Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/03/2019, a pag.8 con il titolo "Israele, Bucarest rompe il fronte Ue: L’ambasciata andrà a Gerusalemme' ", il commento di Giordano Stabile.
A destra: Benjamin Netanyahu con Viorica Dancila, Premier della Romania
La Romania annuncia lo spostamento dell'Ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. E' il primo Paese della Ue a farlo, ci auguriamo che venga presto imitata da altri. L'Italia, che si astiene dal difendere Israele delle accuse ignobili dell'Onu, tace. L'ambasciata rimane a Tel Aviv, la Farnesina con i 5Stelle al governo è già un miracolo che non abbia votato contro Israele.
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
La Romania segue Donald Trump e annuncia il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme. È la prima breccia nel fronte europeo, mentre a Washington è in arrivo Benjamin Netanyahu per assistere alla firma dell’atto che riconosce la sovranità israeliana sul Golan. A frenare i successi del premier è arrivata una nota di Bruxelles, che precisa come la Ue abbia «sempre sostenuto la soluzione di due Stati, con Gerusalemme capitale di Israele e Palestina: la nostra posizione non è cambiata». Finora tutti si erano adeguati ma ieri, a Washington alla riunione annuale dell’Aipac, la premier romena Viorica Dancila ha annunciato: «Sposteremo l’ambasciata a Gerusalemme, capitale di Israele». Bucarest aveva già espresso questa volontà. Gli equilibri interni, con il presidente Klaus Iohannis contrario, avevano rimandato la decisione. Ora è il primo Paese europeo a farlo, Netanyahu spera che apra la strada a Est, a cominciare dall’Ungheria. Resta l’opposizione di Bruxelles. Già a maggio, quando c’era stato il trasferimento di quella americana, l’Alto rappresentate Federica Mogherini aveva avvertito che non lo «considerava saggio» e che l’Ue non avrebbe seguito.
A livello mondiale soltanto il Guatemala ha compiuto il passo, mentre l’Honduras si è tirato indietro. Ora potrebbe arrivare il sì del Brasile del nuovo presidente Jair Bolsonaro. In ogni caso Netanyahu ha il carniere pieno per quanto riguarda i successi all’estero e il viaggio negli Stati Uniti assume toni trionfali, una spinta fortissima verso il voto del 9 aprile. Sulla scaletta dell’aereo, ha sintetizzato la sua politica personalistica: «Nessuno ha i rapporti con i leader mondiali che ho io: Putin, Modi, Bolsonaro, Abe, Xi… ma il più importante è quello con il presidente americano».
a destra la bandiera rumena
Oggi ci sarà uno show con Trump, con la firma dell’atto che riconosce il Golan come territorio israeliano, a 52 anni dalla vittoria nella Guerra dei Sei giorni. Il presidente Usa tira la volata all’alleato, ma incassa anche in casa. La mossa del Golan ha messo in difficoltà i leader democratici, alle prese con una base spostata più a sinistra, tanto che moltissimi candidati hanno disertato l’assemblea dell’Aipac, la più influente lobby pro-israeliana negli States. L’amicizia di ferro con lo Stato ebraico significa cementare una grossa fetta dell’elettorato, specie evangelico, in vista delle presidenziali del 2020. Allo stesso modo gli avversari di Netanyahu hanno poco da obiettare. Lo sfidante Benny Gantz non è riuscito a presentare una proposta alternativa sulla questione palestinese. Un sondaggio ha mostrato ieri che il 42% degli israeliani vuole l’annessione della Cisgiordania, Netanyahu sembra condurre il gioco. Soltanto un colpo di scena negli scandali potrebbe metterlo in difficoltà. Il partito Kahol Lavan, Blu e Bianco, nato dall’alleanza fra Gantz e Yair Lapid, punta sulla riapertura del dossier sull’acquisto di sottomarini dalla Germania e ha pubblicato un pamphlet dove ipotizza addirittura «l’alto tradimento» del premier. Ma mancano pochi giorni e una svolta nella indagini appare improbabile.
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