FOIBE: fra un paio di giorni - 10 febbraio- la giornata del ricordo.
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/02/209 l'articolo di Dino Martirano a pag.16. Dal GIORNALE a pag.33 gli articoli di Gian Micalessin,Matteo Sacchi:
Dino Martirano: "La verità sulle foibe non può essere nascosta"
Maria Elisabetta Alberti Casellati
I fotogrammi finali del film Red Land (Rosso Istria) — trasmesso stasera su Raia in occasione del Giorno del Ricordo — sono stati seguiti nella sala Zuccari immersa in un raggelante silenzio anche dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: le immagini dell'omicidio collettivo di cittadini italiani compiuto, sull'orlo di una foiba, dai partigiani slavi, restituiscono un angolo scuro della nostra storia che, nel primo dopoguerra e non solo, in molti hanno preferito non illuminare. La seconda carica dello Stato ha fortemente voluto che questa presentazione si tenesse a Palazzo Giustiniani alla vigilia della giornata in cui si ricorda il dramma delle popolazioni istriane: «Gli studenti della mia generazione, e lo dico ai ragazzi che sono qui presenti, non ebbero la possibilità di essere informati e di conoscere». «In alcuni casi — ha aggiunto la presidente — il tentativo di consegnare all'oblio una pagina drammatica della nostra storia nazionale ha trovato inaccettabili connivenze politiche e storiografiche. Ma la verità storica non può esser nascosta, la verità è più forte di qualsiasi ideologia, di qualsiasi negazionismo». Per questo è doveroso ricordare «i dodici carabinieri in servizio presso la centrale idroelettrica in località Valle di Bretto di Sotto, trucidati dopo violenze disumane nel tristemente noto eccidio di Malga Bala». E ancora: «Dal settembre '43— ha proseguito Casellati — alla lucida e pianificata pulizia etnica si aggiunse il disegno liberticida della eliminazione del dissenso e di qualsiasi testimonianza...». Ma la storia si intreccia con il destino di donne e di uomini e per questo Elisabetta Casellati ha voluto dedicare una parte del suo discorso a Norma Cossetto — la cui drammatica vicenda viene rievocata in Red Land — partendo dalle parole che dedicò alla sua memoria il presidente Carlo Azeglio Ciampi in occasione della seconda Giornata del Ricordo: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi gettata in una foiba». L'anno successivo, ha ricordato ancora Elisabetta Casellati, arrivò «il monito a imperitura memoria del presidente Giorgio Napolitano». Al Senato, la storica Ester Capuzzo ha parlato del «confine orientale che evoca foibe giuliane ed esodo». Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, non ha dimenticato di ringraziare il senatore Maurizio Gasparri per il sostegno ricevuto negli anni.
Gian Micalessin: "Presidente Mattarella ci aiuti: ribadisca la verità sulle foibe"
Gian Micalessin Sergio Mattarella
Esimio Presidente Sergio Mattarella spiace tirarla per la giacca, ma riteniamo che l'Italia abbia ancora una volta bisogno di Lei e del suo ruolo di rappresentante dell'unità nazionale. ll 10 febbraio è alle porte e con esso una Giornata del Ricordo istituita per commemorare la tragedia delle foibe e l'esodo dei profughi istriani. Purtroppo a 15 anni dalla sua istituzione la Giornata del Ricordo sembra una cerimonia vetera e stantia, pronta ad esser non solo ignorata, ma perfino contestata o negata. Eppure resta una giornata fondamentale per ricomporre una lacerazione che tanti italiani, come il sottoscritto, vivono sulla propria pelle. Sono nato a Trieste da una famiglia di origini istriane e ricordo con inquietudine i giorni in cui da ragazzino passavo davanti alla Foiba di Basovizza. A segnare quel pozzo minerario tomba di tanti italiani non c'erano stele o mausolei. Quella "foiba" circondata dal filo spinato e da pochi fiori era un buco nero della memoria e del dolore. Nel suo antro erano state cancellate le vite di centinaia di italiani delle più disparate idee e convinzioni. C'erano finiti i reduci colpevoli di aver vestito la divisa fascista, ma anche tanti partigiani convinti che Trieste non potesse diventare jugoslava. E tanti innocenti spinti nel baratro da calunnie e maldicenze. Ma raccontarlo non si poteva. La voragine inghiottiva anche la memoria e il coraggio dei nostri genitori. Nel descriverlo abbassavano la voce, calavano gli occhi sussurravano un segreto pesante da condividere. Il perché lo capivi appena fuori da Trieste quando parlandone scoprivi lo stupore per un racconto mai letto sui giornali, mai visto alla televisione, mai appreso dai libri di scuola. Per quasi 60 anni due Italie hanno convissuto separate dal silenzio o dall'ignoranza. L'Italia di chi sapeva, ma non lo raccontava, e l'Italia di chi ne era all'oscuro. Nel 2005 l'istituzione della Giornata del Ricordo sembrava aver riunificato la memoria del Paese. Ma 15 anni dopo quell'obbiettivo sembra vanificato. I sintomi di un ritorno al passato sono evidenti. Alcuni rappresentanti di un'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia che conta molti caduti anche nelle foibe si sono resi protagonisti di azioni volte a negare o a riscrivere gli eventi che la Giornata del Ricordo deve commemorare. Fra le più controverse un convegno con la partecipazione di presunti esperti che i più titolati storici dell'argomento, come Raoul Pupo, docente all'Università di Trieste e Roberto Spazzali direttore dell'Istituto per la storia del Movimento di Liberazione, definiscono "negazionisti" o "riduzionisti". Un errore capitale per un'associazione come l'Anpi che ha tra le sue finalità la lotta al negazionismo. Ma il problema non è l'Anpi. Il problema è lo scarso impegno profuso dalle istituzioni nel corroborare e ravvivare quel ricordo. L'esempio più evidente è il paradosso di un film come Red Land. Rosso Istria incentrato sulla vicenda di Norma Cossetto la «giovane studentessa istriana catturata e imprigionata dai partigiani slavi» che - come ricordò il Presidente Azeglio Ciampi dedicandole una memoria d'oro al valor civile - venne «lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba». Eppure nonostante sia il primo a raccontare questa tragedia il film è stato condannato a pochi giorni di programmazione nelle sale periferiche delle grandi città. Uri insensibilità riscattata dalla programmazione Rai ma che testimonia come come parte della nostra storia sia ancora lontana dal diventare memoria condivisa. Eppure Lei converrà, Signor Presidente, che rinunciare ad una storia comune è quanto mai pericoloso perché significa contribuire a divisioni, lacerazioni e manifestazioni di odio di parte. Per questo Signor Presidente abbiamo bisogno della sua voce e del suo impegno. Lei - come scrive la Costituzione - è il rappresentante dell'unità nazionale. A Lei in vista del 10 febbraio chiediamo un messaggio forte e autorevole capace di spazzare via le ambiguità e rinnovare il senso di una tragica memoria condivisa.
Matteo Sacchi: "Red Land in televisione. L'orrore non è più tabù"
Sono trascorsi più di 75 anni dalla morte di Norma Cossetto, la studentessa italiana d'Istria torturata, stuprata e gettata, probabilmente viva, nella foiba di Villa Surani (assieme ad altri sfortunati prigionieri) dai partigiani di Tito nell'ottobre del '43. Nel 2005 è arrivata anche la Medaglia d'oro al merito civile dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Eppure, il semplice raccontare questa vicenda suscita ancora virulente polemiche. E successo, come abbiamo più volte raccontato su queste pagine, con il film Red Land. Rosso Istria. La pellicola del regista Maximiliano Hernando Bruno racconta la tragedia della pulizia etnica titina attraverso la vita di Norma, e andrà in onda su Rai3, oggi in prima serata, anticipando il Giorno del Ricordo, che cade il 10 febbraio. Se la messa in onda in sala è stata faticosissima - nella notte tra martedì e mercoledì, tanto per fare un esempio, degli ignoti hanno attaccato il cinema Astra a Trento, «reo» di avere permesso la proiezione in data unica della pellicola - anche il passaggio sulla Rai, che per altro ha coprodotto la pellicola, ha creato un pandemonio. Nei giorni scorsi il presidente dell'Anpi di Napoli è intervenuto a gamba tesa sulla messa in onda del film definendola «un'iniziativa propagandistica del governo gialloverde». A parte che la produzione del film è iniziata ben prima che l'attuale governo fosse anche solo nella culla della politica, l'uscita ha diviso le stesse associazioni partigiane in Italia. C'è chi come Anna Cocchi, dell'Anpi di Bologna, ha rifiutato ogni idea di censura: «E giusto che venga trasmesso questo film, perché le verità vanno dette tutte»; e chi ha ribadito, come l'Anpi di Padova, che il film va visto prima di prendere posizione. Ora fortunatamente sarà il pubblico a poter giudicare. La critica lo ha già fatto quando è stato presentato (senza furori) a Venezia. Di certo c'è un dovere di ricordo sancito con la legge 30 marzo 2004 n. 92 che coinvolge anche la Rai, che producendo questa pellicola e mettendola in onda svolge il suo ruolo. Come ha spiegato Maurizio Gasparri, membro della commissione di vigilanza: «Se per l'Anpi è una colpa, per me è un merito»
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