Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/01/2019 a pag.13 con il titolo "La Comunità ebraica a Conte 'trovate chi uccise Gaj Tachè'" la cronaca di Ariela Piattelli sulla visita di Giuseppe Conte alla Comunità ebraica di Roma
Nel repertorio della politica italiana una vistita alla Comunità ebraica di Roma non manca mai, chiuque sia al governo. Che dopo 37 anni gli autori dell'attacco alla sinagoga siano ancora latitanti illumina il quadro che rivela come funziona la giustizia nel nostro paese. Tante belle parole, profondi sentimenti di amicizia, ma di fatti neanche l'ombra, senza contare quanto i 5 Stelle siano ostili, dalla base ai massimi livelli, a Israele.
I leader dell’ebraismo italiano hanno chiesto al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte di dare la caccia ai terroristi responsabili dell’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982, in cui morì un bambino di soli due anni, Stefano Gaj Taché. È avvenuto ieri, durante la prima visita del premier alla comunità Ebraica di Roma. «La nostra Sinagoga porta ancora i segni di quando l’odio contro gli ebrei e contro Israele creò le condizioni per l’attentato del 1982, i cui responsabili, benché condannati, sono ancora latitanti all’estero», ha detto la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello a Conte, riferendosi ad Osama Abdel Al Zomar e ai suoi possibili complici. Il giordano Al Zomar, identificato come terrorista del commando palestinese che colpì la Sinagoga, fu arrestato in Grecia, ma non venne mai estradato in Italia. Conte si era già dimostrato sensibile al tema, infatti ieri ha voluto iniziare la visita alla Sinagoga portando una corona alla lapide commemorativa dell’attentato. «L’ingresso al Tempio Maggiore e la sosta davanti alla lapide che ricorda il piccolo Stefano, ucciso a soli due anni in un vile attentato terroristico, mi hanno profondamente scosso», ha dichiarato Conte, dopo aver incontrato i famigliari di Taché e i feriti dell’attentato.
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