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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.02.2019 In Egitto cambia il vento?
Analisi di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 febbraio 2019
Pagina: 1
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «In Egitto cambia il vento?»

In Egitto cambia il vento?
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)
Dal Jerusalem Post di oggi, domenica 24 febbraio 2019

https://www.jpost.com/Opinion/Changes-in-the-wind-for-Egypt-581558

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Abdel Fattah Al Sisi

Se gli emendamenti costituzionali proposti, ora discussi dal parlamento, fossero adottati - come è evidente che dovrebbero essere- il popolo egiziano si troverà a vivere in un regime del tutto diverso da quello che ha votato nel 2014.
Dopo la cacciata del presidente Morsi, e il 3 luglio 2013 guidato dall'allora ministro della difesa Abdel Fattah Al Sisi, la costituzione redatta sotto la sua egida e adottata a stragrande maggioranza, prevedeva la tradizionale divisione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario, nonché gli emolumenti e le prerogative del presidente e quelle del parlamento.
Secondo l'articolo 140, i presidenti dovevano essere eletti per un mandato di quattro anni e potevano essere rieletti per un solo mandato, come nel caso degli Stati Uniti.
Un forte segnale all'Occidente nel senso che il nuovo regime sarebbe stato liberale - in termini mediorientali - dopo le due rivoluzioni che avevano messo fine al dominio di Mubarak e di Morsi con la sua Fratellanza Musulmana.
Quello che ora è in discussione è un articolo rinnovato: estensione del mandato presidenziale da quattro a sei anni, con una riserva in base alla quale il presidente Sisi, rieletto nel giugno 2018 per un secondo mandato quadriennale che termina nel 2022, potrebbe quindi essere candidato per altri due termini di sei anni fino al 2034. In totale, 20 anni ininterrotti.
I sostenitori di Sisi avevano lanciato negli ultimi mesi proposte che tendevano ad estendere il periodo di quattro anni e/o annullare la limitazione di due termini in quella che sembrava essere stata pianificata con attenzione. Il prossimo passo è arrivato a dicembre con una breve deposizione presso la Corte per gli affari urgenti che chiedeva che il parlamento tenesse un'audizione sulle modifiche costituzionali ai limiti delle condizioni presidenziali. La corte ha rinviato la sua risposta "finché non avesse studiato il problema".
L’autorevole giornalista Yasser Risk, capo del gruppo Al Akhbar, ha quindi scritto una serie di articoli per spiegare che il cambiamento era necessario a causa dei pericoli che l'Egitto deve affrontare. I sostenitori del presidente sottolineano che ha restituito la stabilità nel paese e deve essere autorizzato a continuare la sua lotta contro il terrorismo islamico mentre sviluppa l'economia.
Sottolineano i successi dei suoi risultati e le sue iniziative nei settori delle infrastrutture, del commercio e dell'agricoltura. Con l'assistenza del Fondo Monetario Internazionale, l'Egitto ha registrato una crescita annua del 4-5% negli ultimi due anni e si aspetta con fiducia una crescita sostenibile del 7-8% nei prossimi.
Mentre il presidente aveva detto in passato di essere contrario ai cambiamenti costituzionali e si sarebbe attenuto a due mandati di quattro anni, una campagna diversa era stata intrapresa in retromarcia e ora si è concretizzata con pochissima opposizione da parte del parlamento.
Secondo l'articolo 226 della presente costituzione, i cambiamenti possono essere proposti da almeno un quinto dell'assemblea e se vengono respinti, non possono essere proposti nuovamente fino alla fine della corrente legislatura. Inoltre, non ci possono essere modifiche alle leggi che si occupano della limitazione ai due termini e ai principi di libertà e uguaglianza, a meno che non siano sostenuti da "garanzie adeguate".
Ma queste garanzie sono state facilmente violate e il 3 febbraio 2019, 155 membri del parlamento che rappresentavano più del quinto richiesto hanno deciso che le modifiche proposte fossero discusse. Il presidente ha debitamente presentato la proposta a una commissione parlamentare che a sua volta l'ha sottoposta al voto in sede plenaria il 14 febbraio: 485 dei 596 membri l’hanno votata, 16 contro e 90 hanno scelto di rimanere a casa. Solo due dei 15 partiti e gruppi rappresentati si erano opposti ai cambiamenti.
Vi sono però ancora un certo numero di ostacoli.
Le proposte sono state inviate alla commissione “Costituzione e Leggi” che ha 60 giorni per verificare gli argomenti contro le istituzioni pubbliche e le persone e preparare una bozza finale per la ratifica da parte del parlamento.
Il presidente dovrebbe quindi fissare una data per un referendum entro e non oltre 30 giorni da tale ratifica.
Vi sono altri cambiamenti, non meno significativi, negli emendamenti proposti. L'articolo 160 prevedeva che il primo ministro avrebbe preso il sopravvento nel caso in cui il presidente fosse inabilitato mentre il parlamento si preparava all'elezione di un nuovo presidente.
Ora lo stesso presidente nominerà uno o più vice-presidenti e designerà chi lo sostituirà in caso di necessità.
L'articolo 200 stabiliva che l'esercito aveva il compito di proteggere il paese e preservarne la sicurezza e l'integrità. Un nuovo paragrafo aggiunge "la protezione della costituzione e della democrazia, nonché gli elementi fondamentali del paese e della sua cultura e le conquiste del popolo in merito ai diritti alla libertà".
Si tratta di temi tradizionalmente affidati al parlamento, alla magistratura e alle organizzazioni della società civile. Consegnarli all'esercito, non noto per il rispetto dei diritti umani, sembrava problematico.
Poi vi sono cambiamenti significativi nella magistratura: il presidente nominerà il presidente della corte suprema della costituzione, dei vicepresidenti e il procuratore generale. Precedentemente erano nominati da membri della magistratura e il presidente ratificava le nomine.
Le competenze del Consiglio di Stato, che è il tribunale amministrativo supremo che si occupa dei conflitti tra i vari rami del governo e controlla tutte le leggi approvate dal parlamento per conformarsi alla costituzione, sono state ridotte. Il Consiglio controllerà le leggi solo su richiesta del parlamento.
Verrà creato un senato composto da 250 membri eletti per cinque anni, due terzi attraverso le elezioni generali e un terzo nominato dal presidente. Il parlamento stesso avrà meno membri – 450- le donne che ne faranno parte dovrenno essere almeno un quarto del totale.
Complessivamente, il presidente concentrerà tutti i poteri per un lungo periodo e sarà in grado di governare senza dover rispondere al potere giudiziario o al ramo legislativo.
Ma perché ha deciso un percorso che provocherà in Occidente l'opposizione al suo regime? Ha motivi per temere che la lotta contro il terrorismo islamico metta in pericolo la stabilità del paese? O è preoccupato per l'ascesa del movimento popolare che protesta contro l'alto costo della vita causato dalle sue riforme di vasta portata ma necessarie? Forse valuta che l'Egitto è minacciato da disordini regionali?
La guerra civile in corso in Libia non mostra alcun segno di cessazione e le organizzazioni islamiche ancora contrabbandano grandi quantità di armi, munizioni ed esplosivi allo Stato islamico nel Sinai.
Le relazioni diplomatiche con la Turchia e il Qatar sono state recise a causa degli stretti legami di questi paesi con i Fratelli Musulmani; tuttavia, il loro sostegno finanziario - non per la lotta della Fratellanza contro Sisi- non sta diminuendo.
La Turchia sta aumentando il proprio coinvolgimento in Libia e invia armi ai gruppi islamici in violazione dell'embargo delle Nazioni Unite.
Poi c'è l'Iran, che alimenta l'insurrezione Houthi nello Yemen dopo aver conquistato parte del paese, potrebbe minacciare la navigazione nel Mar Rosso. Soprattutto la diga di enormi dimensioni costruita sul Nilo Azzurro dall'Etiopia potrebbe ridurre drasticamente la fornitura idrica vitale dell'Egitto. Gli sforzi per trovare un compromesso sono in corso, ma se dovessero fallire non si può escludere la possibilità di un conflitto armato.
Questa situazione così complessa potrebbe spiegare perché il presidente Sisi abbia compiuto un'ondata di acquisti senza precedenti di enormi quantità di armi, aerei, elicotteri e navi da guerra in Russia e in Francia, nonostante l'assistenza militare fornita dagli Stati Uniti.
In ultimo, ma non meno importante, i cambiamenti possono essere intesi per capire il ruolo preminente dell'esercito nella società egiziana. È il simbolo dell'unità del paese ed è molto amato dal popolo, orgoglioso dei suoi soldati. I sondaggi mostrano che gli egiziani credono che debba svolgere un ruolo importante nel governo del paese. Ci sarà una certa opposizione politica e mediatica alle modifiche proposte nei prossimi giorni e settimane e obiezioni presentate alla Commissione costituzionale. Ma il supporto popolare è indispensabile per l’approvazione dei nuovi articoli, forse con piccoli aggiustamenti.
In pochi mesi il presidente Abdel Fattah al Sisi sarà quindi stato in grado di governare senza essere ostacolato da restrizioni politiche o giudiziarie.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. La analisi di Zvi Mazel sono pubblicate in esclusiva in italiano su Informazione Corretta


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