Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/02/2019, a pag.9, con il titolo "In Francia torna l’odio per gli ebrei ogni volta che si scatena una crisi" il commento di Tahar Ben Jelloun.
Tahar Ben Jelloun è da sempre indifferente di fronte al razzismo di molti arabi musulmani che in Francia vivono e vogliono imporre la legge del Corano, incompatibile con libertà e democrazia. Fare la parte delle vittime, d'altronde, è molto più comodo, ed è proprio quello che Ben Jelloun fa continuamente.
Oggi scrive un articolo di condanna dell'antisemitismo, ma lo collega all'islamofobia: "A questo ritorno dell’odio antisemita segue une serie di omicidi di ebrei in una decina di anni in un Paese dove trova facilmente esca anche l’islamofobia". Invece che sottolineare la natura islamista di gran parte dell'antisemitismo violento oggi in Francia, Ben Jelloun mette nello stesso calderone delle vittime, indistintamente, ebrei e musulmani. Minimizza, quindi, l'antisemitismo islamico.
Si guarda bene, inoltre, dallo spendere una sola parola a favore degli intellettuali musulmani dissidenti che rischiano la vita, minacciati dall'islamismo, in tutto il mondo.
Se un musulmano andava intervistato per condannare l'antisemitismo la scelta c'era, e sarebbe stata un'ottima decisione. Errore è l'aver scelto Ben Jelloun.
Ecco l'articolo:
Tahar Ben Jelloun
Vetrine imbrattate da insulti antisemiti. Tombe profanate nei cimiteri ebraici. Bambini con la kippah aggrediti per strada. Il ritratto di Simone Veil, una grande donna che a malapena adolescente finì in un campo di concentramento nazista, sfregiato da una croce uncinata.
Torna l’antisemitismo in Francia dove i Gilet gialli turbano la vita quotidiana dei negozianti e dei politici. Secondo un sondaggio il 44% di questo genere di manifestanti pensa che esista un complotto sionista contro la Francia. A questo ritorno dell’odio antisemita segue une serie di omicidi di ebrei in una decina di anni in un Paese dove trova facilmente esca anche l’islamofobia.
Alain Finkielkraut
La «lobby ebraica»
Tra i manifestanti che aderiscono alle proteste dei Gilet gialli, alcuni accusano Emmanuel Macron non solo di essere esclusivamente al servizio dei più ricchi ma anche di essere colluso con la banca Rothschild per cui ha lavorato. Rothschild significa soldi, i soldi degli ebrei! Si perpetua l’eterna immagine dell’ebreo che traffica con il denaro. «Macron jews’bitch» (Macron puttana degli ebrei) hanno scritto sulla porta di un garage nel 1° arrondissement.
Gli attacchi
Per questo il giovane Ilan Halimi ė stato preso, sequestrato, torturato e ucciso da una «gang di barbari» a febbraio del 2006 a Sainte-Geneviève-des-Bois, nella regione di Parigi. I suoi assassini avevano chiesto un riscatto ai suoi genitori pensando che essendo ebrei fossero ricchissimi.
Questo odio antisemita oggi viene amplificato dai social media, dai video dove gli antisemiti parlano a volto scoperto. Sul social media russo VKontakte (VK), gente come Dieudonné e Soral – alcuni dei loro siti in Francia sono oscurati – s’esprime liberamente ogni giorno.
La lista degli ebrei assassinati in Francia in questi ultimi anni ė lunga. Dopo la morte di Ilan Halimi, bisogna ricordare Mohamed Merrah che nel marzo 2012 uccise dei bambini ebrei alla scuola Ozar-Hatorah di Tolosa. Nel dicembre 2014, a Créteil, una giovane coppia di ebrei è stata selvaggiamente aggredita. Subito dopo l’attentato che ha decimato la redazione di Charlie Hebdo nel gennaio 2015, c’è stato l’attacco mortale all’Hyper Casher della Porte de Vincennes. Ad aprile del 2017, l’assassinio nell’11° arrondissement di Parigi di Sarah Halimi, un atto gratuito di odio antisemita. Lo stesso anno e con la stessa motivazione, il sequestro di una famiglia ebraica a Livry Gargan. Il 27 marzo 2018, dei criminali si sono accaniti fino a ucciderla, contro Mireille Knoll, una signora di 85 anni, solo perché era ebrea.
Certo, la Francia ha un’antica tradizione di antisemitismo: l’affaire Dreyfus (1894-1906), aveva diviso il Paese e intaccato i valori della terza repubblica. Il capitano Alfred Dreyfus, era stato accusato di tradimento in quanto ebreo. Benché innocente, nello spirito di molti era rimasto sospetto.
Il 16 luglio 1942, il governo collaborazionista di Vichy, arrestò in massa 13.152 ebrei di origine straniera, tra cui 4115 bambini e li consegnò ai campi di sterminio nazisti.
La trappola dell’antisionismo
Ecco i punti deboli della società francese. L’odio per gli ebrei compare regolarmente quando la Francia attraversa una crisi sociale o economica. Gli ebrei sono il tradizionale capro espiatorio. A questo quadro bisogna aggiungere l’antisemitismo di certi francesi di recente immigrazione che reagiscono al conflitto israelo-palestinese. Esprimono la loro solidarietà al popolo palestinese sotto i bombardamenti di Gaza, ad esempio, come la grande parte degli ebrei francesi appoggia senza riserve lo Stato di Israele.
Dal momento in cui l’ex presidente della repubblica francese François Hollande con il suo primo ministro Manuel Valls, seguito poi da Emmanuel Macron, ha deciso che «l’antisionismo è la nuova forma che assume l’antisemitismo», qualsiasi critica alla politica israeliana ė percepita come una critica rivolta a tutti gli ebrei. Cosa che gli arabi francesi contestano. E la frattura tra le comunità si allarga. Questo ha spinto molti ebrei francesi a emigrare in Israele o in altri Paesi. Si parla di 10 mila persone su una comunità di circa 600 mila.
Quando Netanyahu è stato in Francia per commemorare il massacro di Charlie Hebdo e quello dell’Hyper Casher di Vincennes, ha chiesto agli ebrei di trasferirsi in Israele: «Tutti gli ebrei che vogliono immigrare in Israele saranno accolti a braccia aperte», ha dichiarato l’11 gennaio 2015 alla sinagoga de la Victoire a Parigi.
Un appello che non ē stato gradito dal governo e da una parte della comunità ebraica francese. In quella occasione l’allora primo ministro Manuel Valls aveva detto: «La Francia senza gli ebrei non sarebbe più la stessa».
Oggi che, secondo le stime gli atti di antisemitismo sono aumentati del 74% rispetto all’anno scorso, la Francia si mobilita per denunciare questa nuova ondata di odio antisemita montata proprio nel momento in cui i Gilet gialli chiedono la testa di Macron come ai tempi di Luigi XVI!
Già nel 2017 Alain Finkielkraut era stato insultato e molestato dai sostenitori di «La Nuit debout», manifestanti che non sopportavano questo pensatore ebreo. Sabato scorso, alcuni elementi dei gilet gialli lo hanno attaccato urlando insulti antisemiti «Vattene via sionista di merda», «Ritorna a Tel Aviv». L’episodio ha toccato l’intera classe politica, da Marine Le Pen al presidente Macron, che gli ha telefonato e gli ha detto «non tollereremo questi insulti antisemiti». Alain, nel frattempo ha detto: «Ho sentito un odio assoluto, e sfortunatamente non è la prima volta».
Domani diversi partiti e associazioni marceranno a Parigi per protestare contro il risorgere dell’antisemitismo.
Traduzione di Carla Reschia