Giordano Stabile
Benny Gantz mostra subito fiuto politico e quasi raddoppia i consensi dopo la prima grande uscita, la convention di Tel Aviv che ha lanciato la sua candidatura a premier. Il discorso di martedì sera non è piaciuto a molti commentatori, ma l’ex comandante delle Forze armate ha saputo toccare le corde dell’elettorato, con una postura da inflessibile difensore della sicurezza di Israele e una presa di posizione netta contro la «corruzione» fino all’attacco frontale al primo ministro Benjamin Netanyahu sul tema degli scandali.
Benny Gantz
Il vento in poppa nei sondaggi
I sondaggi condotti nella giornata di ieri hanno così registrato uno spostamento di consensi impressionante a favore del generale di ferro. Il suo partito, Hosen L’Ysrael, è accreditato ora di 24 seggi sui 120 della Knesset, con un aumento di otto rispetto alle precedenti rivelazioni. Non solo, il distacco nelle preferenze su chi debba essere il prossimo premier si è ridotto di un solo punto, con Netanyahu che riceve il 36 per cento dei consensi contro il 35 di Gantz. Erano anni che non si vedeva una sfida così serrata.A livello di partiti il Likud resta in testa con 31 seggi previsti nella prossima Knesset, ma una eventuale alleanza fra il partito di Gantz e quello dell’ex star televisiva Yair Lapid, Yesh Atid, otterrebbe 35 seggi se il generale fosse indicato come candidato premier. Ciò significa che Netanyahu ha uno sfidante serio e pericoloso, tanto più un altro sondaggio lo dà perdente se il procuratore generale Avichai Medelblit dovesse annunciare la sua decisione di incriminarlo per corruzione.
Sarebbe un assist micidiale a Gantz. Nel suo discorso ha precisato che Netanyahu «non potrà governare» se incriminato. Anche se ama ripetere che il suo programma incentrato sullo slogan «prima Israele» non è «né di destra né di sinistra», il generale ha scavalcato a destra il premier sul tema della sicurezza. Lo ha accusato di «aver stretto la mano all’assassino seriale Arafat», e di fronte alla crisi di Gaza si è addirittura vantato di aver «riportato all’età della pietra» la Striscia durante l’ultima campagna militare nell’estate del 2014.
La sinistra laburista, dopo la rottura fra il leader Avi Gabbay e l’ex ministro degli Esteri Tipzi Livni, sembra fuori dai giochi e alcuni sondaggi la danno addirittura sotto la soglia minima dei 4 seggi. Il nuovo quadro politico preoccupa i palestinesi, che rischiano di dover trattare dopo il voto del 9 aprile con il governo israeliano più intransigente di sempre. Il presidente Abu Mazen prepara un nuovo governo senza più ministri di «area Hamas», dopo le dimissioni del premier Rami al-Hamdallah. Una rottura totale con Gaza, ormai abbandonata da tutti.
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