Riprendiamo dall'OSSERVATORE ROMANO di oggi 26/01/2018, a pag.3, un redazionale dal titolo"La Santa Sede all'Onu per il dialogo in Medio Oriente"
Le parole dell'osservatore permanente dall'Onu della S.S. (Santa Sede) sono del tutto inappropriate. Primo, perchè l'ostinazione a chiamare Terra Santa Israele. affermando essere territorio delle tre religioni monoteiste, falsa totalmente la realtà storica, politica e geografica. In quella regione esiste uno Stato, Israele, che è lo Stato del popolo ebraico, Ci sono poi i territori contesi, in discussione dal 1967, quando Israele aggredito dagli stati circostanti che volevano distruggerlo, li sconfisse. Egitto e Giordania firmarono poi con lo Stato ebraico un accordo di mutuo riconoscimento, il che dimosta la buona fede di Israele e la sua volontà di arrivare a una pace condivisa e giusta con chiunque lo voglia. Purtroppo non è il caso dei palestinisti, nè di quelli dell'Olp nè quelli di Hamas.
Su Gerusalemme, la S.S. la pianti per favore, è la capitale di Israele, si vergogni piuttosto la S.S. per aver riconosciuto Israele 35 anni dopo la proclamazione nel 1948. Noi di IC abbiamo il privilegio di scrivere ciò che pensiamo, cosa che continuerema a fare, come continueremo a scrivere S.S. fin tanto che i giornali cattolici non guariranno dalla brutta abitudine di scrivere Terra Santa invece di Israele.
NEW YORK, 25. La Santa Sede «continua ad appellarsi con fervore alle autorità israeliane e palestinesi per riprendere il dialogo e intraprendere un percorso di pace — come chiesto da Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi del Natale scorso — che ponga fine a un conflitto che da più di settant'anni lacera questa terra». Lo ha ribadito mercoledì l'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante un incontro del Consiglio di sicurezza dedicato alla situazione in Medio oriente. La Terra Santa, ha ricordato l'arcivescovo, «non è solo la casa di questi due popoli, ma anche di grande importanza storica e culturale per il mondo intero e casa spirituale per le tre religioni monoteiste dell ebraismo, del cristianesimo e dell'islam». Per questo, la Santa Sede «cerca di avere garanzie internazionali» per la città di Gerusalemme, come raccomandato dalla risoluzione approvata nel 1947 dall'Assemblea generale dell'Onu. «Nonostante l'importanza fondamentale di quei luoghi sacri — ha ammonito Auza — c'è il rischio di trasformare quello che è un conflitto territoriale e politico in uno di religione e d'identità». Da qui il richiamo ai leader politici di esercitare «la propria autorità in maniera responsabile; a superare le dispute impegnandosi in un dialogo aperto ed onesto per assicurare una pace vera e durevole, piuttosto che mantenere semplicemente una pace illusoria che essenzialmente è solo "un equilibrio tra potere e paura"». L'osservatore della Santa Sede, infine, ha elogiato la «generosa e solidale accoglienza» degli abitanti del Libano e della Giordania «per alleviare le sofferenze delle persone colpite dai conflitti nella regione, compresi i profughi palestinesi».
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