Giordano Stabile
L’offensiva diplomatica di Benjamin Netanyahu nel mondo arabo-musulmano si prepara al colpo grosso in Marocco. Il premier israeliano si appresta alla prima visita nel Paese del Maghreb «attorno al 30 marzo», cioè a ridosso delle elezioni del 9 aprile. Sarebbe una spinta notevole nel duello con l’ex capo delle Forze armate Benny Gantz, in rimonta nei sondaggi. Israele e Marocco non hanno rapporti diplomatici, nonostante le relazioni cordiali fin dai tempi Mohammed V, il sovrano che ha portato all’indipendenza il regno nel 1956. Non è un problema, perché Netanyahu ha già visitato lo scorso 25 ottobre l’Oman, un’altra nazione araba senza relazioni ufficiali con lo Stato ebraico.
Ora il sito marocchino in lingua francese Le Desk ha rivelato che il consigliere alla Sicurezza nazionale Meir Ben-Shabbat «sta lavorando» con il pieno appoggio americano a un incontro fra Netanyahu e re Mohammed VI. La visita, secondo la tv israeliana Channel 12, dovrebbe svolgersi negli ultimi giorni di marzo, subito dopo quella di Papa Francesco. Per il “Times of Israel”, le chance di successo sono alte, perché Rabat conta sull’appoggio di Washington per farsi riconoscere le proprie rivendicazioni sull’ex Sahara spagnolo, occupato nel 1975. In cambio, fra l’altro, è pronta a offrire la normalizzazione dei rapporti con Israele.
La delegazione repubblicana
I preparativi per la visita di Netanyahu hanno subito una accelerazione con l’arrivo di una folta delegazione di esponenti repubblicani dall’America. Il gruppo comprendeva i leader della Jewish Coalition Norm Coleman e Matt Brooks, il diplomatico di lungo corso Elliot Abrams, l’ex portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer, oltre al lobbysta pro-Marocco Andrew King. Subito dopo sono cominciate le indiscrezioni, ora confermate dai media, anche se sia il governo israeliano che quello marocchino hanno evitato di commentare o ufficializzare.
Per Netanyahu sarà un tassello importante nella sua politica di penetrazione diplomatica in Medio Oriente e Nord Africa. Oltre alla visita in Oman c’è stata quella in Ciad, Paese che aveva rotto i rapporti diplomatici nel 1972 e ora li ha riallacciati. Nel Golfo Israele adesso può contare anche su relazioni «semi-diplomatiche» con Arabia Saudita ed Emirati Arabi, visto che funzionari governativi e degli apparati di sicurezza si scambiano visite sempre più frequenti. E il leader di un’altra nazione musulmana, il primo ministro del Mali Soumeylou Boubeye, arriverà il prossimo mese in Israele. Lo scopo, come ha spiegato lo stesso Netanyahu durante l’incontro con il presidente ciadiano Idriss Déby a N’Djamena, «è aprire una breccia nel cuore del mondo musulmano».
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