Federico Callegaro
Il sistema sanitario piemontese va a scuola da quello israeliano e viceversa. È stato un incontro tra due mondi che hanno scoperto di essere più simili di quello che credessero quello che si è tenuto ieri pomeriggio all’ospedale Mauriziano. Da una parte i professionisti delle aziende sanitarie locali del nostro territorio, dall’altra due professionisti della sanità che lavorano in Israele. Incontro proficuo che è nato grazie all’interessamento di Rosanna Supino dell’Associazione medica ebraica e di Angelo Pezzana, che ha lavorato da tramite per organizzarlo.
da sin. Nadav Davidovitch, Eitam Kerem
«Penso che incontri come questo siano un’ottima opportunità di scambiare idee e creare collaborazioni. Che possono toccare più aspetti, primo tra tutti cercare di capire quali sono le sfide simili che il nostro sistema sanitario e il vostro devono affrontare in futuro, e quali sono le soluzioni che possiamo mettere in campo - afferma Nadav Davidovitch, direttore della scuola di Sanità Pubblica dell’Università Ben Gurion del Negev, intervenuto ieri al Mauriziano -. Penso a cose come il ridurre le diseguaglianze in campo medico, affrontare l’invecchiamento della popolazione, potenziare la tele-medicina e la medicina digitale e intelligente. E promuovere politiche utili non solo a curare le malattie ma anche a prevenirle».
L'Università Ben Gurion del Negev
Le sfide del futuro
Ma come si caratterizza la sanità in Israele? «La cosa più importante è che abbiamo una forte comunità medica e un sistema sanitario universalistico che tutela tutti i cittadini e che viene anche aiutato da quattro associazioni no profit. Poi che abbiamo una fortissima digitalizzazione medica che adesso viene anche usata per promuovere una medicina personalizzata, ritagliata sulle esigenze del paziente grazie allo studio dei big data - prosegue Davidovitch -. Le sfide che ci aspettano adesso sono legate all’invecchiamento della popolazione. Israele, quando è nato, era un Paese molto giovane. Ora sta invecchiano. Questo si porta dietro la necessità di studiare soluzioni per affrontare il numero delle cronicità. Secondo tema da affrontare è ridurre l’ineguaglianza nell’accesso alle cure, specialmente nelle aree periferiche del Paese. In più dobbiamo implementare il numero di infermieri e di spazi per formarli”. Ma per il direttore ci sono anche cose che Israele deve imparare dall’Italia: «Trovo meraviglioso il fatto che il vostro sia un sistema universalistico che concede cure anche ai non cittadini. È una cosa che dovremmo importare, imparando come si fa dall’Italia».
Ecco la pagina dedicata dalla Stampa all'incontro Israele-Regione Piemonte:
Storie di collaborazione
«In questo incontro voglio raccontare la storia del nostro ospedale dove palestinesi e israeliani lavorano insieme per far nascere bambini palestinesi e israeliani - spiega Eitam Kerem, primario di pediatria dell’ospedale Hadassah di Gerusalemme - Può sembrare una cosa strana? Beh non lo è, perché sono più le cose che ci accomunano che quelle che ci rendono diversi. Siamo umani e aiutiamo bambini. In più grazie al lavoro a stretto contatto nascono tante amicizie. Il segreto comunque è non parlare di politica». Per il primario il sistema sanitario israeliano ha come caratteristica «l’equità, i cittadini pagano in base alle loro possibilità economiche - questo e una spiccata capacità di innovare -. E quello delle nuove tecnologie è un campo in cui dobbiamo collaborare molto con l’Italia».
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