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Il Manifesto Rassegna Stampa
07.03.2019 Israele verso le elezioni: Michele Giorgio teme Netanyahu
e descrive gli arabi palestinesi esclusivamente come 'vittime', neanche citato il terrorismo

Testata: Il Manifesto
Data: 07 marzo 2019
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «In testa 'Blu e bianco', ma per i palestinesi non cambierà»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 07/03/2019, a pag. 9, con il titolo "In testa 'Blu e bianco', ma per i palestinesi non cambierà", il commento di Michele Giorgio.

A destra, Dry Bones, di Yaakov Kirschen, sulle elezioni israeliane:
"Noi israeliani non votiamo per il partito che ci piace"
"No?"
"No, votiamo per un partito che può fermare il partito contro cui siamo"
"Le elezioni israeliane sono il momento dei rimborsi..."

Come al solito Michele Giorgio si scaglia contro il premier di Israele Benjamin Netanyahu per meglio colpire l'unica democrazia del Medio Oriente. Come se non fosse sufficiente, Giorgio demonizza l'intero Stato di Israele e sostiene che chiunque vinca le prossime elezioni perpetuerà "l'occupazione" contro gli arabi palestinesi, di cui scrive esclusivamente come vittime senza neanche citare il terrorismo. La sinistra estrema e ideologica del Manifesto è costantemente contro Israele e a favore delle peggiori dittature del mondo in nome del terzomondismo.

Ecco l'articolo:

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Michele Giorgio


Yair Lapid, Benny Gantz, Benjamin Netanyahu

Nei Territori occupati il dopo-Netanyahu non sarà tanto diverso dagli ultimi dieci anni. Non prevede novità di rilievo nel rapporto tra Israele e i palestinesi il manifesto politico diffuso ieri di «Blu e bianco», la lista elettorale centrista nata dall'alleanza tra i partiti Hason L'Yisrael dell'ex capo di stato maggiore Benny Gantz e Yesh Atid del giornalista Yair Lapid, data da tutti i sondaggi in netto vantaggio rispetto al Likud, il partito in grande affanno dopo l'annuncio che il premier e suo leader sarà incriminato per corruzione. Gantz e Lapid si dicono determinati ad agire per una separazione fra gli israeliani e i palestinesi e favorevoli a negoziati ma si astengono dall'indicare la creazione di uno Stato palestinese indipendente come l'obiettivo finale della trattativa. Insistono piuttosto sulla sicurezza di Israele, ad ogni costo. Parole che hanno gelato Ramallah, dove, non è un mistero, il presidente palestinese Abu Mazen e il suo entourage scommettono sulla sconfitta di Netanyahu, leader di governi ultranazionalisti e antipalestinesi. «Avvieremo una conferenza con gli Stati arabi desiderosi di stabilità regionale - si legge nella piattaforma elettorale - e intensificheremo il processo di separazione dai palestinesi riaffermando il nostro impegno irrinunciabile a difendere le necessità di sicurezza di Israele e la libertà di manovra delle nostre forze armate». «Blu e bianco» esclude categoricamente un disimpegno israeliano in Cisgiordania ossia un nuovo ritiro unilaterale di soldati e coloni, come quello ordinato nel 2005 a Gaza dall'ex premier Ariel Sharon. E precisa che «Ogni decisione diplomatica di portata storica necessiterà odi una maggioranza speciale alla Knesset oppure di un referendum». Per Gantz e Lapid la libertà e i diritti dei palestinesi sotto occupazione non sono legati al rispetto da parte di Israele delle risoluzioni internazionali bensì a decisioni che in ogni caso prenderanno solo gli occupanti. «Blu-bianco» assicura che allontanerà l'Iran dai confini israeliani e tornerà ad applicare una politica di «ambiguità militare». Non propone l'evacuazione delle colonie, al contrario parla di «rafforzamento delle zone omogenee di insediamento ebraico in Cisgiordania», della valle del Giordano come confine orientale di Israele e di Gerusalemme «capitale eterna» di Israele. È un programma di destra. La differenza rispetto alla politica svolta da Netanyahu sarà, se Gantz e Lapid vinceranno le elezioni e formeranno un governo, un atteggiamento più dialogante con Abu Mazen. Ieri la Commissione elettorale israeliana, di strettissima misura, 16 favorevoli e 15 contrari, ha approvato la partecipazione alle legislative del partito razzista «Otzma Yehudit», parte di una coalizione di estrema destra nata per l'intervento di Netanyahu.

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