Iran: il fanatismo criminale degli ayatollah allo scoperto Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 22 marzo 2019 Pagina: 18 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Kamenei, inno al nazionalismo nel giorno del 'Nowroz'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/03/2019, a pag.18 con il titolo "Kamenei, inno al nazionalismo nel giorno del 'Nowroz' ", il commento di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Ali Khamenei punta sul nazionalismo iraniano, persino nella sua forma pre-islamica dei riti millenari del Nowroz, per ricompattare la popolazione stremata dalla crisi economica. Il capodanno iraniano è una festa che affonda le sue radici nello zoroastrismo, la religione più diffusa prima della conversione all’islam, ma per la Guida suprema della Repubblica islamica è un simbolo della cultura e dell’identità di un popolo «che non può essere piegato». E’ un momento critico per Teheran. Le sanzioni americane, le più dure nel braccio di ferro quarantennale fra gli ayatollah e Washington, hanno di nuovo spinto in alto l’inflazione, reso difficile l’import di beni di consumo, tanto che i bazar «sono diventati silenziosi» e la Banca centrale ha proposto di togliere 4 zeri alle banconote per evitare «l’effetto Weimar».
L'ayatollah Khamenei
L’orgoglio nazionale Questo spiega perché nel suo discorso di auguri per il capodanno Khamenei ha sottolineato in modo inusuale la tradizione del Newroz. «Ha radici millenarie in Iran – ha ricordato -, una nazione che ha superato grandi sfide per la forza della cultura e la resistenza del suo popolo». Un riferimento non scontato, perché negli anni passati spesso la festa, con le danze, i canti, i falò, gli spettacoli di marionette erano anche un’ occasione per spezzare la rigida disciplina islamica e contestare il regime. Ma a Khamenei interessava il richiamo all’orgoglio nazionale, che va oltre l’appartenenza religiosa o etnica. La battaglia in questo momento è economica. La Guida Suprema ha incitato ad «aumentare la produzione nazionale» per ridurre le importazioni. «L’economia – ha ribadito – deve concentrarsi sulla produzione domestica. Non possiamo dipendere dal mondo esterno, dobbiamo combattere i corrotti, mettere fine alla dipendenza dal petrolio». Ma le esportazioni di petrolio, che viaggiavano verso i 3 milioni di barili prima che Trump si ritirasse dall’accordo sul nucleare, ora sono crollate a un milione di barili. Ad aiutare gli ayatollah è però anche la quarantennale esperienza di trucchi per aggirare l’embargo. Siti specializzati nel monitoraggio del traffico marittimo hanno stimato che le esportazioni sono almeno il doppio dei dati ufficiali, grazie a «petroliere fantasma», non registrate, spesso con i transpoder spenti. Tanto che il premier israeliano ha minacciato di “usare la Marina” per intercettarle e bloccarle.
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