Riprendiamo da IMPAGINATO.IT, con il titolo "Il Mediterraneo può rinascere con Israele", l'intervista a Fiamma Nirenstein di Francesco De Palo.
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Fiamma Nirenstein
Il Mediterraneo? Può rinascere, grazie alla nuova geopolitica dei gasdotti e alla consapevolezza del ruolo incarnato da Israele. Ne è convinta Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice (12 i libri all'attivo), già deputata per il Popolo della Libertà e Vicepresidente della Commissione Affari Esteri. Attualmente è Senior researcher presso il noto think tank israeliano Jerusalem Center for Public Affairs (JCPA) e nel 2011 è stata inserita nella lista, che ogni anno compila il quotidiano Jerusalem Post, dei "50 ebrei più influenti del mondo". Impaginato l'ha raggiunta a Gerusalemme, per riflettere sull'imminenza del Giorno del Ricordo, sulla costante aggressività dell'Iran e delle mire nucleari di Teheran.
Il tracciato del gasdotto EastMed
Nuove minacce iraniane che parlano di eliminazione di Israele si abbattono sul confitto siriano e sul grande libro dell'antisemitismo. Perché le ha definite “una autentica antologia di ottusa ferocia”? L'antologia di ottusa ferocia iraniana inizia 40 anni fa, un specie di collezione che comincia con le dichiarazioni di odio verso l'occidente da parte di Khomeini, al centro delle quali c'è il grande satana americano e il piccolo satana israeliano. In questo c'è una presa di posizione che non è legata al momento, ma presenta un carattere strutturale nello stato islamico: è la colonna del credo sciita, che non dà importanza all'Iran in quanto tale. Nonostante una meravigliosa storia imperiale, ha un altro obiettivo: la vittoria dello stato islamico. Per questa ragione la definisco ottusa, perché altro non è se non un'idea fanatica.
Fino a che punto? Un'idea basata sulla fine del mondo nel momento in cui arriverà il messia sciita, che porterà la resurrezione dell'universo: perché ciò si ottenga, tutto il mondo deve essere convertito e quindi conquistato con questa idea così “poco urbana”. Israele è al centro di questa storia perché è un territorio in cui vivono gli ebrei, ma all'interno di un fazzoletto di terra che è stato musulmano: una circostanza che per loro è impossibile da concepire.
L'Iran di oggi come è guidato? A capo dei saggi c'è la guida suprema, l'Ayatollah AliKhamenei. Mentre il Presidente, Hassan Rouhani, è la faccia gentile di questo universo: è lui che punta, più di tutti, a costruire la bomba atomica. Ma non è solo.
Che ruolo sta giocando il generale impegnato nella rivoluzione islamica mondiale, Qasem Suleimani? Si tratta di una sorta di Trotsky in rivoluzione permanente, ma con un'altra attitudine: la conquista di tutto il Medio Oriente. E'piazzato benissimo in Libano, dove con gli Hezbollah controlla tutta la situazione. In Siria si è posizionato addirittura sui confini di Israele, creando un confine dell'Iran: una mossa assolutamente ambiziosa. Anche in Iraq, come in Yemen, ha una presenza prepotente con uomini e forze. Fatti noti, che Israele ripete da anni e che da molto tempo ha posto all'attenzione dell'Onu.
Quali le prossime mosse israeliane? Il Capo di Stato maggiore ha appena dichiarato di aver attaccato migliaia di volte le posizioni iraniane e di Hezbollah in Siria. Israele è decisa in ogni modo a evitare che il confine con la Siria diventi un confine con l'Iran. Deve farlo necessariamente, perché la prima intenzione dell'Iran nella conquista del Medio Oriente è quella di distruggere Israele: loro lo dicono, lo esclamano e lo ripetono apertamente. Ne hanno fatto la loro bandiera, anche per coalizzare tutto il consenso di cui hanno necessità. Addirittura, a suo tempo, Teheran ha anche avuto un'allenza con Al Qaida e oggi vanta un rapporto simpatetico con Erdogan, che invece ha interesse a legare con loro perché capo della Fratellanza Musulmana, prettamente sunnita ma che ha a sua volta un fortissimo interesse ideologico anti occidentale. Mentre fino a poco tempo fa Israele era solo ad affrontare l'Iran, finalmente adesso gli Usa hanno capito come stanno le cose.
In controtendenza rispetto agli ultimi anni, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che gli attacchi aerei israeliani in Siria di lunedì scorso hanno principalmente preso di mira le posizioni militari istituite dall'Iran. Cosa sta cambiando anche nella percezione comunicativa? In primis Netanyahu sa che può contare su un larghissimo consenso: i sauditi sono contenti, al pari di egiziani, giordani e di un vasto fronte africano dove sta viaggiando sempre più spesso, stringendo nuovi rapporti. Mentre in passato negli accordi in sede Onu tutto il mondo africano era coalizzato nel sostenere Teheran, adesso non è più così e in molti si sono resi conto della sua pericolosità e del suo essere nemico, non solo di Usa e Israele, ma di tutto il mondo sunnita in maniera verticale.
Le altre superpotenze come la Russia che strategia hanno? Putin sa che ha bisogno degli Hezbollah e dell'Iran, ma fino a un certo punto. Nel momento in cui gli dovessero diventare più scomodi che comodi, perché gli sollevano contro l'inimicizia dell'intero mondo sunnita e di Israele, allora farà tranquillamente a meno della rivoluzione islamica.
E Abu Mazen che strada ha scelto? Prima ha rifiutato l'aiuto anche economico da parte di Washington, per via di questo suo rozzo antagonismo nei confronti Trump che non lo condurrà a nessuna parte. Inoltre tempo fa Israele aveva lasciato entrare a Gaza fondi dal Qatar, ma la risposta è stata in una pallottola che un cecchino ha sparato contro un soldato isareliano. Per cui nuovamente il popolo palestinese soffre a causa di governanti stolti e ultra aggressivi.
Il dossier idrocarburi con la geopolitica dei gasdotti quanto influisce in questo senso? C'è una grande speranza, soprattutto riferita all'Europa, nella prospettiva di collaborare intensamente con Israele, non solo nel settore tecnologico e medico, ma anche in quello energetico. Il gasdotto Eastmed, che sarà il più profondo al mondo, rappresenterà per tutti un'acquisizione straordinaria. E allora sì che si potrebbe parlare finalmente di Mediterraneo, che fino ad oggi è stato solo un'aggregazione di Paesi arabi in cui Italia e Francia cercavano di fare da domatori sacrificando Israele. Mentre potremmo, anche in virtù delle nuove politiche energetiche, ricominciare ad elaborare il Mediterraneo con Italia, Grecia, Cipro, Egitto e naturalmente Israele. In Italia intanto è polemica: il senatore grillino Lannutti ha citato un testo antisemita e accusa chi ne chiede le dimissioni di macchina del fango.
La politica ha perso limiti e parametri? Siamo alla vigilia del Giorno della Memoria e di nuovo ci si accorge che, assieme al vaniloquio su Israele, è cresciuto il vaniloquio sugli ebrei. La memoria è sempre un qualcosa di fondamentale per far progredire l'uomo, nel caso della Shoah è ancora più importante perché ha una funzione politica: ovvero far sì che quella tragedia non accada più. E per farlo occorre evitare l'antisemitismo. Ma la memoria in sé per sé non ha funzionato.
Perché? Perché sulla base degli stereotipi terzomondisti, Israele è diventato l'obiettivo e lo schermo di tutti gli antisemiti del mondo e su Israele sono piovute le accuse più idiote in assoluto. Al senatore in questione consiglierei una visita in Israele, per fargli conoscere cosa sono davvero gli ebrei e cosa è stata la Shoah.