Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/03/2019, a pag. 15, con il titolo "Smentiti quegli 'intellos' che offesero la nostra storia", il commento di Cesare Martinetti.
Come scrive Cesare Martinetti, sarebbe opportuno che chi ha difeso Battisti in questi anni prenda come minimo la parola, adesso, e ammetta l'errore. Ma sappiamo bene che difficilmente succederà... Quei nomi, che Martinetti cita, sarà bene non dimenticarli.
Ecco l'articolo:
Cesare Martinetti
Cesare Battisti
Cesare Battisti ha chiesto scusa alle sue vittime, ma gli intellettuali francesi chiederanno mai scusa a noi italiani? E non si vuole così avanzare una conformista richiesta sovranista. Bensì ricordare che la chiassosa e talora grottesca battaglia degli intellos in difesa del terrorista dei Pac si nutriva di un’ignoranza diffusa e interessata sulla storia del nostro paese. L’Italia degli Anni 70 veniva raccontata come un paese seviziato dalla repressione poliziesca. Il quotidiano del partito comunista, l’Humanité, imbeccato da scrittori di horror e fantasy come Valerio Evangelisti, arrivò a scrivere che i militanti dell’opposizione venivano giudicati da tribunali militari. Erri De Luca giustificava Battisti su Le Monde coltivando la propria immagine di scrittore combattente (tuttora redditizia, guardate il sito dell’editore Gallimard). Così come i Wu Ming, che venivano interpellati come oracoli di una narrazione italiana funzionale all’immagine che la Francia ama dare di se stessa: la patria dei perseguitati di tutto il mondo. E Battisti ne era il simbolo perfetto: biffa e fama sinistra, evaso da un carcere speciale in circostanze rocambolesche, condannato «senza prove» grazie «all’ignobile parola dei pentiti». E infine scrittore di - modesto - successo. Insomma, era il romanzo vivente in cui gli intellettuali parigini si specchiavano e si ammiravano.
Peccato che non fosse vero niente. E c’è di più. Nella sua confessione, Battisti ha anche ironizzato sui suoi ferventi supporter: «Non sono mai stato vittima di ingiustizie. Ho preso in giro tutti quelli che mi hanno aiutato». E infine: »Ad alcuni di loro non c’è neanche stato bisogno di mentire». Il film se l’erano fatti da soli. La lista è infinita. Daniel Pennac, Bernard-Henri Lévy, Philippe Sollers. François Hollande, allora segretario del Partito socialista, andò in carcere a portare la sua solidarietà al detenuto. C’era chi ne faceva un’astratta questione di principi sul rispetto della «parola data» con l’ambigua dottrina Mitterrand ai reduci di una guerra che da anni avevano accettato di vivere in pace. Ma prendete una celebrata giallista da bestsellers come Fred Vargas (in Italia edita da Einaudi) che si innamorò talmente della causa da pubblicare un folgorante pamphlet per dimostrare l’innocenza dell’accusato. Chi glielo dice ora che il suo Cesare l’ha tradita per la verità?
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