Germania: i crimini dei profughi dai Paesi arabi Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 06 febbraio 2019 Pagina: 12 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Stupro perché noi facciamo così»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 06/02/2019, a pag.12 con il titolo "Stupro perché noi facciamo così" l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
E’ una sentenza che farà guadagnare voti ai populisti dell'AfD, il partito dell'estrema destra tedesco. E che molti giornali preferiscono dimenticare, o nascondere in poche righe. Ne hanno parlato solo i quotidiani locali. I magistrati tedeschi a volte decidono in modo che non sempre è comprensibile per i normali cittadini. Un profugo ha violentato la sua assistente sociale, ma è stato assolto: lo stupro, spiega il giudice è «oggettivamente avvenuto», ma soggettivamente l'imputato non è colpevole. E vero che bisognerebbe conoscere i particolari, a volte decisivi, ma in questo caso anche se la motivazione della sentenza non è ancora stata resa nota, molti mesi dopo il processo a porte chiuse, i fatti accertati sembrano chiari.
L'imputato, un profugo siriano, è stato assolto, spiega Die Welt, l'unico giornale nazionale, che ha seguito la vicenda fin dall'inizio, perché si è voluto tenere conto della sua provenienza, e del rapporto con le donne. «Ein explosiver Urteil», è il titolo del quotidiano, una sentenza esplosiva. La violenza è avvenuta il 23 novembre del 2017 a Dresda. La signora che si occupa dell'integrazione e dei problemi dei profughi, si recò a visitare l'assistito nel suo alloggio, di una stanza. Si sedette sul letto, e il giovane allora ventenne prese posto a suo fianco. È nato da ciò l'equivoco che ha indotto il giudice a essere comprensivo? L'assistente sociale denunciò l'aggressione, e il giovane fu arrestato tre giorni dopo. In aprile, il processo e l'assoluzione. Il giornale è riuscito a far parlare l'avvocatessa dell'assistente sociale, Gesa Israel. E stata molto riservata per tutelare l'identità dell'assistente sociale, che è tornata al lavoro, e potrebbe facilmente venire riconosciuta. «L'ho consigliata», ha aggiunto, «di essere molto prudente nel rilasciare dichiarazioni che potrebbero venire manipolate e sfruttate in chiave politica». Una situazione al limite dell'assurdo: la vittima è tenuta a non parlare di quanto è avvenuto per non essere sospettata di razzismo. La sua deposizione esclude che il suo comportamento possa essere stato frainteso dal giovane.
Il siriano l'ha aggredita, e lei l'ha più volte respinto con fermezza, dicendo chiaramente di non voler alcun contatto sessuale. Il siriano ha cominciato a picchiarla con violenza, e non si è fermato quando lei è scoppiata in lacrime. Alla fine, non ha opposto più resistenza per evitare di venir ferita. La denuncia è stata ritenuta sufficiente per iniziare il processo, altrimenti il procuratore avrebbe rilasciato subito il siriano, se ci fossero stati dei dubbi. In tribunale, si lascia capire, la signora avrebbe relativizzato la sua versione. Il pubblico ministero le ha chiesto se riteneva che l'imputato potesse non aver capito il suo rifiuto. «Potrebbe essere possibile», ha risposto. E il pubblico ministero ha subito chiesto l'assoluzione del siriano, non in grado di capire che nella nostra società i rapporti tra uomo e donna non sono basati sulla forza. «C'è un bonus alla violenza sessuale per gli immigrati?» si chiede l'articolo. Una domanda in un certo modo scorretta. In realtà, secondo il codice di auto comportamento per la stampa, sarebbe vietato rivelare l'etnia dei protagonisti di fatti di cronaca. Ma questa norma sempre meno viene rispettata: senza spiegare che l'imputato non è tedesco questa notizia diventerebbe priva di senso.
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