Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/03/2019, a pag. 15, con il titolo "Selfie e lattine davanti al lager. Appello ai turisti: 'Basta offese' ", il commento di Francesca Paci.
Il tour dei lager polacchi organizzato dallo scrittore nagazionista David Irving deve essere bloccato per evitare la moltiplicazione delle menzogne nei luoghi stessi dove si è svolto lo sterminio della maggior parte degli ebrei europei. Irving è stato condannato a tre anni di reclusione in Austria nel 2006 ma adesso è a piede libero e continua a diffondere negazionismo e antisemitismo.
Ecco l'articolo:
Francesca Paci
David Irving
A dire il vero non dovrebbe essere necessario stilare un codice di comportamento per chi si avvicina a un luogo come Auschwitz. Eppure, tra i due milioni di persone che ogni anno si recano a visitare il più conosciuto e feroce dei campi di sterminio nazisti c’è chi rilutta a finire il panino prima di entrare, chi appone furtivamente il proprio tag o abbandona una lattina vuota vicino al camino da cui sono passati uomini, donne, bambini, chi, ahinoi sempre di più, non resiste alla tentazione di un selfie tra i fantasmi di Hitler. Tanto che alla lunga i responsabili del museo del campo hanno detto basta.
Il messaggio circola sull’account Twitter @AuschwitzMuseum, quello ufficiale: «Quando vieni ad Auschwitz ricorda che sei nel sito dove sono state uccise oltre un milione di persone. Rispetta la loro memoria. Ci sono luoghi migliori per imparare a fare l’equilibrista rispetto al sito che simboleggia la deportazione di centinaia di migliaia di persone verso la morte». Seguono delle immagini di ragazzi sorridenti che passeggiano tra i binari dei vagoni della morte. Il problema non è scattare, immortalare l’impensabile. Le foto non saranno vietate, precisa il museo: «Chiediamo solo ai visitatori di comportarsi in maniera rispettosa».
Il Memoriale di Auschwitz torna ciclicamente sotto i riflettori per ragioni che con la coscienza hanno poco a che vedere. Lo scorso 27 gennaio, giorno della memoria, un gruppo di militanti dell’estrema destra nazionalista polacca si radunò davanti al cancello con la scritta «Arbeit macht frei» per protestare contro «la prassi» di commemorare solo gli ebrei e non le vittime polacche. Erano i mesi caldi della polemica tra Varsavia e il governo israeliano per la controversa legge appena approvata in Polonia che vietava di associare il Paese all’Olocausto e riferirsi ai campi di concentramento nazisti come “polacchi”. Poi, di nuovo, il premier israeliano Netanyahu parlò di complicità dei “polacchi” nella Shoah e seguirono tensioni diplomatiche. Adesso, assai più grave dei selfie, si presenta una nuova sfida con il saggista negazionista inglese David Irving a cui Varsavia, su richiesta di Israele, si accinge, pare, a proibire l’ingresso in Polonia per evitare il suo annunciato tour guidato nel lager di Auschwitz.
Da mesi Irving, già condannato a 3 anni di reclusione in Austria per “glorificazione” del partito nazista, raccoglie prenotazioni online per una visita ad Auschwitz da tenersi a settembre sotto la sua guida di “esperto di Hitler” offrendo sconti ma precisando che non ci saranno rimborsi per chi dovesse “essere bloccato in virtù di leggi anti-terrorismo”. Nel tour di 9 giorni sarebbe prevista anche una tappa nel bunker di Hitler e Himmler, a Treblinka, Sobibór, Belzec e Majdanek. La Polonia si accinge a dire no.
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