Riprendiamo dal Venerdì di REPUBBLICA di oggi, 01/03/2019, a pag. 86, con il titolo "Antisemitismo, breve storia di un'infamia troppo lunga", il commento di Massimo Raffaeli.
La copertina (Bompiani ed.)
Scrisse Jean-Paul Sartre in un saggio celeberrimo, Réflexions sur la question juive (1946), che se l'ebreo non fosse esistito l'antisemita lo avrebbe certamente inventato. Perché, appunto, non è mai esistita una "questione ebraica" che non procedesse in realtà da pregiudizi, falsificazioni e costrutti stereotipi prima dedotti dall'antigiudaismo religioso, teso già dal Medioevo a colpire l'ebreo per quello che crede - dunque per l'alterità della sua fede rispetto al cristianesimo - poi in età moderna a perseguitarlo per quello che è, adulterandone il decorso storico e culturale nei termini tanto di una degenerazione biologica quanto di una atavica, letale minaccia per l'ordine costituito. Come testimonia il più smaccato dei catechismi antisemiti, i Protocolli dei Savi di Sion, un falso costruito dalla polizia zarista all'inizio del Novecento che tuttora seduce quanti non sanno o non vogliono distingue re (la Carta fondamentale di Hamas, per esempio, è datata 1988) fra le nozioni di "ebraismo","sionismo", "Israele" e "governo di Israele".
Un'edizione dei "Protocolli dei Savi anziani di Sion"in edizione polacca
Utilissima è pertanto la Breve storia della questione antisemita in cui Roberto Finzi, dragando una bibliografia sterminata, sa restituirne la dinamica con l'equilibrio interpretativo e la chiarezza che sono propri, cosa rara in Italia, dell'alta divulgazione. Finzi procede per connessioni e passaggi di fase, dal caso Mortara, di cui si macchiò Pio IX, all'affaire Dreyfus, vero e proprio spartiacque secolare, dall'antisemitismo di sinistra camuffato da anticapitalismo, che qualcuno definì "il socialismo degli imbecilli", fino agli esiti estremi di quanto i nazisti, con immonda ipocrisia, vollero chiamare "soluzione finale della questione ebraica". Qui va detto che Finzi, con grande nettezza, decostruisce il luogo comune, autoassolutorio, secondo il quale le leggi razziali italiane del 1938 sarebbero state soltanto una improvvida concessione del fascismo all'alleato Adolf Hitler quando, viceversa, in esse coagulavano gli esiti di un costitutivo nazionalismo e di un più recente colonialismo. Andrebbe anche aggiunto che, stando a un attendibile sondaggio del 2010, circa il 45% degli intervistati italiani tradirebbe ancora pulsioni antisemite e anti-islamiche: non è purtroppo una notizia sorprendente perché è in linea con ciò che viene raccontato nel volume.
Per inviare al Venerdì di Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/ 49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante