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Il caso F.T., il Vaticano e Israele 30/01/2019

Gentilissima Signora Fait, F.T. ha tradito o no Leone Senigallia? Il titolo lo dà per accertato, ma l'articolo si interroga su chi sia stato il delatore e le circostanze ivi riferite possono indurre al sospetto, ma non bastano per condannare un uomo o la sua memoria. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
Purtroppo è passato molto tempo per appurare la verità anche se per le opere d'arte trafugate è ancora possibile. Non mi stupirei se fosse vero dal momento che non sarebbe un caso unico. La quasi maggioranza degli ebrei sopravvissuti tornati alle proprie case le hanno trovate occupate, i beni rubati. E' capitato anche alla mia famiglia che non ha trovato più nemmeno i pavimenti di cotto in terrazza! Aspettiamo le indagini.
Un cordiale shalom
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=73523

Gentilissima Signora Fait, La ringrazio vivamente della pubblicazione della mia lettera su Santa Sede e Israele. Con riguardo alla Sua risposta, osservo soltanto che la Santa Sede non cerca di cambiare il nome ad uno Stato (ha un Nunzio apostolico in Israele) e non confonde fra spiritualità e politica (il diplomatico vaticano presso le Nazioni Unite, Mons. Auza, ha caldeggiato trattative di pace fra israeliani e palestinesi; invitare solo una delle parti a trattare non è molto diplomatico). Spirituale è la radice dell'interesse che spinge la Santa Sede all'attività diplomatica: la natura, sotto il profilo religioso cristiano, di Terra Santa (Terra di Gesù e della storia della salvezza) della porzione di pianeta compresa fra il Mediterraneo ed il Giordano. Un interesse che non può restare confinato al segreto della coscienza, ma deve tradursi in azioni concrete coerenti con la fede professata, inclusa la diplomazia della Santa Sede. Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
Ricordo che alcuni anni fa era Nunzio Apostolico in Israele Monsignor Pietro Sambi il quale non aveva mai nascosto la sua grande simpatia per Israele ed era un piacere sentirlo parlare dando al paese il nome che gli spettava. Era una persona squisita che diceva pane al pane e vino al vino, purtroppo nel 2005 fu mandato negli USA, non so se per fine mandato o perchè troppo scomodo. Io posso capire tutte le sue motivazioni ma insisto nel dire che in campo politico e diplomatico i rappresentanti del Vaticano dovrebbero dare ad ogni paese il proprio nome. Basterebbe un minimo di sensibilità, un desiderio di rimediare agli errori del passato, basterebbe dire "Israele, per noi cristiani Terra Santa". L'ambasciatore di Israele all'Onu non si riferisce al proprio paese chiamandolo Terra Promessa che ha un senso sia spirituale che politico molto profondo per noi ebrei. Le cito le parole di Ben Gurion nella Dichiarazione di Indipendenza del 14 maggio 1948: "Noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità Ebraica in Eretz Israel e del Movimento Sionista , siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d'Israele".
Un cordiale shalom


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