Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 24/03/2019, a pag.28 con il titolo "Preghiera ebraica, un mondo da capire" la recensione di Giulio Busi al libro "Schiudi le mie labbra. Le vie della preghiera biblica ebraica" di Haim Cipriani, Giuntina ed.
Giulio Busi
Haim Cipriani
Il Salmo 51(50 nei LXX) fa della lode edella preghiera undonodivino: «Schiudi le mie labbra, affinché la mia bocca annunzi la tua lode». Se non è il Signore ad aprirci le labbra, queste rischiano di rimanere sigillate, incapaci di proferire un'espressione sincera, autentica. Persino le chiavi della parola ci vengono affidate solo temporaneamente. Non le possediamo da sempre, e non le avremo in eterno. Ed è per questo che dobbiamo farne buon uso. Abbiamo il dovere di cercare, capire, agire. E, nell'ebraismo, anche quello di pregare. Questo libro, profondo e utile, di Haim Fabrizio Cipriani, esplora il mondo della preghiera ebraica. Lo fa con molta competenza, giacché Cipriani conosce approfonditamente la tradizione rabbinica. E con almeno altrettanta partecipazione, che viene all'autore dall'impegno come rabbi in diverse comunità ebraiche, in Italia e in Francia. ll lettore che abbia poca familiarità con l'orizzonte giudaico troverà forse, di primo acchito, qualche difficoltà. Le traduzioni dal testo della Bibbia ebraica, frequenti e puntuali, sono tutte assai letterali, e cercano di preservare le peculiarità espressive dell'originale. Allo stesso modo, i rinvii ai maestri della filosofia, dell'esegesi e della mistica sono molti e densi. Sono però difficoltà benefiche. Costringono a uscire dai propri limiti culturali e dalle abitudini inveterate, per addentrarsi in usaze antiche e sapienti. Se si volesse riassumere, in una sola frase, il senso della ricerca di Cipriani, si potrebbe forse definire la preghiera come uno slancio verso l'unità. L'unicità del Dio d'Israele, affermata dal fondamentale Shema, che nel primo versetto ripete Deueronomio 6. y, e recita: «Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. il Signore è uno». Ma anche l'unirsi di chi prega all'insieme della collettività e al più generale fluire del reale. La preghiera può essere un ritorno, l'anelito a un'armonia perduta o comunque da riscoprire, giorno per giorno. Cipriani ricorda l'uso, menzionato già nel Talmud babilonese (Berakot 13b), di coprirsi gli occhi durante la menzione dell'unità, nello Shema. Certo, è un modo per meglio concentrare l'attenzione, senza distrazioni esterne. Ma è anche un gesto che serve «a proteggersi dalla visione di un mondo apparentemente lacerato e basato sull'opposizione, che potrebbe portare alla negazione dell'unità edella coerenza che lo attraversa... "dai cieli più elevati alle viscere della terra"». È questa una lettura mistica, come avviene del resto spesso libro. Un misticismo non di maniera o str unentale. Piuttosto, i richiami agli insegnamenti hasidici, anche a quelli ricevuti personalmente dall'autore, servono a dare ulteriore spessore al serrato confronto con gli insegnamenti del passato. «Schiudi le mie labbra». Solo allora, parlandoti e cercandoti, potrò forse trovare me stesso.
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