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La Repubblica Rassegna Stampa
27.03.2019 Algeria: finisce l'era di Abdelaziz Bouteflika
Cronaca di Giampaolo Cadalanu

Testata: La Repubblica
Data: 27 marzo 2019
Pagina: 15
Autore: Giampaolo Cadalanu
Titolo: «Finisce l’era Bouteflika l’esercito abbandona il vecchio presidente»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/03/2019, a pag. 15, con il titolo "Finisce l’era Bouteflika l’esercito abbandona il vecchio presidente", il commento di Giampaolo Cadalanu.

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Giampaolo Cadalanu

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Abdelaziz Bouteflika

Alla fine, le Forze armate algerine hanno deciso che non c’era più da aspettare. Dopo un mese di manifestazioni e slogan contro l’immobilismo del gruppo di potere che governa il Paese, ieri il capo di Stato maggiore Ahmed Gaïd Salah, viceministro della Difesa, ha finalmente pronunciato a voce alta la valutazione che gran parte degli algerini grida da tempo nelle strade. Abdelaziz Bouteflika, immobilizzato su una sedia a rotelle per un ictus già dal 2013, non è in grado di guidare il Paese. Il percorso adesso è quello previsto dalla Costituzione, con l’applicazione dell’articolo 102, che prevede l’affidamento del potere per un massimo di tre mesi ad Abdelkader Bensalah, presidente del Consiglio nazionale, il Senato algerino. Il suo nome era stato fatto nelle scorse settimane come possibile successore alla presidenza, suscitando però l’opposizione di chi ne contestava le presunte — e negate dall’interessato — origini marocchine. Al di là della seconda carica dello Stato, resta fondamentale il ruolo delle Forze armate, che nelle scorse settimane si sono limitate a osservare le proteste senza intervenire, ma ammonendo che bisognava evitare il caos e impedire manipolazioni esterne. Per i militari, l’intervento di ieri è un passo doveroso ma non necessariamente gradito: l’appoggio alla candidatura per un quinto mandato dell’ 82enne capo dello Stato, che la piazza aveva considerato inaccettabile, poteva forse garantire una più fluida divisione del potere fra i diversi gruppi che si contendono il controllo del Paese. Grazie alle sue peculiari vicende storiche, l’Algeria di fatto ha sempre visto le Forze armate come protagoniste. E anche in questo momento gli analisti individuano tre " cordate" di alto livello, più o meno legate all’entourage della presidenza, ma comunque tutte guidate da militari o da responsabili dei servizi di sicurezza. Un primo nome di riferimento è proprio quello di Gaïd Salah, considerato un eroe nazionale visto che ha cominciato il suo percorso nell’Aln, ala militare del Fronte di liberazione nazionale ai tempi della guerra per l’indipendenza. Un’altra cordata si muove sotto l’ala di Said Bouteflika, fratello più giovane e "angelo custode" del presidente, che avrebbe stretto un’alleanza con il generale Athmane Tartag, capo dei servizi di sicurezza Dss. Infine, un terzo protagonista è il generale Mohamed Mediène, noto come "Toufik", capo del servizio di sicurezza Drs (progenitore del Dss) dal 1990 al 2015. Mediène è una figura su cui si sa ben poco e di cui circolano pochissime immagini. Addestrato a suo tempo dal Kgb, faceva parte del gruppo di generali chiamato "Gli sradicatori", considerato ispiratore del colpo di Stato del 1992. Questi militari teorizzavano appunto la necessità di spazzar via gli islamici invece che trattare con loro e il generale era considerato in quegli anni un vero presidente occulto dell’Algeria. In realtà l’eventuale arrivo al potere di personaggi già legati all’attuale regime potrebbe risultare sgradito alla popolazione e soprattutto ai più giovani, che chiedono una redistribuzione più capillare delle risorse provenienti dalla vendita di gas e petrolio. Allo stesso tempo, però, il controllo ferreo delle istituzioni da parte delle Forze armate sembra aver impedito la crescita di un’opposizione solida e credibile. Le sinistre appaiono ai commentatori del Maghreb lontane dalle richieste dei manifestanti, il Rcd vicino alla comunità berbera sembra avere un ruolo marginale, mentre è presto per valutare le possibilità di personaggi come Ali Benflis, in passato segretario del Fln poi diventato dissidente, come il leader islamista Abderrazak Makri o come Rachid Nekkaz, franco- algerino capace di convogliare consenso sui social network.

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