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La Stampa Rassegna Stampa
21.03.2019 Lo spot elettorale di Ayelet Shaked non è un inno al fascismo: scriverlo significa disinformare i lettori
Lo fa invece Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 21 marzo 2019
Pagina: 18
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «'Profumo di fascismo': bufera sullo spot elettorale»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/03/2019, a pag.18 con il titolo " 'Profumo di fascismo': bufera sullo spot elettorale", il commento di Giordano Stabile.

Anche Giordano Stabile scivola su una notizia che riguarda la campagna elettorale in Israele: lo spot in cui compare Ayelet Shaked, Ministra della Giustizia uscente e nuovamente candidata alla Knesset con il partito "Nuova destra", con una boccetta di profumo con la scritta "fascismo". Fare di una pubblicità elettorale un inno al fascismo è un errore che si traduce, per i lettori, in un articolo di disinformazione.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

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Ayelet Shaked in un'immagine dello spot elettorale

Una essenza chiamata «Fascismo» che però profuma di democrazia. La trovata della ministra della Giustizia israeliana Ayelet Shaked doveva scuotere la campagna elettorale e rilanciare le quotazioni del suo partito, che stenta a decollare nei sondaggi. Ma ha ottenuto l’effetto opposto. Polemiche e anche sarcasmo nei confronti di un video che ha finito per ridicolizzare la stessa protagonista. Nello spot pubblicato su Internet Shaked appare vestita e truccata come una top model, in un ambiente lussuoso, mentre presenta la nuova fragranza e una voce femminile in sottofondo sussurra le frasi «riforma della Giustizia», «separazione dei poteri» e «limiti alla Corte suprema». Poi l’esponente di punta del partito HaYamin HeHadash, guidato da Naftali Bennett, conclude con la battuta: «Tutto questo mi sembra profumo di democrazia».

«Uno scherzo contro le critiche»
L’obiettivo era sfatare le critiche che la dipingono come una politica autoritaria, con poco rispetto per i diritti civili, «fascista» appunto, e mostrare invece come le riforme da lei promosse hanno reso in realtà Israele una nazione più liberale e avanzata. Ma i risultati sono controversi. Shaked si è difesa, ha precisato che si tratta di uno «scherzo», un «paradosso» per respingere le critiche della sinistra. Una tesi poco convincente. Shaked ha sempre sostenuto posizioni intransigenti in politica interna e nei confronti dei palestinesi, e ha parlato di annettere la Cisgiordania e per questo è finita nel mirino dei movimenti progressisti, ma lo spot non l’ha aiutata.

I più critici sono stati gli esponenti del nuovo partito di centro Kahol Lavan (Blu e Bianco), nato fra dall’alleanza fra l’ex generale Benny Gantz e l’ex star della televisione Yair Lapid. Per la candidata Pnina Tamano-Shata lo spot «aiuta lo sciovinismo maschile e quelli che vedono le donne come oggetti di bellezza e nient’altro». Shaked ha replicato che c’è un eccesso «di correttezza politica nel dibattito: la gente dovrebbe prendersi meno sul serio». Ma certo usare la parola fascismo in Israele, patria degli ebrei perseguitati e massacrati dalle ideologie razziste e ultra-nazionaliste, non è stata una idea felice. Sui social media si è aperta una discussione accesa, e non a suo favore, anche perché la Rete è la grande protagonista di questa fase della campagna elettorale per il voto del 9 aprile. Fino a due settimane prima delle elezioni sono proibiti gli spot in televisione, molto costosi, e gli spot elettorali vengono trasmessi principalmente sul web.

 

 

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