Tanto rumore per un graffito!
Commento di Michelle Mazel
Traduzione dal francese di Yehudit Weisz)
www.jforum.fr/tant-de-bruit-pour-un-graffiti-michele-mazel.html
All’apice del caos dei Gilets Jaunes, mentre fervono gli scontri tra civili, ecco che la stampa dedica molto spazio ad un graffito. Una scritta di scarso rilievo. Cinque lettere in tutto e nemmeno in francese. Inoltre, era sulla vetrina di un negozio il cui nome non ha nulla di francese Bagelstein. Vende bagel, qualcosa che non si trova neppure sul dizionario Larousse. Attenzione, questa parola di cinque lettere non è ciò che pensi. È in tedesco. Quante persone che passano davanti a quel negozio capiscono il tedesco? E poi il proprietario ha subito cancellato questo graffito. Se la stampa in Francia non l’avesse strombazzato, nessuno lo saprebbe. Nessuno si porrebbe la domanda chi l'ha fatto e perché. Una domanda che invece molte persone si chiedono. Basta sfogliare i quasi cinquecento commenti postati in reazione ad un articolo apparso su Le Figaro l'11 gennaio scorso, intitolato : « Indignazione per una scritta antisemita in pieno centro a Parigi ». Questi sono solo commenti che il moderatore di questo importante giornale ha giudicato conformi al suo statuto. « Del tutto infondato » per alcuni, un’operazione di demonizzazione dei Gilets Jaunes, per altri. Altra solfa ripetuta alla nausea: quando è una chiesa ad essere colpita, non la si fa tanto lunga. Non una parola per attacchi contro i cristiani. Vengono profanate delle chiese senza alcuna indignazione da parte dei media... Il moderatore è un bravo ragazzo e non ha nulla da obiettare a questo post anodino: « Alla LICRA (Lega Internazionale Contro il Razzismo e l’Antisemitismo, n.d.t.) piace gettare benzina sul fuoco » o a quest'altro « Un altro che chiede soldi per un tag che potrebbe aver scritto lui stesso ». Ce n’è uno che va oltre: "In ogni caso è qualcuno che parla e scrive tedesco !!!” A proposito, di quale parola stiamo parlando precisamente? Juden? Cosa vuol dire? Ebrei? In tedesco? Oh si, ce lo ricordiamo bene. Ci eravamo già abituati a vedere questa parola sulle vetrine dei negozi durante l’Occupazione. A Parigi e nel resto della Francia. L'Occupazione, come dice la canzone, parla di un'epoca di cui un minorenne non ne può sapere niente. E allora com’è che questo graffito campeggia oggi sulla vetrina di un negozio il cui nome potrebbe suggerire che ... beh, capisci. Molto curiosamente, questa è la domanda che nessuno si sta facendo. Se è perché scrivere "ebreo" sulla vetrina di un negozio, che potrebbe sembrare ebreo, non sembra essere un problema, allora percè questo diluvio di pubblicità ? Potrebbe essere invece il contrario, che si sia cercato di stigmatizzare gli ebrei in generale? Ma allora perché non dirlo francamente? Perché tutte queste polemiche sulla pubblicità fatta ad un piccolo evento ed ai suoi responsabili invece di guardare in faccia la realtà? Nella Francia del 2019 la parola "ebreo" é ancora per molti, portatrice di un significato pesante . Un significato negativo. Eppure tra i quasi cinquecento commenti dell'articolo, pochissimi hanno evocato l'antisemitismo a chiare lettere. Per la stragrande maggioranza , non era quello l'argomento.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”