Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/03/2019 a pag.1/29, con il titolo "Il debutto di una nuova minaccia" l'editoriale di Maurizio Molinari.
A destra: l'ideologia islamista dietro i cosiddetti "lupi solitari" (che non sono affatto solitari)
Scrive Maurizio Molinari del lucido editoriale di oggi: "Il fatto che Ousseynou abbia fatto legare ad un insegnante dei bambini minacciandoli con liquido infiammabile lascia intendere quanto tempo ha dedicato ai dettagli". Questo dimostra che gli attentati terroristici islamici non sono opera dei cosiddetti "lupi solitari" (che non sono affatto solitari, ma dispongono al contrario di una rete di sostegno senza la quale non sarebbero in condizione di compiere gli attentati), e allo stesso tempo che non si tratta di "matti" o "psicopatici" - come li descrivono molti media in nome del politicamente corretto - ma di persone che organizzano meticolosamente i crimini che compiono.
Ecco l'editoriale:
Maurizio Molinari
Il sequestro dell’autobus con i 51 bambini della scuola di Crema è un campanello d’allarme per l’Italia per le caratteristiche che somma: ha le modalità dell’atto terroristico, è stato compiuto da un immigrato naturalizzato che si proponeva di vendicarsi contro una specifica politica del nostro governo, sui migranti.
Le modalità adoperate dal senegalese Ousseynou Sy nascono dall’emulazione di tecniche jihadiste: mettere dentro una vettura liquido infiammabile per lanciarla contro un edificio - l’obiettivo era l’aeroporto di Linate - al fine di innescare effetti devastanti è un metodo più volte usato - con e senza esplosivi - da gruppi islamici in Iraq, Afghanistan e Somalia così come il sequestro di bus civili è stato più volte firmato da terroristi palestinesi per ferire Israele. Non è un’operazione semplice perché richiede una certa pianificazione nella scelta dei tempi e dell’obiettivo finale da colpire senza contare che bisogna anche saper scegliere le vittime perché più i civili sono inermi - come nel caso dei bambini - più sono facili da soggiogare. Il fatto che Ousseynou abbia fatto legare ad un insegnante dei bambini minacciandoli con liquido infiammabile lascia intendere quanto tempo ha dedicato ai dettagli.
A ciò bisogna aggiungere che il terrorista senegalese è un immigrato naturalizzato ovvero appartiene ad una tipologia di individui che in Europa, negli ultimi anni, sono stati a volte protagonisti di attentati oppure sono divenuti «foreign fighter» scegliendo di andare a combattere da volontari nelle fila dello Stato Islamico. Hanno passaporti europei ma, per le ragioni più diverse, odiano la patria acquisita e si affidano alla violenza più estrema.
Se queste caratteristiche fanno rientrare Ousseynou Sy nella casistica delle modalità operative del terrorismo che sta insanguinando l’Europa dall’inizio di questo secolo, la terza invece è un’assoluta novità. Si tratta del movente perché, secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, il killer «non è mosso da motivi religiosi» ma voleva «vendicare i morti in mare» e «in Africa» causati dalle «politiche di Salvini e Di Maio» sull’immigrazione. Ovvero, la scelta del terrore è un’arma per «punire» il governo a causa di politiche percepite come «omicide» contro individui simili. Ousseynou Sy è un cittadino italiano, è protetto dalla Costituzione e può esercitare liberamente i suoi diritti ma per protestare contro «le politiche Salvini-Di Maio» non sceglie il voto o il sostegno ad un partito, non organizza un’assemblea, una protesta e non scrive un testo diretto al pubblico bensì progetta una strage. Facendo capire che voleva portare la morte al prossimo per modificare una politica da lui avversata. E’ questo il precedente più allarmante - non solo per l’Italia ma per l’Europa - perché pone il rischio di individui violenti che si auto-attivano ricorrendo ai metodi del terrorismo per tentare di fermare specifiche politiche di singoli governi. Come anche presenta il rischio che la questione migratoria diventi motivo di violenza da parte degli elementi più estremi, emarginati, criminali o ribelli fra gli immigrati.
Da qui la necessità di una duplice risposta. Anzitutto sul fronte della sicurezza perché i responsabili della prevenzione nel nostro Paese sono ora chiamati a prendere in esame nuove tipologie di minacce ed attentatori, assai differenti dalle categorie note dei jihadisti o dei suprematisti bianchi. Ma anche sul fronte della politica perché la tolleranza-zero nei confronti del terrorismo per essere efficace deve essere accompagnata da azioni programmatiche tese a ostacolarne la genesi e, nel caso dell’immigrazione, ciò significa darsi modelli di integrazione talmente efficienti da rafforzare, e non indebolire, la sicurezza collettiva. Davanti a quanto avvenuto ieri - un’intera scolaresca ha rischiato di perire incenerita per mano di un terrorista fai-da-te - l’errore più grave sarebbe ignorare che una linea rossa è stata superata. Obbligandoci a considerare la gestione dei migranti come un tema di sicurezza nazionale che non può essere lasciato in balìa di aspri scontri fra ong e leader politici, accomunati solo dall’intento di rafforzarsi a dispetto del rivale. Ora sappiamo che il tema dei migranti può attivare terroristi autodidatti e deve dunque essere affrontato tenendo bene in mente che è diventato un tassello del mosaico della nostra sicurezza nazionale.
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