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Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.02.2019 La democrazia israeliana e le accuse contro Benjamin Netanyahu
Intervento di Alan Dershowitz

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 febbraio 2019
Pagina: 1
Autore: IC redazione
Titolo: «La democrazia israeliana e le accuse contro Benjamin Netanyahu»

La democrazia israeliana e le accuse contro Benjamin Netanyahu
Intervento di Alan Dershowitz

A destra: Alan Dershowitz

Nel clima elettorale israeliano interviene Alan Dershowitz, intellettuale e avvocato americano tra i più famosi. Democratico indipendente, è spesso polemico nei confronti delle posizioni sia della propria parte politica che quella degli ebrei americani che votano in stragrande maggioranza democratico, incuranti della politica ostile verso Israele del loro partito. Da analista della politica mediorientale, Dershowitz va contro corrente in totale libertà da qualsiasi ideologia, essendo la difesa della democrazia israeliana la sua linea-guida. Ha scritto su Haaretz, il giornale più anti-Netanyahu, una difesa del Premier sotto attacco dal giudice Mandelblit. Il Jerusalem Post ne ha ripreso gli argomenti più significativi, che IC pubblica in versione italiana in questa pagina.

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Benjamin Netanyahu

Alan Dershowitz, uno dei più importanti avvocati ebrei negli Stati Uniti e nel mondo, ha pubblicato una lettera aperta indirizzata al procuratore generale Avichai Mandelblit, nella quale ha difeso il primo ministro Benjamin Netanyahu dalle indagini in corso contro di lui. Mandelblit dovrebbe rendere pubblica la sua decisione sull'opportunità o meno di incriminare Netanyahu entro oggi, con probabili conseguenze sulle prossime elezioni del 9 aprile. Dershowitz, nella sua lettera pubblicata su Haaretz, nega le accuse di corruzione e frode contro Netanyahu e afferma che un'accusa contro il primo ministro minaccerebbe il processo democratico. "Abbattere un Premier, democraticamente eletto, sulla base di un'applicazione espansiva e senza precedenti di uno status criminale ampio mette in pericolo la democrazia", ha scritto Dershowitz. Il professore di Harvard ha approfondito i tre casi – rubricati come “ 1000, 2000 e 4000” che potrebbero portare a una incriminazione - respingendone la legittimità delle accuse basate sulle prove esistenti.

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Nel caso “1000”, in cui Netanyahu è accusato di distribuire favori in cambio di regali di sigari e champagne da amici, Dershowitz ha scritto che non esiste una legge applicabile che definisca la linea di ciò che costituirebbe in questo caso corruzione. L'accusa è che “Netanyahu ha accettato troppi doni e ha fatto troppi favori in cambio. Ma cosa vuol dire‘troppi’? La legge non lo dice ", ha affermato Dershowitz, aggiungendo che" nessuno dovrebbe essere accusato di un crimine a meno che non abbia volontariamente e in modo chiaro una precisa legge ". Ha poi aggiunto “I casi “2000 e 4000” che incriminano il primo ministro, cioè ricevere trattamenti di favore in cambio di una copertura mediatica positiva, "pongono ancora maggiori pericoli al governo democratico e alle libertà civili”. Dershowitz ha sostenuto che nessuna prova sostanziale può essere portata alla luce, nè che una legge è stata infranta; e che la complessa relazione tra politica e media non può essere soggetta a vaghe accuse. Dovrebbe essere il pubblico a decidere, scegliendo di votare a favore o contro i rappresentanti che si comportano in questo modo. Il professore di Harvard ha approfondito i tre casi – “1000, 2000 e 4000” che potrebbero portare a un'accusa - e ne ha respinto la legittimità basate sulle prove esistenti. Nel caso “1000”, in cui Netanyahu è accusato di elargire favori in cambio di regali da amici di sigari e champagne, Dershowitz ha scritto che non esiste una legge applicabile che definisca la linea di ciò che costituirebbe in questo caso corruzione. "L'accusa è che Netanyahu ha accettato troppi doni e ha fatto troppi favori in cambio. Ma quanti sono “troppi”? La legge non dice ", ha affermato Dershowitz, aggiungendo che" nessuno dovrebbe essere accusato di un crimine a meno che non abbia volontariamente violato una precisa legge".

Nel caso “2000” Netanyahu avrebbe sostenuto una legge che avrebbe ridotto la diffusione del quotidiano israeliano Hayom per ottenere una copertura più equa dal suo concorrente Yediot Aharonot attraverso un accordo con il suo editore Noni Mozes. Alla fine Netanyahu ha votato contro la legge, lasciando che siano i pubblici ministeri ad occuparsi di possibili violazioni, dato che non ci sono prove concrete che possano essere usate contro di lui. Allo stesso modo, Dershowitz ha notato, nel caso “ 4000”, dove Netanyahu avrebbe sostenuto le decisioni normative prese dai dipendenti pubblici in cambio di una copertura più equa. Il procedimento giudiziario sarebbe basato sulla "speculazione riguardante le loro posizioni professionali". "Il rapporto tra politica e media - e tra politici ed editori - è troppo sfumato, sottile e complesso per essere soggetto al pesante intervento del diritto penale", ha scritto Dershowitz, affermando che le decisioni dei politici sono spesso motivate dalla copertura che ricevono dai media, da cui il tentativo di ottenere una sorta di trattamento positivo. "Garantire ai giudici di giudicare queste motivazioni dai molti aspetti equivale a metterli in grado di esercitare un controllo antidemocratico sulle istituzioni fondamentali della democrazia", ha poi ribadito. La natura della politica, ha aggiunto, e il suo rapporto con le istituzioni dei media è come dire "grattami la schiena e io gratterò la tua", è israeliano come il falafel e americano come la torta di mele. " Dershowitz ha invitato Mandelblit a consentire a Netanyahu di "continuare il suo importante lavoro" e di lasciare che siano gli israeliani a decidere con il voto se premiare o meno il comportamento del primo ministro. "Criminalizzare queste differenze politiche significa mettere in pericolo la democrazia e la libertà di stampa", ha concluso Alan Dershowitz.


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