Giulio Meotti
Persecuzione di cristiani in Nigeria
Roma. “300 cristiani sono stati uccisi in Nigeria da febbraio”, denunciava due giorni fa il Barnabas Fund nel rendere nota l’ampiezza dei massacri nel grande paese africano da parte dei pastori musulmani Fulani. Il vescovo William Avenya di Gboko ha detto ad Aiuto alla chiesa che soffre che il mondo non può aspettare un genocidio completo prima di decidere di intervenire. “Per favore, non commettete lo stesso errore commesso con il genocidio in Ruanda”, ha affermato il vescovo, riferendosi al massacro dei tutsi del 1994 in Ruanda. Circa 11.500 cristiani uccisi, un milione e trecentomila sfollati, 13 mila chiese abbandonate o distrutte. Sono gli impressionanti numeri contenuti in una relazione presentata mesi fa all’Onu da Joseph Bagobiri, vescovo di Kafanchan, e che fanno riferimento al periodo 2006- 2014. Almeno 38 cristiani sono stati uccisi nell’area di Moro (Kaduna) lo scorso 26 febbraio. Alle sei di mattina, 400 pastori fulani hanno attaccato diversi villaggi dell’area. “Ero in chiesa insieme ad altri fedeli quando abbiamo sentito gli spari e siamo subito scappati”, ha detto una testimone al Morning Star News. “Sparavano a tutti quelli che incontravano, hanno bruciato case e chiese”, racconta un altro. Il 10 febbraio nel villaggio di Angwan Barde, i fulani hanno massacrato undici cristiani. “Gridavano ‘Allahu Akbar’, hanno ucciso mio padre, mia madre, due fratelli e mia cognata”, ha detto Daniel Audu, leader del villaggio. “Hanno ucciso dieci membri della comunità, compresa una donna incinta in stato avanzato”. Carneficine che si consumano senza alcuna grancassa mediatica. In occidente ci mobilitiamo notte e giorno per gli immigrati in mare. Ma ce ne freghiamo dei cristiani uccisi a terra. Figli di un Dio minore che non trovano posto in alcun album di famiglia.
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