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La Stampa Rassegna Stampa
18.01.2019 Le 'Guerre stellari' da Ronald Reagan a Donald Trump
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 18 gennaio 2019
Pagina: 12
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump e la nuova era missilistica»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/01/2019, a pag.12 con il titolo "Trump e la nuova era missilistica" il commento di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli       Donald Trump

Se Trump ricorda Reagan, come scrive Mastrollilli, il paragone non può essere il migliore!

Trump rilancia le «guerre stellari» di Reagan. Ieri il presidente ha parlato al Pentagono per rivelare la Missile Defense Review, la revisione periodica delle difese missilistiche americane, che aumenta i finanziamenti per questo progetto. La novità tecnica più significativa è l’obiettivo di stazionare sensori nello spazio, per individuare in tempo reale il lancio di vettori contro gli Usa da qualunque angolo del pianeta. In un secondo momento, questi strumenti potrebbero essere dotati di armi, per sparare contro i missili e abbatterli, invece di fare affidamento sulle difese basate a terra.

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Ronald Reagan


Il capo della Casa Bianca ha spiegato la sua decisione con la necessità di stare sempre un passo avanti rispetto alle principali minacce, che ha identificato in Paesi come Iran e Corea del Nord, Cina e Russia. Mosca sta sviluppando nuovi missili, Washington ha deciso di ritirarsi dall’accordo che limitava la produzione di vettori a raggio intermedio.

La mossa di Trump rientra anche nella sua promessa elettorale di rilanciare le forze armate Usa, assicurando che siano le più forti del mondo, inclusa la revisione dell’arsenale atomico. Il presidente l’ha inquadrata nella disputa in corso con gli alleati Nato, ribadendo che dovranno aumentare gli investimenti nella Difesa, se vorranno condividere la protezione offerta dai nuovi sistemi in corso di realizzazione.

All’epoca di Reagan, la corsa al riarmo era stata considerata come un fattore decisivo per spingere l’Urss verso il fallimento, chiudendo la Guerra fredda. Trump potrebbe applicare ora la stessa strategia a Cina e Russia, nonostante la contraddizione insita in scelte come il ritiro dalla Siria, o la minaccia di abbandonare la Nato, che favoriscono invece il disegno neo egemonico di Putin. Più diretto è il pericolo di avversari come Iran e Corea, anche se il presidente aveva detto che la minaccia di Pyongyang era finita dopo il suo incontro con Kim, e proprio in queste ore sta discutendo i piani per un secondo vertice con lui. Un altro problema sono le risorse da dedicare: il governo federale è paralizzato dallo «shutdown», determinato dalla disputa con i democratici sulla costruzione del muro col Messico.

 

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