Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/03/2019, a pag.19, con il titolo "Russiagate, Trump: da Cohen accuse false e senza prove" l'analisi di Alberto Flores d'Arcais.
Alberto Flores d'Arcais
Michael Cohen, Donald Trump
«È una cosa terribile che l’audizione falsa di Michael Cohen davanti al Congresso sia stata fissata in coincidenza con questo vertice così importante». Da Hanoi, dove il vertice con Kim si è concluso in modo fallimentare, Donald Trump risponde alle accuse lanciate dal suo ex avvocato con una dichiarazione a metà tra l’ironia e la rabbia. «Avrebbero potuto fissarla fra due giorni, oppure farla la prossima settimana», si è lamentato il presidente Usa durante la conferenza stampa conclusiva, per poi entrare nel merito della «false accuse» lanciate (sotto giuramento) dall’uomo che per dieci anni è stato il guardiano dei suoi segreti.
Se Cohen ha detto «di non avere prove dirette della collusione mia o della mia campagna con la Russia», ha rivendicato subito The Donald, almeno su un punto ha detto la verità. «Ha mentito parecchio, ma è molto interessante che non abbia mentito su questo punto, sulla bufala della Russia: mi chiedo come mai non lo abbia fatto». Il presidente non si è dilungato troppo sull’argomento (vista anche la situazione e il luogo), ma non ha nascosto di «avere cercato di seguire quanto più possibile» della lunga audizione di Cohen davanti alla commissione di controllo della Camera.
Le reazioni al Congresso
In America le reazioni del giorno dopo sono un «mix» di accuse e contro-accuse, che acuiscono ancora di più la spaccatura tra il campo democratico e quello repubblicano sia nei media che nei social network. In qualche commento (del campo liberal) aleggia di nuovo la parola «impeachment» (che resta però impossibile, considerati gli attuali rapporti di forza al Senato), mentre in campo conservatore continua il tentativo di distruggere ogni credibilità di un Cohen «già condannato per aver mentito al Congresso». Ancora una volta un grande risalto mediatico l’ottiene Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane deputata «socialista» beniamina delle tv, elogiata per aver posto domande a Cohen a differenza dei suoi omologhi repubblicani: «Come un bravo pubblico ministero, Ocasio-Cortez ha posto le basi fattuali per ulteriori indagini del comitato. Ha fatto una domanda alla volta, ha ascoltato attentamente ogni risposta. Così Cohen ha dato risposte specifiche sulle “pratiche losche” di Trump, creando una “road map” per il futuro», ha scritto il «New York Times». L’ex legale del presidente è tornato ieri al Congresso per una nuova audizione, ma questa volta rigidamente a porte chiuse. Per saperne qualcosa di più bisognerà aspettare le inevitabili «soffiate» ai giornali da parte di qualche deputato presente.
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