Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/03/2019, la cronaca di Paolo Levidal titolo "Gilet gialli, governo sotto accusa"; dal CORRIERE della SERA con il titolo 'Io ci andrò, anche se ricorda un'operazione alla Castro', l'intervista di Stefano Montefiori a Pascal Bruckner.
Ecco il link al nostro commento di ieri: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=74017
Ecco gli articoli:
I gilt gialli devastano Parigi
La Stampa-Paolo Levi: "Gilet gialli, governo sotto accusa"
Paolo Levi
«Ora basta»: all’indomani delle devastazioni senza precedenti sugli Champs-Elysées, la Francia conta i danni e si moltiplicano le accuse di «lassismo» contro Emmanuel Macron e il governo che riconosce delle falle nella tutela dell’ordine pubblico durante la diciottesima mobilitazione dei gilet gialli. Il Presidente, tornato precipitosamente dal contestato week-end sulla neve dei Pirenei, promette «decisioni forti», ma la ricerca della giusta formula per porre fine alle violenze si rivela un rompicapo per l’esecutivo.
Vietare le manifestazioni appare difficile, più probabili misure aggiuntive alla già annunciata legge «anti-casseurs», un dispositivo simile al «daspo» per fermare i tifosi violenti negli stadi. Nella domenica dei veleni la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, pretende «spiegazioni». «Dobbiamo uscire da questo incubo», ha deplorato, aggiungendo che a suo avviso gli agenti erano in grado di bloccare la carica dei 1.500 facinorosi sui Campi-Elisi. «Perché le forze dell’ordine non sono intervenute? Quali ordini avevano avuto?», si è chiesto da parte sua Xavier Bertrand, un punto di riferimento della destra repubblicana.
Il «lassismo» è l’accusa più ricorrente contro il governo, ma si distingue il deputato neogollista Eric Ciotti, secondo cui proprio questa «violenza fa il gioco dell’esecutivo». E Marine Le Pen aggiunge che effettivamente «ci si può porre la domanda». Al termine della riunione d’urgenza convocata ieri dal premier Edouard Philippe l’esecutivo ha riconosciuto dei «disfunzionamenti» e aggiunto di voler «trarne tutte le conseguenze». Per il governo, però, non ci sono dubbi: il dispositivo messo in campo sabato a Parigi era «insufficiente» per contenere i casseurs. Intanto, dopo la battaglia, sale a oltre 200 il numero di fermi di cui 185 maggiorenni, molti dei quali processati per direttissima.Per tutta la notte e per buona parte della giornata centotrenta netturbini hanno lavorato senza sosta per ripulire e restituire a cittadini e turisti l’avenue simbolo della «grandeur» francese tra Place de la Concorde e l’Arco di Trionfo, resa irriconoscibile da 8 ore di devastazioni sistematiche, incendi e saccheggi.
Non solo contro le vetrine di grandi firme del lusso come Bulgari,Longchamp, Swarovski. Ma anche contro quattro edicole di giornali che certo non possono essere accusate di navigare nell’oro. «Sono disoccupato, ho perso tutto»: ha protestato Josè Russo, un giornalaio dei Campi-Elisi, aggirandosi fra le ceneri della sua edicola andata in fumo come i libri bruciati di Fahrenheit 451.«Come si fa a prendersela con altri lavoratori? mica sono multimiliardari», aggiunge affranto l’edicolante, citando, tra l’altro, i camerieri del Fouquet’s, che sono ora nei guai come lui dopo che il prestigioso ristorante è stato completamente saccheggiato e poi incendiato. Mentre sui social si moltiplicano le polemiche per le immagini di Macron in sci mentre Parigi bruciava, il governo è chiamato al più presto, probabilmente già oggi, ad annunciare adeguate contromisure in grado di fermare una volta per tutte i disordini.
Corriere della Sera-Stefano Montefiori: 'Io ci andrò, anche se ricorda un'operazione alla Castro'
Stefano Montefiori Pascal Bruckner
«Sono stato invitato e ho accettato. Sarà una cosa lunghissima, una spaventosa prova fisica più che intellettuale, durerà quattro o cinque ore, e credo che servirà a ben poco». Pascal Bruckner, romanziere e saggista, è un amico molto critico di Macron.
Cosa si aspetta da questo incontro? «Non granché. Ma ci vado perché è sempre bene parlare senza filtri ed esprimere quello che si pensa della situazione, specie dopo i moti di sabato sugli Champs Elysées. Anche se sarà un esercizio molto inquadrato, ognuno può parlare solo cinque minuti, cominceremo alle 18 e finiremo intorno a mezzanotte».
Cosa dirà a Macron? «Penso di toccare due punti: il mantenimento dell’ordine pubblico e la riforma dell’islam di Francia, annunciata molto tempo fa e della quale non si parla più».
Che cosa suggerirà sull’ordine pubblico? «La proibizione delle manifestazioni al sabato, il divieto di accesso dei gilet gialli nelle grandi città, la punizione dei leader, la dissoluzione dei gruppi anarco-fascisti organizzati che spaccano tutto. Su questi temi negli ultimi mesi io e Macron ci siamo parlati spesso».
Come mai Macron è stato preso di sorpresa, quattro mesi dopo l’inizio della rivolta? «Perché il potere è debole. I rivoltosi lo sanno e si sentono incoraggiati dall’inerzia dello Stato e del governo. I gilet gialli mostrano le condizioni della Francia, ovvero un Paese in uno stato di quasi guerra civile, diviso in tribù, nel quale l’unico cemento collettivo è l’odio di ciascuno contro tutti».
Eppure lei è considerato vicino al presidente. «È così, ho votato per lui e lo rifarò a queste europee. L’ho sostenuto nei momenti più difficili ma mi prendo la libertà di essere critico quando è il caso. Lo stimo da un punto di vista personale e posso parlargli apertamente, anche durante questo dibattito che mi sembra un’operazione cosmetica, una manovra di comunicazione, una versione amabile di Fidel Castro».
Per inviare la propria opinione, telefonare:
La Stampa: 011/ 65681
Corriere della Sera: 02/62821
oppure cliccare sulle e-mai sottostanti