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Israele e Terra Santa 28/01/2019

Gentilissima Signora Fait, l’articolo odierno dell’Osservatore Romano non fa altro che riportare quanto dichiarato dal rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite, il quale, a sua volta, ha ribadito l’appello della stessa Santa Sede “alle autorità israeliane e palestinesi per riprendere il dialogo e intraprendere un percorso di pace” per porre fine al conflitto: un invito ad entrambe le parti, che non mi sembra possa nuocere ad Israele, viste tutte le volte in cui Netanyahu ha pubblicamente spronato Abbas (Abu Mazen) a tornare alle trattative. So che ad IC non piace che la terra compresa fra il Mediterraneo ed il Giordano non sia, per l’intera umanità, soltanto Eretz Israel, ma è un dato di fatto che essa rappresenta, come ha detto il medesimo diplomatico vaticano, la “casa spirituale”, in modi diversi, per ebrei, cristiani e musulmani (non già, come si legge nel commento redazionale, “territorio delle tre religioni”). Proprio il fatto che questa terra nella sua interezza, indipendentemente dalle vicende politiche, sia, per i cristiani, la Terra Santa – la terra in cui Dio si è fatto Uomo – è la ragione dell’appassionato amore per essa di ogni cristiano credente e dello speciale interesse della Santa Sede per la sua sorte e, in particolare, per Gerusalemme, città della morte e Resurrezione di Gesù e di nascita della Chiesa, e per la sorte di tutti i cristiani di Terra Santa, israeliani o palestinesi che siano. Il che spiega anche l’interesse delle comunità cristiane in Israele e, di riflesso, per tutti i cristiani credenti nel mondo (di cui trattava un articolo dell’Osservatore Romano di ieri, 25 gennaio, ancor più duramente biasimato da IC) per la legge su Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, approvata l’anno scorso e tuttora oggetto di controversie e di proteste, anche da parte dei drusi (da ultimo, proprio ieri). Una legge da cui molti israeliani non ebrei, per quanto ho potuto leggere su giornali come il Jerusalem Post, si sono sentiti feriti, considerati come se fossero stranieri giunti individualmente in Israele e naturalizzati, anziché membri di gruppi etnico-religiosi ivi viventi da secoli: nel caso dei cristiani, anche dai primi secoli del cristianesimo. Naturalmente, si possono avere le più diverse opinioni tanto sulla legislazione israeliana, quanto sulla diplomazia vaticana. Quello che non condivido sono il travisamento dei fatti (‘Terra Santa’ non è solo lo Stato di Israele, contrariamente a quanto sottintende IC, ma anche i “territori contesi”; “casa spirituale” per i credenti di più religioni non equivale a loro “territorio”: come cristiana italiana, la Terra Santa è la mia casa spirituale, ma non ho rivendicazioni territoriali su un solo millimetro quadro di essa; diversa è la situazione per i cristiani ed i musulmani israeliani e palestinesi, che con parti di quella terra hanno anche un vincolo ‘terreno’ di appartenenza nazionale), la pretesa che la Santa Sede, cioè la Chiesa, al livello più alto del suo governo, taccia su questioni che sono al cuore dei suoi interessi per ragioni di fede e le accuse di demonizzazione di Israele rivolte ad articoli che si limitano a dar conto di fatti accaduti e di interesse per molti lettori, come quello di ieri sopra citato. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
Non metto in dubbio che lei consideri Terra santa e sua casa spirituale i territori dove Gesù è nato, vissuto e dove ha predicato. Questo può farlo lei come persona privata ma non è ammesso che lo faccia chi si occupa di politica. Nel momento in cui la Santa Sede va all'ONU parla di politica non di spiritualità e allora deve usare termini politici non aleatori e irreali. Un rappresentante dello stato Vaticano all'ONU non ha il diritto di cambiare nome a uno stato, l'ONU è una sede dove si parla di politica non di Dio o di casa spirituale dei cristiani. Inoltre il rappresentante vaticano avrebbe dovuto appellarsi solamente all'OLP/Fatah/Hamas per la pace. Israele è sempre stata pronta a farlo a meno che non si chieda il suo suicidio. La legge su Israele Nazione del popolo ebraico non tocca le minoranze dal momento che è, come ha ribadito Netanyahu varie volte, una completezza della Dichiarazione di Indipendenza dove è scritto nero su bianco che tutti i cittadini di Israele sono uguali. Chi protesta è solo perchè fagocitato dalle sinistre estreme. I drusi sanno perfettamente di essere cittadini a tutti gli effetti, anche molto amati e, come loro, gli arabi israeliani, i beduini e chiunque voglia vivere in pace. Quella legge è stata fatta per proteggere gli ebrei non per nuocere a chi ebreo non è. Interessante l'ipocrisia del rappresentante vaticano che ringrazia il Libano per aver accolto le persone colpite dai conflitti nella regione. Non lo sa l'Arcivescovo Auza che in Libano i palestinesi sono privi di diritti civili? Su Gerusalemme è ora che il Vaticano si rassegni, è la capitale di Israele e questo dovrebbe rassicurare le autorità ecclesiastiche invece di indurle a fare proposte pericolose e indegne.
Un cordale shalom
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=73512


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