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Il Foglio - Il Giornale - Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.01.2019 Caso Lannutti: complottismo e antisemitismo sono l'essenza del grillismo
Commenti di Luciano Capone, Domenico Di Sanzo, Alessandro Trocino

Testata:Il Foglio - Il Giornale - Corriere della Sera
Autore: Luciano Capone - Domenico Di Sanzo - Alessandro Trocino
Titolo: «Lannutti è il Mov. 5 stelle - I protocolli del circolo vizioso - Perché il M5s non può cacciare Lannutti - La protesta degli ebrei contro i 5 Stelle»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/01/2019, a pag. I l'analisi di Luciano Capone dal titolo "Lannutti è il Mov. 5 stelle"; a pag. 3, l'editoriale "I protocolli del circolo vizioso"; dal GIORNALE, a pag. 8, con il titolo "Perché il M5s non può cacciare Lannutti", il commento di Domenico Di Sanzo; dal CORRIERE della SERA, a pag. 11, con il titolo "La protesta degli ebrei contro i 5 Stelle", il commento di Alessandro Trocino.

Ecco gli articoli:

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Ezio Lannutti. il "Gianni Vattimo" dei 5 Stelle

IL FOGLIO - Luciano Capone: "Lannutti è il Mov. 5 stelle"

Roma. Mario Draghi è un membro della “setta degli Illuminati” che controlla il mondo, Ignazio Visco un malfattore che deve essere portato in Tribunale, Papa Francesco è manovrato dal Bilderberg, Sergio Mattarella è un “traditore”, una “Mummia sicula” e – addirittura – un “Padrino”. E tutto questo Elio Lannutti lo dice tranquillamente da anni, senza che mai a nessuno sia venuto in mente di chiedere le dimissioni o di chiamare un’ambulanza. Si è levata un’ondata di proteste e indignazione per la pubblicazione da parte del senatore del M5s, su Facebook e su Twitter, di un post antisemita: “Gruppo dei ‘Savi di Sion’ e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale, portò alla creazione di un manifesto: ‘I Protocolli dei Savi di Sion’. Suddiviso in 24 paragrafi, viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalismo, dei banchieri di affari e finanza criminale”. Così scrive Lannutti, allegando un articolo delirante di un sito complottista (saper-link-news.com) che cita il grande falso storico (I Protocolli dei Savi di Sion) alla base dell’antisemitismo moderno per spiegare come gli ebrei controllino il sistema bancario mondiale. Il giorno prima, invece, rilanciava una falsa intervista a George Soros – un altro prototipo di “banchiere ebreo” – presa da un altro sito complottista in cui il finanziere ungherese affermerebbe: “Io sono un Dio, ho creato tutto, controllo tutto”. Dopo le polemiche, Lannutti ha affermato di non essere antisemita e ha minacciato querele “se continua la diffamazione” nei suoi confronti. E’ anche possibile (e noi non abbiamo dubbi) che il senatore del M5s non sia antisemita e che quindi, a causa di una crassa ignoranza non sappia cosa siano i Protocolli dei Savi di Sion e cosa abbiano significato per la comunità ebraica, ma al netto di questo punto che ha fatto molto clamore sui media, il fatto che un senatore condivida tesi così sconclusionate sulle banche indica un quadro clinico-politico preoccupante ma non sorprendente. Vanno bene il disgusto e lo sdegno che hanno portato alla richiesta di dimissioni di Lannutti, ma nel caso di questo personaggio lanciato in politica da Antonio Di Pietro ciò che proprio non si comprende è il senso di sconcerto e meraviglia. Sono anni che il padre-padrone dell’Adusbef diffama e lancia pesanti accuse gratuite su chiunque gli capiti a tiro. Uno degli obiettivi principali di Elio Lannutti, sedicente difensore dei risparmiatori, è il presidente della Bce. “Dra - ghi-Goldman Sachs, setta degli Illuminati che decide sui destini del mondo. Ribellarsi a questi cleptocrati”, twittava il 6 febbraio 2016. L’ossessione per Goldman Sachs colpisce anche Papa Francesco: “Il suggeritore di Bergoglio sui migranti è un Bilderberg di Goldman Sachs”, twitta il 28 giugno 2018 rilanciando il cospirazionista Blondet. Il 14 settembre scorso, Draghi veniva descritto come un boss criminale: “La lezione di Lehman Brothers non è servita, con Herr Draghi, il boss dei boss dei Bankster, che fa acquistare a Bce partite di titoli tossici ed obbligazioni bancarie avariate, per finanziare le banche strozzine e dare coperture all’azzardo morale dei banchieri”. Pochi giorni dopo, il 7 ottobre, Draghi diventa “un vile affarista, che ha svenduto l’Italia ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Tra gli affaristi, secondo Lannutti, c’è anche il governatore della Banca d’Italia: “Visco dovrà rispondere prima delle sue gravi malefatte, davanti ad un Tribunale”, ha twittato due giorni fa. Il 16 settembre 2018, rilanciando un articolo che parlava di possibili influenze del presidente della Bce e del Capo dello Stato sul governo italiano, Lannutti twittava: “Comanda il popolo, non Draghi o qualche mummia sicula”. Nei momenti della formazione del governo, dopo il veto su Paolo Savona, il presidente della Repubblica viene definito come un “traditore della Costituzione” e come il responsabile “dell’aumento dello spread”. E’ vero che in quella fase politica così critica sono stati in tanti – a partire da Luigi Di Maio – ad alzare i toni nei confronti del Quirinale, ma Lannutti è andato oltre. Negli ultimi mesi, probabilmente a causa del ritardo della nomina al vertice della Consob di Marcello Minenna (di cui è un grande sponsor politico), Lannutti ha accostato il presidente della Repubblica alla mafia. Il 31 dicembre 2018, condividendo un articolo che indicava Sergio Mattarella come uomo dell’anno, Lannutti scriveva: “Padrino dell’anno Mattarella?”. Naturalmente definire il Presidente della Repubblica come un “Padrino” è di per sé grave, ma nel caso di Sergio Mattarella è anche molto indelicato – per usare un eufemismo – dato che ha avuto un fratello, Piersanti, vittima della mafia. Naturalmente tutto questo nel M5s viene accettato e tollerato da sempre. Anche dopo le accuse di antisemitismo per le frasi sui “Savi di Sion”, Luigi Di Maio si è limitato a dire: “Come vicepresidente del Consiglio e come capo politico del M5s prendo le distanze, e con me tutto il Movimento, dalle considerazioni del Senatore Elio Lannutti”. Prende le distanze dalle parole di Lannutti, ma non da Lannutti. Enrico Mentana, che ha chiesto a Luigi Di Maio di espellere il senatore dal gruppo parlamentare, ha commentato il silenzio del M5s sulla vicenda dicendo che forse è dovuta al fatto che si tratta di una figura marginale: “Capisco anche che stiamo parlando di Lannutti, non di una figura di primo piano”, ha detto il direttore del Tg La7. Ma se così fosse, perché Lannutti non viene cacciato? La storia del partito grillino è piena di figure più o meno di esponenti secondari epurati per motivazioni meno gravi, dall’essere andato da Barbara D’Urso (Marino Mastrangeli) al non aver votato il decreto sicurezza di Salvini (Gregorio De Falco). Se Lannutti non viene toccato è perché – a differenza di quanto sostiene Mentana – è un esponente di primo piano del M5s, una delle voci più autorevoli sui temi economici e finanziari del primo partito italiano. L’altroieri, il giorno dopo il tweet sui Savi di Sion, alla presentazione in Senato di un suo libro c’era lo stato maggiore del M5s: il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, la presidente della commissione Finanze Carla Ruocco (“Elio è immenso”), il presidente commissione Bilancio Daniele Pesco. La prima persona ad essere ricevuta in Via XX Settembre dai due sottosegretari al Mef, Villarosa e Laura Castelli, è stata proprio Lannutti: “Per fare bene è necessario ascoltare, e se ascolti persone come lui, non ti sbagli. Grazie Elio”, scrisse la Castelli pubblicando sui social una foto istituzionale. E d’altronde nel gennaio 2015 il partito, su indicazione dei suoi dirigenti, inserì di Elio Lannutti tra i dieci candidati del M5s per la presidenza della Repubblica. Avremmo potuto ascoltare un discorso di fine anno in stile Kazzenger sui Savi di Sion, i banchieri ebrei e la setta degli Illuminati. Ma per fortuna allora il Parlamento scelse Sergio Mattarella.

 

IL FOGLIO: "I protocolli del circolo vizioso"

Le comunità ebraiche europee hanno sempre guardato all’Europa come a un’unione liberale capace di sollevarsi al di sopra dell’opzione nazionalista e dell’estremismo politico, un luogo dove gli ebrei potessero vivere e prosperare. Gli attacchi terroristici di matrice islamica che li hanno colpiti da qualche anno hanno messo fine a questa illusione, cui è sopraggiunto un altro duro colpo, i populisti amalgamati dal loro comune disprezzo per il liberalismo e per le minoranze e che formano un cocktail tossico che minaccia il tessuto delle società europee. Gli ebrei britannici affrontano una “tempesta di pressioni perfetta fra estrema destra ed estrema sinistra”, ha avvertito qualche giorno fa l’avvocato inglese Anthony Julius, che difese la storica Deborah Lipstadt nel processo contro il negazionista David Irving. Inesorabilmente, gli ebrei d’Europa si sono ritrovati a mal partito, a essere “vittime collaterali”della battaglia nazionalista della destra europea contro gli immigrati o nel mirino delle aggressioni di sedicenti “antisionisti” a prescindere da quali possano essere le loro opinioni personali sulle varie politiche israeliane. Sulla scorta delle manifestazioni di sentimenti ebreofobi nel partito laburista di Jeremy Corbyn in Gran Bretagna si è iniziato a parlare di antisemitismo all’interno della sinistra radical. Da tempo si è aggiunta anche la minaccia populista sovraccarica di classici temi da “Protocolli degli Anziani di Sion”, appena evocati da un senatore italiano della maggioranza di governo, che è soltanto l’episodio più eclatante di questo magma storico-ideologico che pesca nel passato oscuro dei paesi europei e che si nutre di disprezzo per il cosmopolitismo. E’ stato sdoganato l’oltraggio al mondo ebraico tout court.

IL GIORNALE - Domenico Di Sanzo: "Perché il M5s non può cacciare Lannutti"

È la tarda sera di lunedì quando qualche parlamentare M5s dell'ala «ortodossa» comincia a chiedersi: «Perché Di Maio non espelle Lannutti adesso?». Risulta che il capo politico e vicepremier abbia anche valutato l'ipotesi. Alla fine, la reprimenda di Luigi Di Maio è arrivata, ma non c'è stata alcuna sanzione ufficiale per il tweet antisemita del senatore. E dire che il polverone che si è alzato dopo la condivisione della vecchia bufala del «Protocollo dei Savi di Sion» è stato molto violento. Enrico Mentana ha scritto una lettera sul suo nuovo sito Open, rivolgendosi al vicepremier grillino: «Sarebbe secondo me importante che lei separasse i destini del suo movimento da quello di un vostro eletto, il senatore Lannutti, capace ancora ieri di citare il complotto ebraico mondiale dei Protocolli dei Savi di Sion, quella che il linguaggio del nostro tempo chiamerebbe la fake news più foriera di odio e morte della nostra storia». La questione, però, rischia di finire nel dimenticatoio di fronte ai numeri di Palazzo Madama. Lì dove Lega e M5s contano attualmente 165 senatori, solo quattro voti sopra la maggioranza di 161. Un quadro che è destinato a peggiorare, nel caso venissero espulse Paola Nugnes ed Elena Fattori, le due senatrici per le quali la procedura disciplinare è ancora pendente. Ed è proprio su questo punto che si innesta la strategia dei «dissidenti». Nell'inner circle di Di Maio il ragionamento suona così: «Si considerano già fuori (Nugnes e Fattori, ndr), anzi cercano l'incidente per accelerare l'espulsione». Scenario che fa il paio con quanto raccolto da diverse fonti ex grilline, le quali riferiscono di contatti già avviati tra le due senatrici ribelli e alcuni legali, per studiare il ricorso da fare contro la cacciata dal M5s. Ricorso che è partito per quanto riguarda il senatore Gregorio De Falco, assistito dall'avvocato Lorenzo Borrè, «bestia nera» del Movimento in vari processi. Come anticipato dal Giornale, il legale contesta l'inserimento del vincolo di mandato nello Statuto di un partito, con tanto di penale per chi viene espulso. «Espellere un parlamentare sul presupposto della violazione episodica di un vincolo vietato dalla Costituzione - dice Borrè all'Adnkronos - esula da una visione democratica e improntata ai diritti costituzionali». Tra i motivi per cui il provvedimento sarebbe illegittimo, scritti nell'atto di citazione, anche i dubbi sulla nomina del collegio dei probiviri. Il consigliere regionale veneto Jacopo Berti è stato scelto in sostituzione della deputata Paola Carinelli, con una consultazione online tra una rosa di tre nomi, mentre secondo l'avvocato lo Statuto del M5s «prescrive che la scelta avvenga tra una rosa di almeno cinque candidati». Inoltre Borrè nota come altri parlamentari siano stati assenti alle votazioni o abbiano votato in difformità dal gruppo, senza per questo essere espulsi. Con l'espulsione di Nugnes e Fattori che appare scontata e in odore di ricorso, al Senato il governo ha due voti di maggioranza. E un Lannutti «furioso», più altri dissidenti in fibrillazione, potrebbe provocare un clamoroso showdown.

CORRIERE della SERA - Alessandro Trocino: "La protesta degli ebrei contro i 5 Stelle"

A tarda sera, a tre giorni da quando era stato postato, il retweet stava ancora là, in bella mostra sulla sua bacheca. Il senatore Elio Lannutti non ha ritenuto di rimuovere il post dell’articolo che prende per buoni i Protocolli dei Savi di Sion (oltre ai rettiliani e alla «Nobiltà nera» che governa il mondo e che farebbe «sacrifici umani»). Un post che continua a far discutere, ma non in casa dei 5 Stelle, che ritengono chiusa la questione con le scuse del senatore (arrivate due giorni dopo il post) e con la presa di distanza del capo politico e vicepremier Luigi Di Maio. La comunità ebraica e le opposizioni insistono nel chiedere che vengano presi provvedimenti nei confronti di Lannutti. Il senatore, twittatore seriale (rilancia anche 50 contenuti al giorno, spesso da siti di fake news), ha ripreso regolarmente la sua attività, sia pure con una qualche cautela in più. Dopo aver rilanciato alcuni post solidali con lui, commenta così: «Grazie, sono abituato alla macchina del fango». E poi pubblica un altro post, in attacco: «Mai una frase, un pensiero, un’azione contro gli ebrei perseguitati e trucidati dai nazisti. Mai affermato di essere antisemita. Piuttosto che querelare per la macchina del fango attivata, mi sono scusato, ma se continua la diffamazione, sarò costretto a farlo». Nei commenti si leggono molte difese del senatore, di questo tenore: «Falsi o meno che siano i protocolli dei Savi di Sion una cosa è certa: la verità è che è vero che è tutto in mano ai sionisti» (Benedetta Manini). Nessun altro esponente di spicco del Movimento 5 Stelle interviene sul tema. Parla, invece, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: «Credo che sia gravissimo, un senatore della Repubblica italiana non può essere senatore se ha questo nella sua mente. I rigurgiti antisemiti non sono un pericolo, ma una realtà». Nel Partito democratico Emanuele Fiano sfida il senatore: «Lei minaccia querele, le faccia contro di me. Anche dal testo che ha citato sono partiti i carri bestiame per Auschwitz. Proceda pure». Carmelo Miceli, deputato dem, commenta: «Non basta prendere le distanze, il Movimento dovrebbe espellerlo e chiedergli di lasciare il seggio». Il senatore Antonio Margiotta ribadisce: «Le parole del senatore Lannutti sono un insulto alla memoria. Sono la rappresentazione plastica dell’incapacità di comprendere la storia drammatica del Novecento e il contegno, onore e responsabilità che impongono un ruolo pubblico. Diffondere fake news antisemite è incompatibile con l’incarico di parlamentare. Di Maio tragga le conseguenze». Anche Forza Italia attacca. Dopo Mara Carfagna, interviene Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo: «L’antisemitismo si combatte non prendendo le distanze, ma allontanando le persone. Perché il Movimento Cinque Stelle ha fatto dimettere il velista Mura e non il senatore Lannutti che diffonde bufale antisemite? Forse per i 5 Stelle il velismo è più grave dell’antisemitismo?».

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