Domani 14 febbraio, alle ore 15, organizzata dal Partito Radicale, si terrà una manifestazione davanti all 'Ambasciata iraniana a Roma, via Nomentana 361, per ricordare i 40 anni del regime degli ayatollah, 40 anni di tirannia.
IC invita i propri lettori a partecipare.
Ecco un estratto dell comunicato:
"A 40 anni dalla 'rivoluzione islamica' Partito Radicale, Nessuno tocchi Caino,Global Committee for the Rule of Law Marco Pannella, rappresenteranno che cosa ha significato e significa il regime islamico per il martoriato popolo iraniano privato dei più elementari dititti umani"
Nello stesso giorno si svolgerà a Varsavia la conferenza voluta dagli Usa per mettere pubblicamente sotto accusa la politica dell'Iran, una minaccia che va fermata.
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/02/2019, a pag.10 con il titolo " Mondo arabo spaccato sull'Iran alla Conferenza di Varsavia" il commento di Giordano Stabile.
Una conferenza di grande rilievo mondiale, uscita oggi soltanto sulla Stampa, un brutto segnale il disinteresse di tutti gi altri quotidiani.
Ecco il pezzo di Giordano Stabile:
I Paesi arabi si dividono di fronte alla nuova coalizione anti-Iran che gli Stati Uniti lanceranno al summit di Varsavia. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha scelto la capitale europea più allineata con la politica estera americana, ma questo ha pesato sulla riuscita del vertice. A Varsavia arriveranno delegazioni guidate da ministri di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein, Marocco, Oman, Yemen, Giordania. Mentre Egitto eTunisia manderanno solo dei viceministri. Fatte le sottrazioni vuol dire che Teheran può contare sul sostegno o la neutralità di Algeria, Libia, Sudan, Libano, Siria, Iraq, Kuwait, Qatar, oltre che su quello della Zltrchia, potenza sunnita non araba. Al fronte filoiraniano si è unito all'ultimo momento il presidente Abu Mazen, che ha rinunciato a partecipare perché «gli Stati Uniti non hanno un ruolo credibile dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele». Nethanyahu e I leader arabi Se alcune defezioni erano prevedibili, il fronte antiayatollah appare meno folto di quanto sperato. Per questo Pompeo ha ammorbidito i toni. Da mobilitazione contro «l'influenza destabilizzatrice di Teheran» l'obiettivo dell'incontro è diventato quello di favorire la «stabilità e alla pace regionale», una formula più neutra che può trovare il consenso di tutti. Ma, al di là del contrasto alla politica iraniana nella regione, il summit di Varsavia serve anche come occasione di incontro fra il primo ministro Benjamin Netanyahu, che partecipa in qualità di ministro della Difesa e degli Esteri, e i leader arabi. Il premier israeliano ha avviato un'offensiva diplomatica nei Paesi musulmani sunniti, con visite in Oman, in Ciad e a fine marzo anche in Marocco. Le strette di mano serviranno anche ad aprire nuove porte. Vista in questa prospettiva il vertice fa comunque gioco alla politica mediorientale del duetto Trump-Netanyahu anche se ha lasciato freddi i maggiori Paesi europei, con l'eccezione della Gran Bretagna, che invierà il ministro degli Esteri Jeremy Hunt. La stoccata di Trump L'Europa è impegnata in una difficile trattativa per salvare quel che resta dell'accordo sul programma nucleare firmato nel luglio del 2015. Le tensioni con Teheran sono sempre più forti e una sfilata di ministri a Varsavia le avrebbe aggravate. La Repubblica islamica, impegnata nei festeggiamenti per il 40esimo anniversario della rivoluzione, ha cercato di minimizzare l'impatto dell'iniziativa americana, un «disperato circo antiiraniano» secondo il ministro degli Esteri Javad Zarif. Zarif ha anche ribattuto alle accuse di antisemitismo e ha ricordato l'aiuto dell'Iran «a centomila ebrei polacchi durante la Seconda guerra mondiale», mentre nelle strade di Teheran migliaia di manifestanti sfilavano con cartelli come «con grande dispetto dell'America, la rivoluzione compie quarant'anni». Alle autocelebrazioni degli ayatollah ha risposto con un tweet, in lingua farsi, Donald Trump: «Quarant'anni di corruzione, 40 anni di repressione, 40 annidi terrore: il regime iraniano ha prodotto soltanto 40 anni di fallimenti».
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