Giuseppe Agliastro
Putin ed Erdogan sono alla ricerca di un compromesso sulla Siria. In un incontro al Cremlino all’insegna della massima cordialità e chiamandosi l’un l’altro «caro amico», i leader di Russia e Turchia hanno discusso ieri di come spartirsi le zone di influenza nel Paese mediorientale in vista del ritiro delle truppe americane, che dovrebbe completarsi all’inizio di maggio.
Vladimir Putin, Recep T. Erdogan
La «striscia» di sicurezza
L’impressione è che, in cambio di una «safe zone» anti-curdi nel Nord della Siria, Ankara possa fare delle concessioni nella provincia nord-occidentale di Idlib, dove - ha sottolineato Putin - Russia e Turchia potrebbero intervenire con «misure supplementari» per «stabilizzare la zona», che doveva passare sotto il comando turco ma per ora è in pratica in balia degli estremisti del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, l’ex Al Nusra, forte di 15-20.000 miliziani.
Ad ascoltare Erdogan, infatti, durante il faccia a faccia potrebbe essere stato compiuto un importante passo verso la creazione di una «striscia di sicurezza» a guida turca nel Nord-Est della Siria per mettere fuori causa i guerriglieri curdi dell’Ypg che temono di finire nel mirino di un’offensiva turca dopo l’uscita dei loro alleati americani dal Paese. «Con la Russia sotto questo profilo non abbiamo alcun problema», ha assicurato Erdogan dopo l’incontro con Putin, lasciando intendere che un’intesa con Mosca sia ormai vicina. «A Idlib contro il terrorismo continua il nostro impegno insieme alla Russia - ha aggiunto Erdogan -. L’intervento continuerà per rafforzare la tranquillità dei civili siriani, ma non ci fermeremo fino a quando non avremo raggiunto i nostri obiettivi. Abbiamo parlato in passato della possibilità di costituire un comitato elettorale e continuiamo sulla strada delle decisioni prese nel vertice di Istanbul», ha poi concluso Erdogan
Il presidente russo ha parlato anche del ritiro americano, pur mostrando qualche diffidenza: «Se sarà realizzato veramente, è un passo positivo» che aiuterà a stabilizzare la situazione in una regione travagliata del Paese».
Il nodo dei curdi
Il Cremlino, in cambio, vuole che i territori a Est dell’Eufrate, ora controllati da curdi e americani, passino ai soldati di Assad, rimasto in sella con il sostegno militare russo. Su questo Putin di certo non transige e anche ieri ha ribadito di voler promuovere «il dialogo di Damasco con i curdi». Mosca e Ankara hanno interessi divergenti in Siria, ma dialogano e si coordinano per mantenere il rapporto privilegiato creatosi dopo il tentato golpe in Turchia dell’estate del 2016. La loro cooperazione economica è in costante crescita e proprio attraverso la Turchia il gas russo potrebbe raggiungere presto l’Europa con il TurkStream. Russia e Turchia fanno inoltre parte assieme all’Iran (come Mosca alleato di Assad) di un terzetto ormai consolidato che promuove i cosiddetti negoziati di Astana sulla Siria e soprattutto i propri interessi nel Paese levantino. Vladimir Putin ieri ha fatto sapere che un vertice dei capi di Stato di questo terzetto si svolgerà in Russia «nel prossimo futuro». È possibile che da questo summit emergano delle novità sulla Siria a cui ieri al Cremlino hanno solo accennato.
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