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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
18.02.2019 Iran significa terrorismo e repressione del dissenso
Cronaca di Alberto Simoni, commento tratto da Quillette

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Alberto Simoni
Titolo: «Lo show di Zarif alla conferenza di Monaco: 'Israele vuole la guerra, fate affari con noi' - L’occidente ha tradito i dissidenti iraniani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/02/2019, a pag.10 con il titolo "Lo show di Zarif alla conferenza di Monaco: 'Israele vuole la guerra, fate affari con noi' " il commento di Alberto Simoni; dal FOGLIO, a pag. II, con il titolo "L’occidente ha tradito i dissidenti iraniani", il commento tratto da Quillette.

A destra: un'immagine della manifestazione che si è svolta a Roma davanti all'ambasciata iraniana il 14 febbraio (per approfondire: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=73711)

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Alberto Simoni: "L:o show di Zarif alla conferenza di Monaco: 'Israele vuole la guerra, fate affari con noi' "

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Javad Zarif

L’Iran, convitato di pietra dei primi due giorni della Conferenza sulla sicurezza di Monaco si materializza nella sala nobile del Bayerischer Hof poco prima dell’aperitivo. La Repubblica islamica nel consesso bavarese ha il volto di Javad Zarif, ministro degli Esteri. Al terzo giorno e dopo aver incassato i paragoni fra Iran e nazisti fatti dinanzi a una platea basita dal vice presidente Usa Mike Pence, Zarif può replicare.
Gli ha aperto la strada Mohammed Al Thani, ministro degli Esteri del Qatar, che descrive una regione a forte rischio escalation e dove le guerre per procura rischiano di travolgere la già precaria stabilità.
Ma Zarif alla parola escalation preferisce il termine guerra. Dice che gli israeliani la stanno cercando con le loro azioni e che gli europei non stanno facendo abbastanza per impedirlo. «Se chiudete gli occhi dinanzi alle violazioni internazionali, il rischio che scoppi un conflitto è altissimo».
Chi credeva che l’inviato di Teheran sarebbe arrivato a Monaco a ringraziare per il sostegno europeo dinanzi al pressing americano anti-Iran, è rimasto di sasso. Agli europei Zarif dice che non «basta fare dichiarazioni a favore dell’accordo sul nucleare, ora è tempo di pagare il prezzo e di fare business con Teheran». Inglesi, francesi e tedeschi hanno creato un meccanismo finanziario denominato in euro (Instex) per evitare le sanzioni Usa.
Ma non genererà, dicono alcuni diplomatici, un gran giro di affari: resterà ridotto ad aiuti umanitari e medicinali, poco per evitare la rabbia degli iraniani che potrebbero – minaccia Zarif – chiedere a Rohani di ritirarsi dall’accordo sul nucleare del 2015.
Gli americani – accusa poi il ministro – sono «ossessionati in modo patologico» dall’Iran e «le accuse di antisemitismo sono ridicole». Il vero problema è che - aggiunge - Washington accusa l’Iran di interferire negli equilibri regionali ma «manda uomini da 10 mila chilometri di distanza nelle basi militari che circondano il nostro territorio».
Mentre Zarif parla, due rampe di scale più su sbuca Benjamin Gantz, l’ex generale che vuole soffiare con il suo Partito della Resilienza, il posto al premier Netanyahu nelle elezioni del 9 aprile. Giunge a sorpresa e quello che va in scena a Monaco è un duello ravvicinato fra due mondi, quello della Repubblica islamica e dello Stato ebraico, inconciliabili. Gantz butta subito sul tavolo le sue credenziali: «Parlo da ex generale, certe cose le ho viste, l’Iran è il male, perseguita i gay, le minoranze religiose, esporta il terrorismo». Con me al potere, spiega, Teheran non avrà mai il nucleare. Il luogo in cui si trova gli evoca la storia: «Con Rohani non faremo mai un accordo come a Monaco nel 1938». Niente appeasement. L’ex generale ricorda le interferenze iraniane in Siria e le milizie sciite in Libano, «che hanno un arsenale così potente da far impallidire alcuni membri della Nato». «Hezbollah – dice – dovrebbe essere messa al bando e considerata un’organizzazione terroristica dall’Unione europea». Poi ribadisce che i rapporti fra «Israele e arabi pragmatici non sono mai stati così buoni».
Il braccio di ferro con l’Iran e i suoi tentacoli assume quasi i contorni di una sfida generazionale a cui tutti gli israeliani sono chiamati, «di destra e di sinistra, laici e ortodossi». Insomma non è Netanyahu contro Gantz se si parla di fronteggiare chi «vuole la distruzione del nostro Stato». Il nemico è chiaro. Sta al piano di sotto.

IL FOGLIO: "L’occidente ha tradito i dissidenti iraniani"

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Impiccagioni pubbliche di omosessuali in Iran

Il prossimo mese, la teocrazia dell’Ayatollah Khamenei organizzerà celebrazioni per commemorare 40 anni di potere rivoluzionario”, scrive Mariam Memarsadeghi. “Eppure i liberal iraniani di oggi, a differenza dei sostenitori antiamericani della rivoluzione del 1979, sono ampiamente ignorati in occidente. Sebbene i loro valori non siano diversi da quelli espressi da Solidarnosc in Polonia o dal movimento anti apartheid in Sud Africa, gli iraniani che anelano alla democrazia e a una società aperta e prospera in pace con il mondo incontrano una schiacciante indifferenza dai media e politici dell’occidente, per non parlare delle università, dei sindacati, dei gruppi civici, delle chiese e delle celebrità – proprio le persone e le istituzioni che storicamente hanno prestato la loro empatia, solidarietà e assistenza concreta alla causa della libertà in tutto il mondo. Nelle occasioni in cui media come il New York Times, ad esempio, si degnano di coprire la disastrosa crisi economica del paese, sembrano riluttanti a riconoscere il diffuso dissenso che ha prodotto. Per anni, l’autocensura è stata dilagante tra i corrispondenti e i commentatori a Teheran, compresi quelli che hanno presentato prestigiosi sbocchi come Pbs NewsHour e il Financial Times e altri media generalmente ritenuti professionali ed equanimi. Se la stampa del mondo libero è complice del soffocamento del regime delle voci democratiche iraniane, le sue università non sono migliori. Mentre le donne iraniane sfidano l’arresto e la repressione violenta contro i draconiani codici dell’abbigliamento religioso, l’apartheid di genere e le umiliazioni quotidiane, i campus universitari hanno guardato dall’altra parte o ci hanno chiesto di ammirare quelle donne che aderiscono alle norme islamiste sfidando ‘l’occidentalizzazione’. Queste sfarzose dimostrazioni di tolleranza interculturale stanno efficacemente facendo tacere e denigrando la coraggiosa insurrezione delle donne cui sono negate le più elementari libertà e opportunità, e in un momento in cui le donne americane non sono mai state più libere e più capaci di aiutare le donne meno fortunate in altre parti del mondo. Nonostante sia a malapena riconosciuto dalle femministe occidentali, il movimento delle donne iraniane è in prima linea in una valorosa lotta per la dignità umana contro un’ideologia fascista determinata a negare alle donne e alle ragazze musulmane i diritti umani fondamentali e le libertà giustamente amate in occidente. Non contenta del suo tradimento dei democratici e delle femministe iraniane, la sinistra regressiva tradisce anche i lavoratori iraniani. Nonostante la violenta repressione dei sindacati indipendenti, gli iraniani hanno organizzato una serie di scioperi a livello nazionale. Ma le loro richieste, i rapporti di tortura e le foto e i video dei lavoratori in sciopero, sono stati ignorati dai sindacati in occidente. Ci sono molti modi in cui i democratici occidentali possono offrire solidarietà e sostegno alle lotte degli iraniani che desiderano le stesse libertà di cui godono. Ma prima devono aprire gli occhi”.

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