Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 17/01/2019, a pag.7 il redazionale dal titolo "Ginevra e la legge sulla laicità".
Il referendum sulla laicità a Ginevra vede gli interventi delle Chiese che invitano alla prudenza ma non chiudono del tutto la porta. Un secco rifiuto, invce da parte delle istituzioni islamiche. Non stupisce, perché le comunità islamiche in tutta Europa scelgono regolarmente la via dell'estremismo che include la prevalenza della teocrazia. Anche in Occidente, nell'attesa di poterlo governare con la Sharia.
Ecco l'articolo:
Il 10 febbraio i cittadini di Ginevra saranno chiamati alle urne per esprimersi su tre referendum. Uno riguarda la legge sulla laicità dello Stato adottata il 26 aprile 2018 dal Gran consiglio del cantone svizzero. La legge si inscrive nel quadro dell'attuazione della nuova Costituzione ginevrina che, all'articolo 3, prevede il principio della neutralità religiosa dello Stato, al quale sono tenute le autorità cantonali e comunali. Il testo definisce le nozioni di laicità dello Stato e fissa l'ambito delle relazioni tra questo e le organizzazioni religiose, in particolare per quanto concerne la percezione del contributo religioso volontario e l'accompagnamento filosofico, spirituale o religioso negli istituti pubblici di cura, medicosociali, per persone disabili o detenute.
La legge consente allo Stato di promuovere azioni che favoriscano il dialogo interreligioso e la pace religiosa, ma pone determinati limiti all'espressione religiosa nello spazio pubblico, nelle amministrazioni e istituzioni pubbliche. Il referendum sta facendo molto discutere la popolazione, che dovrà dire sì o no alla legge. Nei giorni scorsi le Chiese cattolica cristiana, cattolica romana e protestante sono intervenute per esprimere la loro posizione ma anche le loro riserve. Si sono dette generalmente favorevoli all'accettazione della normativa e questo perché è importante che lo Stato chiarifichi il senso della laicità alla luce delle sfide di oggi, inscrivendola nella storia locale e in un filone socio-politico assunto ormai da decenni. Tuttavia certi aspetti della legge lasciano perplesse le comunità cristiane, come per esempio quelli legati al mantenimento da parte delle Chiese dell'importante patrimonio storico a loro affidato, all'uso di misure restrittive eccezionali (l'articolo 7.1 prevede che, per motivi di ordine pubblico, il Consiglio di Stato possa limitare o sospendere l'ostentazione di simboli religiosi in tutti gli istituti pubblici), alle disposizioni che vincolano il possibile utilizzo del suolo pubblico per le attività di culto, o alle restrizioni sul vestiario dei deputati. Su quest'ultimo punto le Chiese, pur sensibili a un'espressione di neutralità religiosa per gli agenti dello Stato, ritengono che il dispositivo vada decisamente oltre. Contraria è invece la comunità musulmana: «Se vogliamo evitare qualsiasi forma di restrizione discriminatoria nei confronti di una comunità, a esempio sulla libera scelta delle donne di decidere come vestirsi, non conviene accettare la nuova legge sulla laicità», scrive il rettore del Centro islamico di Ginevra, Hani Ramadan.
Per inviare la propria opinione all' Osservatore Romano, telefonare: 16/69883461, oppure cliccare sulla e-mail sottostante