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La Stampa Rassegna Stampa
25.03.2019 Russiagate: 'Mancanza di prove', gli oppositori di Trump nel panico
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 25 marzo 2019
Pagina: 10
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Mueller assolve Trump: 'Nessuna collusione con le manovre russe'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/03/2019, a pag.10 con il titolo "Mueller assolve Trump: 'Nessuna collusione con le manovre russe' ", la cronaca di Francesco Semprini.

Come IC ha già scritto ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=74079) è crollato il castello di accuse contro Donald Trump per il cosiddetto "Russiagate" per "mancanza di prove". La Stampa riporta correttamente la notizia, mentre La Repubblica nel titolo (" 'Nessuna collusione con il Russiagate'. La vittoria di Trump") omette un fatto fondamentale, cioè che Trump è stato assolto per mancanza di prove, come ha ammesso lo stesso ex accusatore Mueller.

Ecco l'articolo:

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Francesco Semprini

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Trump e Mueller, l'ex accusatore del Russiagate

Nessun reato di collusione con i russi nelle interferenze sulle elezioni presidenziali del 2016. Porta a un primo proscioglimento di Donald Trump il Russiagate, l’inchiesta conclusa dal procuratore speciale Robert Mueller e i cui atti sono stati trasmessi sabato al segretario alla Giustizia William Barr. Il quale, nel pomeriggio di ieri, ha inviato una lettera al Congresso sintetizzandone i risultati. Il rapporto «ha stabilito che nessun membro della campagna Trump ha commesso il reato di associazione a delinquere o si è coordinato con il governo russo nelle sue attività di interferenza delle elezioni». Nella missiva di quattro pagine, firmata dal ministro della Giustizia, si spiega che l’inchiesta di Mueller è stata articolata in due tronconi, il primo riguarda, appunto, le interferenze russe in Usa 2016, il secondo esamina invece ipotesi di reato legate all’ostruzione alla Giustizia, fattispecie quest’ultima per cui Trump non è stato ancora completamente esonerato. Per quanto riguarda la prima accusa, Mueller, con l’ausilio di 19 esperti legali, 40 agenti del Fbi e altri specialisti, ha appurato che ci sono stati due tentativi principali di interferire da parte dei russi. Il primo attuato dall’organizzazione vicina al Cremlino chiamata Internet Research Agency (Ira) «con l’obiettivo di creare disinformazione e utilizzare i social media per creare scontro sociale tra i cittadini americani ed eventualmente veicolare nelle elezioni». Il secondo riguardava «il governo russo e il suo tentativo di condurre operazioni di pirateria informatica con l’obiettivo di raccogliere e rendere pubbliche informazioni al fine di influenzare l’esito del voto». «In nessuno di questi due casi c’è stata complicità o anche solo coordinamento con il governo russo da parte della campagna di Trump o di chiunque fosse legato ad essa». E ciò nonostante «i molteplici tentativi di personaggi vicini a Mosca di dare assistenza e aiuto alla campagna di Trump». Per quanto riguarda l’altra ipotesi di reato, invece, Mueller non è riuscito ad appurare se i comportamenti di Trump possano rientrare o meno nella categoria di ostruzione alla giustizia. Il procuratore, pertanto, afferma che «sebbene questo report concluda che il presidente non ha commesso un crimine in termini di ostruzione alla giustizia, non lo esonera».

Mueller, insomma, lascia a Barr «la facoltà di determinare se la condotta descritta nel rapporto costituisca un crimine o meno». Questi gli elementi portanti della missiva indirizzata ai presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato e ai loro vice messa a punto dal ministro Barr, e dal vice ministro Rod Rosenstein. Sebbene i democratici ora chiedano la pubblicazione dell’intero rapporto, il fatto che Barr debba procedere a un riesame per capire se ci sono ipotesi di reato di ostruzione alla Giustizia - è spiegato dallo stesso ministro nella lettera - ne causerà comunque il posticipo.

La proroga
Il supplemento di indagine del ministro, tuttavia, fa storcere il naso a qualcuno, visto che Barr ha spesso usato parole di sostegno al presidente. «Era la mia prima scelta fin dall’inizio», ha detto di lui Trump annunciando la nomina considerata dai più cruciale per l’amministrazione. «Nessuna collusione, nessuna ostruzione, proscioglimento totale, “Keep America Great”», twitta l’inquilino della Casa Bianca a caldo, aggiungendo fugacemente davanti ai giornalisti come «sia stato vergognoso che un presidente e altre persone abbiano subito tutto questo».
C’è intanto chi si chiede se l’indagine di 22 mesi, costata 25 milioni di dollari, non sia a questo punto stata uno spreco di denaro pubblico. «Non lo è stata affatto - chiosano i simpatizzanti del presidente -. Servirà a far rieleggere Trump il prossimo anno».

 

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