La storia di Monica Witt, spia al soldo di Teheran Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Stampa Data: 14 febbraio 2019 Pagina: 11 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Spiava per Teheran, incriminata ex agente americana»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/02/2019, a pag. 11 con il titolo "Spiava per Teheran, incriminata ex agente americana" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
L’Iran è riuscito a reclutare un’ex ufficiale del servizio intelligence dell’Air Force americana, Monica Witt, ricevendo da lei per anni informazioni sulle attività di antispionaggio condotte dagli Usa. La storia è diventata pubblica perché i procuratori hanno rivelato l’incriminazione della traditrice. Monica aveva lavorato dal 1997 al 2008 nell’aviazione degli Stati Uniti, e poi come contractor.
Monica Witt, la spia americana pro-Iran
Per le sue attività di antispionaggio, era stata di base in diverse località del Medio Oriente. Nel 2012 e nel 2013 aveva visitato Teheran, per partecipare ad una conferenza che l’Anti-Defamation League aveva denunciato per i suoi toni antisemiti, ma lei aveva rilasciato interviste e comunicato con interlocutori iraniani che si comportavano come reclutatori. Un agente dell’Fbi l’aveva anche avvertita che secondo le sue informazioni era diventata un obiettivo dei servizi della Repubblica Islamica, per usarla come informatrice, e nell’agosto di quell’anno lei aveva defezionato.
Una volta passata con Teheran, la Witt aveva svolto principalmente due tipi di attività. La prima era stata quella di rivelare i nomi dei colleghi impegnati nelle operazioni di controspionaggio contro l’Iran. Uno di loro era di stanza a Kabul, e le identità erano state passate ad elementi della Guardia rivoluzionaria noti per aver organizzato attacchi terroristici nel mondo. La seconda attività, invece, aveva consistito nell’aiutare l’intelligence della Repubblica islamica ad avere accesso digitale ai suoi obiettivi americani. Monica aveva così consentito di stabilire contatti, anche attraverso i social media come Facebook, per poter comunicare con gli agenti americani. Secondo le valutazione degli investigatori, le tattiche usate dalla Witt erano molto scadenti. Aveva lasciato tracce ovunque, e ciò aveva consentito ai servizi Usa non solo di confermare il suo passaggio con l’Iran, ma anche di limitare i danni. Oltre al passaggio dei nomi dei suoi colleghi, messi sotto protezione, nessun altro segreto di valore significativo sarebbe finito nelle mani di Teheran. L’incriminazione di Monica difficilmente verrà seguita da un arresto, perché ormai lei vive nella Repubblica islamica. Però serve a dimostrare quanto aggressiva sia la politica degli ayatollah per contrastare gli Stati Uniti, e come in alcuni casi possa avere successo. Questo avviene proprio mentre l’amministrazione Trump sta rilanciando le sue iniziative per mettere pressione sul regime, dopo aver abbandonato l’accordo nucleare.
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