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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Israele, traditore della memoria della Shoah e dell'etica ebraica? 08/02/2019

Israele, traditore della memoria della Shoah e dell'etica ebraica?
Commento di Michèle Mazel

(Traduzione dal francese di Yehudit Weisz)

www.jforum.fr/israel-traitre-a-la-memoire-de-la-shoah-et-a-lethique-juive.html

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Negli ultimi tempi, la stampa occidentale si è molto indignata per le alleanze o per gli accordi intercorsi tra lo Stato ebraico e quei Paesi, la cui politica è giudicata poco raccomandabile. Paesi europei con un forte passato antisemita come la Polonia, l'Ungheria o l'Austria, ma anche Paesi come il Brasile di Bolsenaro, accusato di fascismo prima ancora di essere entrato in carica, o l'America di un Donald Trump, accusato di tutti i peccati.
Un’indignazione pesantemente intrisa di ipocrisia, perché, ancora una volta, riguarda esclusivamente Israele. Questa stessa stampa non ha nulla da eccepire per le eccellenti relazioni tra i Paesi dell'Unione Europea e l'Iran, dove la feroce dittatura religiosa condanna a morte e giustizia un uomo per il reato di omosessualità. 
Sono innumerevoli le visite da parte dei leader europei a Teheran: le donne si coprono la testa con un foulard per evitare di offendere gli ayatollah; l'Iran continua peraltro a sostenere che la Shoah è un mito e organizza un concorso annuale di fumetti antisemiti. 

Che dire della Turchia, verso la quale l'Europa nutre tutto il rispetto nonostante il regime dittatoriale e le decine di migliaia di cittadini imprigionati nelle carceri del regime? 
È vero che Ankara ha accettato il pagamento di una tassa per fermare il flusso di rifugiati che minacciavano di inondare il vecchio continente ... Un qualcosa che assomiglia a una forma di racket. 
Sorvoliamo pure sulla benevolenza degli Stati della vecchia Europa verso le dittature petrolifere, dove le popolazioni sono sottomesse al beneplacito del principe e le donne sono private dei diritti più elementari. 
Stendiamo un velo pietoso sulla situazione dei diritti umani in Russia o in Cina.
Per farla breve i Paesi sopra menzionati sono considerati assolutamente rispettabili. 
E considerati come partner d'affari più che rispettabili. 
Nessuno incolpa l'Unione Europea e gli Stati membri per le loro eccellenti relazioni con loro. 

Israele invece, è qualcos'altro. Israele dovrebbe frequentare solo Paesi eticamente irreprensibili. Questa è la posizione adottata non solo dalla stampa occidentale ma anche da pensatori e da intellettuali ebrei – ce ne sono anche in Israele – secondo cui, dovrebbe essere l'etica ebraica a guidare i leader dello Stato. 
Israele, che ha conquistato la sua indipendenza dopo duemila anni di esilio e che vuole essere la patria degli ebrei, secondo questi moralisti dovrebbe ispirarsi, nelle relazioni internazionali, ai grandi princìpi del giudaismo ed agli insegnamenti dei saggi . 
Quindi avere buone relazioni con un Paese come l'Ungheria di Viktor Orbán per esempio, sarebbe doppiamente scandaloso: in primo luogo, significa tradire la memoria della Shoah e poi, anche violare l'etica. 

In altre parole, né dittatori né fascisti. Soprattutto non Paesi il cui atteggiamento durante la Shoah non fu esemplare. Soltanto Paesi che condannano l'antisemitismo e lo reprimono con la massima fermezza. 
Ovviamente, sarebbero da eliminare in particolare, la Germania, la Francia e persino l'Inghilterra, che non essendo stata occupata, non ha avuto la deportazione dei suoi ebrei, ma si è impegnata zelantemente nel bloccare i sopravvissuti che cercavano rifugio in Palestina. 

L'antisemitismo è ancora profondamente radicato oggi in Europa, tanto che la memoria della Shoah svanisce e troppi giovani non ne hanno mai sentito parlare. 
Bisogna ammettere che in queste condizioni non sarebbe facile trovare Stati di moralità irreprensibile e dal passato senza macchia, pronti a fare amicizia con lo Stato ebraico. Sarebbe la dimostrazione di cinismo di bassa lega il giudicare che, in assenza di tali partner, Israele rischierebbe di trovarsi di fronte a nemici potenti da solo e determinare così la propria rovina?

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”


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