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La Stampa Rassegna Stampa
20.02.2019 Siria: ecco dove si annidano gli ultimi terroristi del Califfato
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 20 febbraio 2019
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Gli ultimi 300 jihadisti del Califfato trattano la resa»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/02/2019, a pag.14 con il titolo "Gli ultimi 300 jihadisti del Califfato trattano la resa" l'analisi di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

Il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi è ridotto a mezzo chilometro quadrato, qualche casupola, rottami di camion, tende. Gli ultimi 300 combattenti si fanno scudo di qualche centinaia di civili, la maggior parte donne e bambini. Circondati dai guerriglieri curdi delle Forze democratiche siriane (Sdf) possono soltanto trattare la resa. Da due settimane, quando anche il loro ultimo villaggio in Siria, Baghuz, è stato investito dall’offensiva, chiedono un salvacondotto per Idlib, la provincia siriana ancora in mano a ribelli jihadisti. I curdi sono stati inflessibili ma qualcosa è cambiato ieri. Testimoni citati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno notato l’arrivo di una lunga colonna di autocarri, una cinquantina «vuoti», pronti al trasferimento. L’accordo, con la mediazione statunitense, sarebbe vicino.

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Una situazione comunque disperata, dopo che 20 mila persone sono fuggite verso i campi profughi in quindici giorni, e 62 sono morte per la fatica e la malnutrizione. I curdi hanno ribadito che non intendono lasciare uscire i terroristi: «O si arrendono o saranno uccisi in battaglia». Anche perché nell’ottobre del 2017 seicento jihadisti furono evacuati da Raqqa e i curdi furono pesantemente criticati per quella scelta. Il timore delle Sdf è che i sopravvissuti possano organizzare cellule di guerriglia, che già colpiscono nelle province di Raqqa e Hasakah e nel deserto sotto controllo governativo.
Anche quando l’ultimo pezzo di califfato sarà cancellato, con la forza o meno, la minaccia dell’Isis non cesserà. Un rapporto presentato dal Mossad al nuovo capo delle forze armate israeliane Aviv Kochavi, e rivelato dal Jerusalem Post, traccia un quadro preoccupante. Lo Stato islamico può contrare «su 150-200 mila fra combattenti, simpatizzanti e potenziali jihadisti» nel mondo. In Siria e Iraq rimangono decine di migliaia di terroristi nelle zone remote, in altri otto Paesi ci sono branche organizzate, come nel Sinai e in Nigeria, spesso in espansione. La vittoria della coalizione anti-Isis potrebbe rivelarsi solo «tattica», ha puntualizzato il colonnello francese François-Régis Legrier in un articolo pubblicato sulla Revue Défense Nationale, che in Francia ha suscitato un putiferio. Legrier era comandante di un reparto di artiglieria e ha preso parte anche all’ultima battaglia. L’uso preponderante dei raid e il rifiuto dell’Occidente di impegnarsi con truppe di terra ha «prolungato la guerra e provocato molte più vittime civili ». Così si sono gettati i semi di nuove insorgenze sunnite e forse di un nuovo Isis.

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