Sinistro vaudeville (operetta) a Gaza
Commento di Michelle Mazel
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rivolta nelle strade di Gaza
I fatti: la sera di giovedì scorso, 14 marzo, sono stati lanciati due razzi Fajr da Gaza su Tel Aviv. Questi piccoli gioielli di fabbricazione iraniana pesano poco meno di una tonnellata, ed hanno un carico utile di poco meno di duecento chili. Un razzo esplode in aria e l'altro cade in mezzo a un campo. Nessun ferito, nessun danno ma una grande paura per gli abitanti di Tel Aviv, sgomenti tra sorpresa e incredulità. Nel frattempo, a Gaza City, dove quello stesso giorno si era svolta una manifestazione popolare su vasta scala contro Hamas, repressa a colpi di gas lacrimogeni e di pallottole vere, la tensione non si era ancora placata. Di certo non era stata la prima dimostrazione, ma questa volta le persone sono visibilmente allo stremo e non esitano a scendere in strada e a scontrarsi con le forze di sicurezze. Una situazione imbarazzante per il capo dell'organizzazione terroristica, Yahya Sinwar, che sta cercando, con l’intermediazione di una delegazione militare egiziana, una via d'uscita dalla crisi con Israele. Un anno dopo l’inizio della Grande Marcia del Ritorno, dopo le dimostrazioni alla frontiera, gli aquiloni e poi i palloncini esplosivi, gli attacchi contro la barriera di recinzione che separa la Striscia di Gaza dallo Stato di Israele all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, Hamas non ha riportato la minima vittoria. I gazawi morti e feriti non mietono più alcun consenso, e non meritano più neppure un trafiletto sui media occidentali. Peggio ancora, con l'avvicinarsi delle elezioni in Israele, l'IDF ha già ricevuto l’ordine di contrattaccare dopo ogni pallone incendiario, dopo qualsiasi tentativo di attraversare la barriera.
Per quanto riguarda l'Autorità palestinese, ha smesso di pagare i suoi funzionari a Gaza e di versare le somme riscosse e dovute a Hamas a fronte dei diritti doganali. Senza il sostegno economico del Qatar, non ci sarebbe nemmeno più elettricità. Se quella sera gli egiziani erano a Gaza, non è per simpatia verso una parte o l'altra, ma perché vogliono la pace ai loro confini. Quindi sono pronti a fare da intermediari, a trasmettere le proposte e le reazioni reciproche. Mentre la discussione è in pieno svolgimento, suona il telefono del capo della delegazione egiziana. All’altro capo della linea, il suo interlocutore al Cairo urla e vuole sapere perché Hamas lancia missili su Tel Aviv. Sinwar sembra sorpreso, nega. Qualcuno accende la televisione. Le immagini sono lì, inconfutabili. C'è un attimo di esitazione. Sinwar finge di non saperne nulla, giura che andrà fino in fondo, esorta immediatamente gli egiziani, che sono furibondi, a chiamare il loro corrispondente in Israele per dichiarare che Hamas non è responsabile. È necessario a tutti i costi evitare l’escalation. In Israele i toni politici del centro e della destra stanno già montando con dichiarazioni bellicose. Comunque, il messaggio è passato e le rappresaglie israeliane - innescate con un certo ritardo per consentire alla delegazione egiziana di attraversare il confine verso Israele - rimangono limitate. Nel frattempo, le organizzazioni jihadiste a Gaza stanno dichiarando, una dopo l'altra, di non aver nessuna responsabilità del lancio di razzi. Solo dopo lunghe ore Hamas ammette che è stato lui - o uno dei suoi militanti - a premere il pulsante per "errore" , non una, ma due volte, e che, per puro caso, i razzi erano stati programmati per colpire Tel Aviv. Il colpevole, si dice, sarà severamente punito. Come misura precauzionale e per non aggravare le cose, Hamas dichiara che per la prima volta in quasi un anno, venerdì prossimo non ci saranno proteste al confine, nessun pallone incendiario e nessuna provocazione. La calma del venerdì nella Striscia di Gaza è stata quindi disturbata solo da un'altra manifestazione popolare. Non contro Israele, ma contro Hamas.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”