Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/03/2019 a pag.17 con il titolo "Il rapporto Ue boccia Erdogan: 'Ignorati diritti fondamentali' " la cronaca di Marta Ottaviani.
Bene fa il Parlamento europeo a rifiutare l'adesione alla Ue della Turchia di Erdogan, un Paese ormai islamizzato e sulla strada di una dittatura sempre più oppressiva. Non dimentichiamo però i tentativi di far entrare la Turchia in Europa da parte di illustri leader del centro sinistra (Bonino, Boldrini, Mogherini ecc..), che adesso, per fortuna, tacciono.
Ecco l'articolo:
Marta Ottaviani
Strasburgo si prepara a bacchettare Ankara. Questa settimana, già oggi o domani, l’Europarlamento voterà una mozione per sospendere i negoziati di adesione con la Turchia. Gli eurodeputati voteranno la bozza del rapporto annuale, preparato da Kati Piri, membro della commissione Affari Esteri e che segue da vicino i progressi, in questo caso i regressi, della Mezzaluna. La mozione è già stata approvata con una maggioranza schiacciante dalla Commissione ed è certo che supererà senza problemi anche il test dell’Assemblea plenaria. Come tutte le votazioni di questo tipo, non ha valore vincolante per la Commissione europea. Ma lancia un messaggio politico molto chiaro, che per giunta arriva a poco più di due mesi dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo di maggio.
Il kebab di Erdogan
Sono anni che nei rapporti annuali sul Paese, la Turchia viene bocciata, soprattutto per quanto riguarda la situazione dei diritti umani. Ma, stavolta, il documento è ancora più severo. Gli osservatori europei ritengono che i diritti fondamentali e il rispetto della legge nel Paese siano sempre più ignorati. Nonostante la fine dello Stato di emergenza, implementato dopo il fallito golpe del luglio 2016 e terminato dopo ben due anni, alcuni organi continuano a operare indisturbati nella limitazione della libertà altrui, incuranti delle norme. Il report per la prima volta si sofferma anche sull’utilizzo della Diyanet, l’Autorità per gli Affari Religiosi, e dei servizi segreti per fare pressione ai sospetti appartenenti al network di Fethullah Gülen, sospettato di essere l’ideatore del fallito golpe, che vivono sul territorio europeo. Nel mirino anche le operazioni dell’intelligence turca per arrestare sospetti gulenisti in Paesi terzi.
Due giornalisti tedeschi rimpatriati
Ci sono poi le questioni aperte alle quali Ankara ha abituato la Ue ormai da anni. Il rispetto delle minoranze, gli arresti per presunte attività terroristiche che continuano ad andare avanti a quasi tre anni dal fallito golpe, gli oltre 300mila passaporti ritirati e che impediscono a nuclei familiari interi di espatriare. Il quadro potrebbe essere ancora più fosco. Un’inchiesta del quotidiano di opposizione Cumhuriyet ha rivelato che le persone coinvolte nelle indagini post golpe sono oltre 500 mila, spesso senza prove sufficienti. Le persone in carcere sono circa 50 mila, molte di queste ancora in attesa di processo. Ieri hanno lasciato la Turchia i due giornalisti tedeschi a cui non è stato rinnovato l’accredito. L’ambasciata turca a Berlino aveva chiesto alle testate per cui lavoravano i due reporter di cambiare il corrispondente. Dopo il loro rifiuto, è scattato il ritiro della tessera stampa.
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