L'Iran terrorista e il ruolo dell'Italia Commento di Gianni Vernetti
Testata: La Stampa Data: 24 gennaio 2019 Pagina: 25 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Perché l’Italia deve partecipare alla conferenza di Varsavia per affrontare il caso-Iran»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/01/2019, a pag. 25 con il titolo "Perché l’Italia deve partecipare alla conferenza di Varsavia per affrontare il caso-Iran", il commento di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Il prossimo 13-14 febbraio a Varsavia si terrà la Conferenza sull’Iran voluta dall’amministrazione Usa e sulla quale il Segretario di Stato Mike Pompeo sta lavorando da alcune settimane. La Conferenza, dove sono stati invitati 70 Paesi fra i quali l’Italia e tutti i membri dell’Unione europea, avrà come focus la «pace, stabilita, libertà e sicurezza in Medio Oriente», con un obiettivo chiaro: mettere a fuoco una nuova politica dell’Occidente nei confronti dell’Iran dopo il fallimento dell’accordo sul nucleare. Nel presentare la Conferenza, il Dipartimento di Stato Usa ha sottolineato come «saranno affrontate le questioni relative al terrorismo e alla proliferazione degli armamenti missilistici, la sicurezza dei commerci marittimi e di come ridurre l’influenza destabilizzante dell’Iran e dei suoi alleati nella regione». L’opinione diffusa Oltreoceano è che l’accordo sul nucleare non abbia impedito all’Iran di proseguire nell’opera di riarmo e di esportazione di instabilità nell’intero Medio Oriente. I fatti recenti lo confermano. La crisi dei tunnel nel Nord di Israele ha reso evidente in modo definitivo la natura aggressiva di Hezbollah, che rappresenta una minaccia per la stabilità del Libano e per la sicurezza di Israele. Hezbollah è uno «Stato nello Stato» con regole, leggi, esercito e amministrazione autonoma, e con i piedi a Tiro e Sidone e la testa a Teheran: tecnicamente un «alleato» del regime iraniano dal quale dipende economicamente e militarmente.
Una manifestszione di dissidenti iraniani all'estero
L’influenza dell’Iran nel teatro siriano, accresciuta negli anni della guerra civile rappresenta una minaccia per la stabilità mediorientale: dopo aver contribuito alla salvezza di Assad, oggi l’Iran va all’incasso a Damasco con una radicata presenza militare e con basi che vuole permanenti. L’offensiva lanciata da Israele contro obiettivi di Hezbollah e delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran sul suolo siriano mira ad evitare questo rischio. Infine il progetto iraniano della «Mezzaluna sciita»: una vasta area di influenza senza soluzione di continuità fra Teheran e il Mediterraneo, che ha già ottenuto le prime vittorie sul campo con le milizie sciite di Hashd al-Shaabi in Iraq che hanno guidato la riconquista di Kirkuk e la breve guerra contro i curdi, i migliori alleati dell’Occidente nell’intera regione.
Nonostante l’impegno dell’Alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, nel tentativo di salvare l’accordo sul nucleare iraniano, in molte cancellerie ci si interroga se non sia opportuno tentare altre strade alla luce dell’inaffidabilità iraniana e dell’incapacità di Teheran di essere un partner responsabile e credibile per la comunità internazionale. Le nuove sanzioni Usa contro l’Iran iniziano ad avere effetti rilevanti e cresce la consapevolezza che sia possibile, dopo trent’anni, un «cambio di regime» per liberare l’Iran dall’opprimente teocrazia degli ayatollah. Anche se il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, ha già bollato la Conferenza di Varsavia come un «disperato circo anti-iraniano», stanno crescendo le adesioni di molti Paesi europei e mediorientali. Per l’Italia è importante una buona riuscita della Conferenza per diversi motivi. È un interesse nazionale primario per l’Italia migliorare la stabilità e la sicurezza nell’intero Mediterraneo ed ogni iniziativa in tal senso è benvenuta.
In più, è necessario un’ampio consenso internazionale per contrastare seriamente l’influenza dell’Iran in Medio Oriente e nel Mediterraneo a cominciare dal Libano. La scoperta dei tunnel nel Sud del Libano e la ripetuta violazione da parte di Hezbollah della Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, hanno minato la credibilità e l’efficacia della Missione Unifil a guida italiana. L’Italia ha bisogno di solide alleanze in Europa e dall’altra parte dell’oceano per rilanciare la missione: senza nuove risorse e nuove regole d’ingaggio la missione rischia di perdere di significato e senza un vero disarmo di Hezbollah un nuovo conflitto è inevitabile. Una presenza italiana a Varsavia è anche necessaria per evitare i rischi di non partecipare in prima persona a possibili future azioni diplomatiche, come accadde nel 2003, quando Roma si autoescluse dal Gruppo di contatto sull’Iran sulla Crisi nucleare. Infine l’Italia ha tutto l’interesse che, sulle crisi che coinvolgono il Mediterraneo (dal Libano, alla Siria, alla Libia, ai flussi migratori), si realizzi una forte convergenza transatlantica fra Usa e Ue. L’incontro di Varsavia potrebbe rappresentare una tappa importante in tal senso.
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