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Il Foglio Rassegna Stampa
06.03.2019 Usa: antisemitismo nel partito democratico
Commento ambiguo di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 06 marzo 2019
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «Abbracci e imbarazzi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/03/2019, a pag.1-3 con il titolo "Abbracci e imbarazzi" il commento di Paola Peduzzi.

Paola Peduzzi riduce l'antisemitismo presente nel partito democratico americano a pochi nomi noti, e in questo modo non mostra la crescita di questo fenomeno in tutta la sua vastità. Per questo si tratta di un articolo  decisamente ambiguo. 

Ecco l'articolo:

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Paola Peduzzi

 

Milano. Insieme e sorridenti, attivissime, le dame democratiche del Congresso americano riempiono copertine e talkshow, hanno messo da parte le ritrosie iniziali, generazionali soprattutto, e si sono strette nella loro opposizione all’Amministrazione Trump. In questi ultimi giorni, ci sono state evoluzioni importanti al Parlamento, il vento è cambiato ripetono i deputati e i senatori democratici (soprattutto i primi che, dopo le elezioni di metà mandato nel novembre scorso hanno conquistato la maggioranza alla Camera). Sul muro che il presidente Donald Trump vuole con tutte le sue forze, i democratici hanno trovato persino il sostegno repubblicano: il Senato voterà contro lo stato di emergenza richiesto dalla Casa Bianca per smobilitare i fondi per costruire il muro al confine tra Stati Uniti e Messico. Alla Camera, la commissione Giustizia ha dato seguito alle informazioni raccolte con la testimonianza di Michael Cohen, ex avvocato di Trump: ha inviato 81 lettere a collaboratori del presidente, compresi i suoi figli e compreso “l’uomo dei soldi” della Trump Organization, Allen Weisselberg. Laddove l’inchiesta sulla Russia resta ancora misteriosa, il filone “follow the money” sta prendendo corpo: decisiva, la scorsa settimana, sono state le domande poste a Cohen da Alexandria Ocasio-Cortez.

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Alexandria Ocasio-Cortez

Poi però ci sono le crepe, che negli abbracci non si vedono, ma sono profonde, culturalmente e storicamente profonde. Ieri la leadership del Partito democratico alla Camera, cioè Nancy Pelosi, ha presentato per la votazione un documento di quattro pagine che condanna l’antisemi - tismo in tutte le sue forme. A costringere i democratici a questo chiarimento pubblico è stata Ilhan Omar, neoeletta deputata del Minnesota (il suo nome non compare esplicitamente nella risoluzione) con i suoi commenti della settimana scorsa e i suoi tweet al riguardo. La Omar, che sorride sulla copertina di Rolling Stone assieme alla Pelosi e alle altre, è già al suo secondo scontro sul tema: il mese scorso aveva detto che Israele ha “ipnotizzato il mondo”, creando molte reazioni e tanti imbarazzi, e poi si era scusata. Nei giorni scorsi, a un evento in un ristorante di Washington, ha parlato dei difensori di Israele e della “influenza politica in questo paese che sostiene che sia giusto insistere sulla fedeltà a un paese straniero”. La Omar ha poi ribadito su Twitter: “Ogni giorno mi dicono che sono anti americana se non sono pro Israele. Credo che questa questione sia problematica e non sono la sola. Ne ho appena parlato e sono finita sotto attacco”. Non sembra si voglia scusare, insomma, e così il gruppo democratico ha dovuto affrontare la questione, perché i repubblicani sono molto pressanti e chiedono che la Omar sia rimossa dalla commissione Affari esteri della Camera – anche Donald Trump ha sottolineato il fatto con un tweet – e perché la stessa leadership del Partito democratico è storicamente sostenitrice di Israele. La risoluzione sull’antisemitismo circola da lunedì, la gran parte dei democratici è restia a rilasciare commenti, dice di far riferimento al documento che esplicita e condanna “il mito della doppia fedeltà”, che è considerato uno degli argomenti più citati nei commenti antisemiti. Ma la crepa che si apre sulla questione ebraica – che è delicata e rilevantissima, soprattutto in questa stagione in cui l’antisemitismo è tornato molto potente: in America c’è stata la strage di ebrei più grave della storia moderna nella sinagoga di Pittsburgh, da parte di un estremista di destra – si allarga ogni volta che si trattano temi relativi alla politica estera. Sul Venezuela e sul sostegno americano all’opposizione a Maduro le contraddizioni interne ai democratici sono state molto visibili. Ed è su questo fronte, al di là degli abbracci e della forza, che l’ondata dei democratici radicali preoccupa di più.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure ciccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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