironica: l’Islam, l’ultima delle rivelazioni monoteistiche apparse in quella parte del mondo, sta diventando l’unica a regnare lì. Rabban al-Qas, vescovo di Dohuk, una città al crocevia tra Iraq, Turchia e Siria, ha avvertito: “Gli islamisti vogliono distruggere le nostre chiese, le nostre case, le nostre scuole per uccidere il passato, cancellare la nostra storia, prevenire la trasmissione. In Europa perderete le vostre radici. Tolleranza e relativismo vi accecano”. Per questo l’Occidente non ha fatto niente quando si è consumata la distruzione del cristianesimo orientale e ha fatto poco, pochissimo, quando si è trattato di accoglierne i superstiti (…) Mentre i cristiani in Siria e in Iraq stavano subendo la violenza degli islamisti radicali, un gruppo di parlamentari francesi aveva chiamato a raccolta la Francia per mostrare solidarietà a quei cristiani. Ma davanti al Palais Bourbon di Parigi non si presentarono che appena 200-300 manifestanti, sotto lo slogan “Oggi l’Oriente, domani l’Occidente”. In quei giorni levarono la loro voce anche gli 8,000 cristiani di rito caldeo che vivono a Sarcelles, che porta orgogliosamente il titolo di “capitale caldea della Francia”. I fedeli della parrocchia francese di SaintThomas vivono nell’angoscia: “L’intera storia del cristianesimo in Iraq che potrebbe scomparire”, dice Cécile, una dei fedeli. Questa tragedia dei cristiani ci colpisce due volte, come una cultura e come esseri umani. La Francia stava intanto rinunciando alla sua storica missione di tutela delle minoranze cristiane e preferiva il patto “tra ricchi”, con quei regimi araboislamici che tollerano o o finanziano o armano gli assassini religiosi in Iraq e in Siria. Dov’erano finiti i nostri filosofi, i nostri politici, i nostri umanisti, i nostri giornalisti? “Questa triste indifferenza solleva la questione della nostra capacità di credere nei nostri valori umanistici”, ha scritto Christian Makarian. La cupa indifferenza che affligge il destino dei cristiani orientali non viene da lontano, è la potente rivelazione del malessere nichilista che sta divorando l’Europa. Il verme dell’intolleranza è nel frutto e le nostre democrazie sono in pericolo” (...) I cristiani sono assassinati nell’indifferenza generale degli Occidentali che si lamentano un po’ ma che subito dopo si dimenticano. Capita che ci sia anche qualcosa di peggio di questa indifferenza, alcuni in Occidente arrivano addirittura a contestare ciò che accade ai cristiani, espressione della loro vigliaccheria di fronte alla barbarie oscurantista. È facilissimo notare che non ci sono mai foto di queste comunità oppresse sul frontone del municipio di Parigi o di Roma o di Milano o di Londra, nessuna virtuosa indignazione delle nostre grandi menti, nessuna autentica rivolta che imponga quella persecuzione agli occhi delle opinione pubbliche distratte. “Due settimane dopo essere stato cacciato da Mosul ho dichiarato in un’intervista: ‘se l’Occidente non reagisce, subirà una sorte peggiore della nostra’”, ha dichiarato Amen Nona, già arcivescovo di Mosul. I cristiani orientali sembrano reliquie esotiche o complici dell’Occidente, i resti dei missionari occidentali. Sono nati in Oriente come i loro antenati, sono sicuri di essere sempre stati lì, e anche di essere i primi. Non vogliono essere gli ultimi, condannati a essere eterni vagabondi, a scegliere tra la conversione, la fuga e la tomba”.
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