Sui giornali cattolici due inni alle religioni portatrici di pace, ma è una menzogna quelle cristiane del passato, e l'islam oggi: dimenticato AllahU Akbar?
Testata:Avvenire - L'Osservatore Romano Autore: Giorgio Bernardelli Titolo: «L'incontro di Abu Dhabi importante anche per il mondo ebraico - La religione non è mai violenza»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 06/02/2019, a pag.4 con il titolo "L'incontro di Abu Dhabi importante anche per il mondo ebraico", l'articolo di Giorgio Bernardelli; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 7, l'editoriale "La religione non è mai violenza".
Sui giornali cattolici oggi vengono pubblicati articoli che identificano le religioni con la pace, ma dimenticano di guardare la realtà storica. "La religione non è mai violenza" è uno slogan falso: da millenni vengono combattute guerre e commesse atrocità in nome delle religioni. con il proprio Dio che le benedice. Mentre il cristianesimo ha cambiato atteggiamento, l'islam è coinvolto pienamente nel ciclo incessante di violenza, fanatismo e distruzione nel nome di AllaU Akbar. Ma ai quotidiani cattolici fa comodo, in nome del politicamente corretto, tacere i crimini commessi nel nome di Dio.
Ecco gli articoli:
Terrorismo islamico: "Morte a quelli che ci chiamano violenti!"
Avvenire - Giorgio Bernardelli: "L'incontro di Abu Dhabi importante anche per il mondo ebraico"
Giorgio Bernardelli
L’incontro interreligioso di Abu Dhabi è stato un momento molto importante anche per il mondo ebraico. Per le autorità locali è stata infatti l'occasione per riconoscere formalmente la presenza a Dubai di una sinagoga. In un certo senso anche questo è avvenuto grazie al viaggio del Papa». Lo chiamano il rabbino del mondo musulmano Marc Schneier. Da dodici anni questo religioso ebraico di New York che ha fondato a Hampton una delle sinagoghe più impegnate nel dialogo negli Stati Uniti fa la spola con il Golfo Persico per lanciare ponti tra l'ebraismo e l'islam. Non è un caso, dunque, che sia stato proprio lui a parlare domenica a nome dell'ebraismo all'incontro di Abu Dhabi. Le sue impressioni ce le racconta da Vienna, dove è già volato per partecipare alla sessione annuale del Saudi King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for interreligious and Intercultural Dialogue, cioè l'istituzione per il dialogo sponsorizzata dai sauditi. «Sono rimasto molto colpito dai gesti e dalle parole di papa Francesco e dell'imam al Tayyib - ci risponde alla domanda sulla dichiarazione comune firmata da cristiani e musulmani -. Ho visto in entrambi un sincero desiderio di comprensione reciproca. Ed è la stessa comprensione di cui c'è tanto bisogno oggi tra tutte le religioni. Ecco perché la dichiarazione è un fatto importante anche per la nostra « comunità ebraica». E dal 2008 che gli ebrei residenti a Dubai o in transito per lavoro o per turismo si ritrovano presso un ex residence adibito informalmente a sinagoga. Presenza fino a pochi mesi fa mai citata in nessuna guida e pubblicizzata solamente con il passaparola. Non che fosse una presenza clandestina: nella sinagoga, proprio sulla custodia del rotolo della Torah, figura il nome "dell'amico" Mohammed Ali Alabbar, l'immobiliarista del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. E il rabbino Schneier racconta di aver ricevuto da Nahyan bin Mubarak, il ministro emiratino della tolleranza, la prima telefonata dopo l'attentato alla sinagoga di Pittsburgh, nell'ottobre scorso. A imporre discrezione era però, evidentemente, l'intreccio con le questioni politiche mediorientali. Anche il fatto che oggi Emirati Arabi Uniti e Israele non facciano mistero di parlarsi ha quindi contribuito al passo compiuto in questi giorni alla conferenza sulla fratellanza umana. «Gli ebrei di Dubai sono una comunità molto dinamica - racconta rav Schneier - formata da famiglie giovani. Il prossimo passo? Far nascere anche tutto il resto che serve a una comunità: un ristorante kosher, un bagno rituale...». Non ritiene un caso che la sinagoga abbia aperto i battenti proprio negli Emirati Arabi Uniti, il rabbino di New York, ma racconta di altri passi che stanno avvenendo anche nel resto del Golfo Persico. «La conferenza di Abu Dhabi ha fissato un benchmark nell'impegno per il rispetto della diversità religiosa - spiega -. Avrà una ricaduta su tutta la regione». Gli facciamo notare che l'incontro interreligioso promosso dai sauditi a cui sta partecipando ora si tiene a Vienna e non a Riad. Risposta: «E solo una questione di tempo...».
L'OSSERVATORE ROMANO: "La religione non è mai violenza"
Con la consegna del «Premio della Fratellanza umana - da Dar Zayed» a Papa Francesco e al Grande Imam di Al-Azhar — «per gli sforzi esemplari e determinati volti a promuovere la pace tra i popoli di tutto il mondo» — si è aperto l'incontro interreligioso presso il Founder's Memorial. E stato lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, vice presidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, a dare l'annuncio della creazione del premio e dell'assegnazione al Pontefice e al Grande Imam. «L'obiettivo — ha affermato — è onorare tutti coloro che lavorano senza sosta e con onestà per unire la gente». Ha preso quindi la parola il Grande Imam, che ha parlato senza mezzi termini di «evento storico che riunisce i leader delle religioni mondiali ad Abu Dhabi per testimoniare insieme al mondo intero la pubblicazione del Documento sulla Fratellanza umana, con un appello a diffondere la cultura della pace, il rispetto dell'altro, l'attuazione del benessere per l'umanità intera invece della cultura dell'odio, dell'ingiustizia e della violenza e dello spargimento di sangue». Con la richiesta a coloro che prendono le decisioni «di mettere da parte gli interessi politici e gli equilibri militari» e «di intervenire subito per interrompere lo spargimento di sangue, l'uccisione di innocenti, per mettere un termine immediato ai conflitti, alle guerre vane che ci riportano indietro nella storia: un ritorno indietro misero, che minaccia una terza guerra mondiale». «Appartengo a una generazione — ha affermato — che può essere definita come la generazione delle guerre: un'espressione che evoca paura, terrore». Forte anche della sua esperienza personale, ha assicurato: «Lavorerò con mio fratello il Papa, per gli anni che ci rimangono, con tutti i leader religiosi per proteggere le nostre società, per la loro stabilità. Le religioni sono sempre per la pace e chi le usa per la violenza le tradisce. In proposito il Grande Imam ha usato parole forti contro coloro che seminano il terrore tra le persone e anche nei luoghi di culto: «Delle guerre a nome delle religioni, sotto vari slogan, le religioni non sono responsabili: ne sono responsabili coloro che attuano politiche errate, sfruttano alcuni religiosi per implicarli in obiettivi che nulla hanno a che vedere con la religione. Noi riconosciamo che ci sono leader religiosi che hanno dato interpretazioni errate dei libri sacri». Il Grande Imam ha quindi lanciato una serie di appelli accorati: «Mi rivolgo ai fratelli musulmani in Oriente dicendo loro: accogliete a braccia aperte i vostri fratelli cristiani, perché sono i nostri partner nella patria, sono i nostri fratelli che, ci dice il Corano, sono i più vicini a noi». E «noi musulmani non dobbiamo dimenticare che il cristianesimo ha accolto l'islam quando era una religione nascente, aiutandolo contro gli adoratori di idoli che erano presenti allora». «Dico — ha proseguito — ai cristiani in Oriente: voi siete cittadini, non siete minoranza. Siete figli di questa terra. Liberatevi dal concetto di minoranza. Vi prego, liberatevi dal concetto di minoranza: voi siete cittadini con piena cittadinanza, diritti e doveri. Sappiate che la nostra unità, noi e voi, sarà la roccia sulla quale si infrangerà il conflitto. Non dev'esserci differenza, distinzione tra cristiani e musulmani». E ancora: «Dico ai musulmani in Occidente: inseritevi nelle società, inseritevi in modo positivo per tutelare la vostra identità religiosa, così come rispettate le leggi di queste società. Sappiate che la sicurezza di queste società è una responsabilità anche vostra. E se ci sono delle leggi che invitano a violenza e alla sharìa, ricorrete alle leggi, perché le leggi vi tuteleranno, tuteleranno la vostra libertà». «Dico ai giovani — ha concluso Ahmad al-Tayyeb — in Oriente e in Occidente: il vostro futuro è sorridente. Armatevi con la morale, con la sapienza, con il sapere; fate di questo Documento una costituzione, una carta di principi per la vostra vita; fatene una garanzia di un futuro libero da scontri, libero da sofferenze; fate di questo Documento una carta come barriera contro l'odio; insegnate ai vostri figli questa carta, questo Documento perché è un'estensione della costituzione dell'islam, è un'estensione delle Beatitudini del Vangelo».
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