Golan: ritratto di Donald Trump, un presidente coraggioso 23/03/2019
Golan: ritratto di Donald Trump, un presidente coraggioso Commento di Antonio Donno
Il riconoscimento da parte di Trump dell’intero Golan come parte integrante dello Stato di Israele è un atto politico di enorme significato. Nessun presidente americano, dopo la guerra del 1967, aveva fatto un passo così importante. Questo passo si aggiunge a tutte le altre iniziative prese in precedenza da Trump, cosicché oggi il presidente americano può essere considerato, dopo Truman, il capo di Stato americano che più di tutti gli altri ha compiuto atti decisivi per rinsaldare l’alleanza tra i due paesi e, soprattutto, per consentire allo Stato ebraico di usufruire di un’ulteriore strategia di difesa in una porzione di territorio di importanza cruciale. Se pure Jimmy Carter ha avuto il merito di porsi come mediatore di una soluzione del conflitto arabo-israeliano, si deve anche riconoscere che la sua azione era volta a sistemare definitivamente anche la questione palestinese. Cosa che non gli riuscì, a causa dell’ennesimo rifiuto di Arafat; per la qual cosa, la pace tra Egitto e Israele finì per essere una soluzione che Sadat e Begin vollero a tutti i costi in modo bilaterale, ponendo il presidente americano nella condizione di dover accettare un esito secondo lui monco. Così, quella pace eliminò il più acerrimo nemico di Israele. Negli anni successivi, gli atteggiamenti anti-israeliani di Carter hanno testimoniato della sua ostilità nei confronti della politica di Israele. Per questo motivo, le iniziative unilaterali di Trump a favore di Israele, culminate provvisoriamente nel riconoscimento della sovranità di Israele sul Golan, pongono il presidente americano nel novero dei più grandi sostenitori delle ragioni di Israele. Certo, l’annunciato ritiro dei soldati americani dal Medio Oriente non va nella direzione di una coerente politica verso la regione. Tuttavia, il lungo viaggio del Segretario di Stato, Mike Pompeo, è un segnale importante dell’interesse americano nei confronti dei paesi arabi minacciati dall’espansionismo iraniano. L’attenzione di Trump verso la regione è inequivocabile. Sembra quasi che l’annunciato ritiro dei soldati americani sia un’iniziativa isolata nel contesto di una ben più vasta politica mediorientale del presidente americano. Occorrerà vedere se il ritiro andrà effettivamente in porto. Ma l’ennesimo atto in favore di Israele ha un significato non di poco conto nei confronti della Russia di Putin e della sua politica mediorientale. Il riconoscimento della piena sovranità di Israele sul Golan è uno schiaffo alla politica putiniana in Siria e un avvertimento all’Iran. Trump ha tolto di mano a Putin quella sorta di priorità strategica sul Golan che il russo deteneva e che inchiodava Netanyahu ad una continua richiesta a Putin di impedire agli hezbollah filo-iraniani di avvicinarsi pericolosamente ai confini di Israele. Comunque, non si può negare che, nonostante l’iniziativa di Trump, il Golan resta un punto di cruciale importanza per la difesa di Israele. La sovranità completa sul Golan da parte di Israele ha un significato simbolico che non può essere sottovalutato, e nella storia delle relazioni internazionali è noto che gli atti simbolici hanno avuto spesso un ruolo importante. Il 29 novembre 1948, ad un anno preciso dalla spartizione della Palestina decretata dalle Nazioni Unite, Truman scrisse a Weizmann una lettera profondamente commossa, che rappresenta nella storia del popolo ebraico un atto simbolico incancellabile: “Ciò che voi avete ricevuto dal mondo è assai meno di quanto vi spettasse, ma voi avete tratto più del possibile da quello che avete ricevuto, e io vi ammiro ancor di più per questo”. E il riconoscimento de facto dell’indipendenza di Israele, disposta senza esitazioni da Truman, fu così commentata da Golda Meir nelle sue memorie: “[…] Era come un miracolo che accadeva nell’ora della nostra massima vulnerabilità, alla vigilia dell’invasione […]”. Il presidente Truman deve essere considerato uno dei fondatori dello Stato di Israele accanto ai grandi esponenti del sionismo. E al presidente Trump deve essere riconosciuto il merito di essersi posto dalla parte di Israele senza ambiguità.