Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/03/2019, a pag.13 con il titolo "Usa, Russia e il destino di Maduro. A Roma si tenta la mediazione" la cronaca di Francesca Sforza.
Il governo italiano, e in particolare il Movimento 5 stelle, tenta la "mediazione" per mantenere il dittatore Maduro despota del Venezuela. Una vergogna per il nostro Paese, che diventa così, insieme ai regimi autocratici filo-russi, un sostenitore di una dittatura criminale. Quella che serve non è una "mediazione", ma il rovesciamento di Maduro, che deve essere sostituito dal liberale Juan Guaidó.
Ecco l'articolo:
Francesca Sforza
Juan Guaidó
La partita tra russi e americani sul Venezuela si gioca in questi giorni a Roma, che diventa così il crocevia di una mediazione tanto delicata quanto strategica negli equilibri globali. L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Venezuela Elliott Abrams incontrerà questa mattina alla Farnesina il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, che alla vigilia dell’incontro ha dichiarato: «Le nostre posizioni sulla crisi in corso sono diametralmente opposte, ma non c’è ragione per non parlare l’uno con l’altro». Qualche giorno fa, del resto, nell’annunciare il ritiro di tutto il personale diplomatico Usa ancora presente a Caracas, il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva detto: «Fondamentale discutere con i russi del grave deterioramento della situazione». Entrambi, Abrams e Ryabkov, incontreranno inoltre il consigliere diplomatico del primo ministro, Piero Benassi.
Pro e contro il dittatore Maduro
La scelta di vedersi a Roma ha innanzitutto a che fare con la posizione tenuta dal governo italiano di fronte alla crisi venezuelana: il fatto che per un verso abbiamo aderito alla linea Ue e per l’altro non abbiamo comunque riconosciuto l’autoproclamazione alla presidenza di Juan Guaidó, ha reso infatti la capitale un interlocutore «terzo» come non ce ne sono altri in Europa. Un secondo elemento è il grande numero di italiani presenti in territorio venezuelano, una comunità di circa 500 mila persone (la più grande di Caracas), che fa di Roma uno degli attori più interessati a evitare collassi geopolitici, come dimostra tra l’altro l’incrementarsi degli sforzi da parte delle autorità italiane per soccorrere i nostri connazionali in Venezuela con importanti scorte di medicinali.
Russi e americani non sottovalutano infine la contiguità con il Vaticano, la cui diplomazia sta lavorando già da tempo per una soluzione della crisi venezuelana (e ha al suo attivo, nel subcontinente, un importante ruolo di mediazione nella crisi cubana). Dal segretario di Stato Vaticano Parolin, che è stato nunzio apostolico a Caracas prima di essere chiamato a Roma da Papa Francesco, fino a monsignor Edgar Peña Parra, arcivescovo cattolico venezuelano oggi sostituto per gli Affari generali alla segreteria di Stato della Santa Sede, l’attenzione per quanto sta accadendo in queste ore a Roma è molto alta, ed è già trapelata da ambienti vaticani la disponibilità della Santa Sede a fare un gesto, qualora questo sia ritenuto utile alla causa della stabilità venezuelana.
La diplomazia russa intende ribadire, nel corso dei colloqui, l’inammissibilità di azioni militari e di altre forme di pressione da parte degli Usa nei confronti delle autorità legittime, e sollevare il problema di ingerenze e pressioni ricevute da compagnie russe attive a Caracas (il volume d’affari delle aziende energetiche russe in Venezuela si aggira tra i 3 e i 4 miliardi di dollari). L’impressione è che gli americani siano a Roma non soltanto per ribadire la posizione di fermezza rispetto alle sanzioni (intese comunque come misura temporanea), ma anche per aprirsi a un dialogo con la parte russa che potrebbe innescare un circolo virtuoso nella complicata spirale venezuelana. Anche grazie ala mediazione italiana.
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