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La Stampa Rassegna Stampa
24.01.2019 La Turchia si espande in Siria
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 24 gennaio 2019
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Ankara sceglie il modello Cipro per estendere i suoi confini a Sud»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/01/2019, a pag. 14, con il titolo "Ankara sceglie il modello Cipro per estendere i suoi confini a Sud" il commento di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

Recep Tayyip Erdogan punta al modello «Cipro Nord» per la Siria, ma dovrà offrire una grossa contropartita a Vladimir Putin. Con le relazioni che hanno raggiunto un nuovo livello di intesa, la Siria resta il nodo più difficile, dove gli interessi ancora divergono. Il leader turco vuole il consenso russo per creare una «zona di sicurezza», profonda 30 chilometri, lungo 460 chilometri di frontiera. Sono altri 13 mila chilometri quadrati di territorio, una regione come la Calabria, che dovrebbero finire sotto amministrazione turca, l’anticamera di una annessione. Si tratta prima di tutto di liquidare il «Rojava» il Kurdistan siriano, una regione semi-autonoma che ha visto la luce con le battaglie contro l’Isis dei guerriglieri curdi delle Ypg, le Unità di protezione del popolo, considerate da Ankara nient’altro che la branca siriana del Pkk.

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Afrin, nella Siria del Nord


La Russia, Bashar al-Assad, e soprattutto l’Iran la vedono in modo diverso. Anche se non prendono in considerazione la nascita di un Kurdistan sul modello di quello iracheno, sono disposti a concedere autonomia e uso della lingua locale per riportare le province del Nord-Est sotto il controllo di Damasco. Le Ypg, un po’ come le milizie sciite, sarebbero trasformate in una forza ausiliaria regionale, sotto la supervisione dell’esercito. I rapporti fra il regime e i curdi sono stati in questi otto anni di guerra di «non ostilità», con momenti di alleanza aperta, per esempio ad Aleppo. Per Assad «vendere» i curdi a Erdogan presenta molti ostacoli e significa rinunciare a riprendersi «ogni centimetro quadrato di territorio», come ha giurato più volte. Su questo è spalleggiato in pieno da Teheran, ma fino a un certo punto da Mosca. Putin ha a cuore l’intesa con Erdogan e appena dopo lo spostamento di campo della Turchia, indotto dal fallito golpe del luglio del 2016, gli ha lasciato via libera per il primo intervento in Siria, l’operazione Scudo dell’Eufrate.

Il cuscinetto
Il quel modo Erdogan ha ottenuto una zona cuscinetto attorno alle cittadine di Jarabulus e Al-Bab, e poi Afrin, in cambio della cessazione degli aiuti ai ribelli ad Aleppo Est. Ora il reiss turco ha in mano un’altra carta di scambio. Ed è Idlib. Gli accordi russo-turco-iraniani dello scorso settembre hanno fermato l’offensiva del regime e un probabile bagno di sangue. La situazione è cambiata. I ribelli jihadisti di Hayat al-Tahrir al-Sham, legati ad Al-Qaeda, hanno preso il controllo di quasi tutta la provincia, grande come l’Umbria. Ankara non ha mosso un dito per fermarli. Con la scomparsa dei «ribelli moderati» per Damasco la possibilità di riconquistare Idlib diventa più concreta. Mosca potrebbe appoggiarla con la sua aviazione in nome della «lotta al terrorismo», forse con il consenso di Donald Trump. Le truppe americane, salvo colpi di scena, termineranno il ritiro dalla Siria a maggio. A quel punto lo scambio Idlib-Rojava potrebbe concretizzarsi, a spese dei curdi.

Ma per Erdogan non si tratta soltanto di eliminare i guerriglieri. Il Nord della Siria deve essere il primo passo dell’espansione neo-ottomana e in parte già lo è. Come ha notato anche il Financial Times, le zone di Afrin, Jarabulus e Al-Bab sono amministrate come territori turchi. Scuole in lingua turca, insegne bilingui, bandiere con la mezzaluna sugli edifici pubblici; ospedali, municipi, servizi comunali amministrati da funzionari che provengono da Gaziantep: questo pezzo di Siria è un prolungamento del Sud della Turchia. È il «modello di Cipro Nord», la parte dell’isola occupata nel 1974 è stata mano a mano «turchizzata», anche se non è mai stata annessa. Il piano è alla luce del sole. Erdogan ha detto più volte che il Trattato di Losanna del 1923, dove vennero fissati i confini attuali, scadrà nel 2023. Rivendica le acque fra Cipro e la Turchia, soprattutto per lo sfruttamento del gas. E l’Akp, il suo partito, ha mostrato cartine con le nuove frontiere vagheggiate: includono pezzi delle province di Aleppo, Raqqa, Hasakah e persino pezzi di territorio iracheni.

 

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