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Il Foglio Rassegna Stampa
16.01.2019 Boualem Sansal, Kamel Daoud: due scrittori algerini accusati di 'islamofobia' si rivolgono all'Occidente
Commenti di Giulio Meotti, Mauro Zanon

Testata: Il Foglio
Data: 16 gennaio 2019
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti - Mauro Zanon
Titolo: «'Francesco non decanti l’islam come fanno gli sciocchi leader occidentali' - Il dialogo sulla libertà di Sansal e Daoud, tacciati di 'islamofobia' in Francia»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/01/2019, a pag.2 con il titolo 'Francesco non decanti l’islam come fanno gli sciocchi leader occidentali' il commento di Giulio Meotti; con il titolo "Il dialogo sulla libertà di Sansal e Daoud, tacciati di 'islamofobia' in Francia", il commento di Mauro Zanon.

Ecco gli articoli:

Giulio Meotti: 'Francesco non decanti l’islam come fanno gli sciocchi leader occidentali'

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Giulio Meotti

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Boualem Sansal

Roma. Papa Francesco andrà in Marocco a fine marzo, tappa storica in quel dialogo interreligioso su cui la Santa Sede ha scommesso molto. Ed è uno scrittore arabo-musulmano, Boualem Sansal, a rivolgersi a Francesco con un saggio pubblicato dalla Revue des Deux Mondes, magazine che si pubblica in Francia dal 1829. Non capita spesso che un intellettuale islamico scriva criticamente dell’approccio del Papa sulla propria religione. Sansal invita Francesco a maturare dell’islam una visione realista, “per aiutare il musulmano di base oggi spodestato nel suo libero arbitrio dai fondamentalisti, dalla macchina della comunità e dalla nuova rivoluzione, per aiutare l’islam a rompere l’impasse oscura in cui lo ha rinchiuso da dieci secoli il letteralismo”. “L’ostinato silenzio dei leader europei sulle religioni, in particolare l’islam, stupisce e delude”, scrive il romanziere algerino autore di “2084”. “La loro conoscenza delle religioni è filiforme, sembra che non sentano nulla dei movimenti tettonici che le agitano, o ne che ne sappiano poco, il che è ancora più pericoloso”. Sansal parla di un “atteggiamento suicida e persino criminale nel contesto attuale, segnato dalla vertiginosa espansione di un arrogante islam esclusivista e radicale. E’ come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare”. Come spiegare questo atteggiamento? Sansal formule alcune ipotesi. “La prima è che sappiano e si siano promessi di non fare nulla, preferendo distogliere lo sguardo. Il male sarebbe troppo radicato. L’altra ipotesi è che, paralizzati dal pericolo, facciano affidamento alla società, sperando che il suo sistema immunitario finirà per digerire il corpo estraneo”. Una terza ipotesi, dice Sansal, è che “molti leader abbiano abbracciato l’idea che l’alternanza religiosa nella società sia possibile dopo tutto, e anche desiderabile, perché no?”. Ma avverte: “L’islam, l’ultima religione arrivata in Europa, ha un intrinseco impedimento all’integrazione nel quadro europeo fondamentalmente giudaico-cristiano, anche se questo referente si è eroso”. L’ultimo libro di Olivier Roy si intitola proprio così: L’Europe est-elle chrétienne ? La risposta è no: “La scristianizzazione ha preso il posto della secolarizzazione”. Spiega Boualem Sansal che “tutti i paesi musulmani rifiutano l’idea stessa di integrazione e ritengono che essere chiamati a fondersi nella melassa giudeo-cristiana sia apostasia”. Avviene il contrario: “I nuovi imam invitano l’Europa a unirsi senza indugio alla ummah (la comunità dei musulmani) a cui lavorano con un certo successo”. Secondo Sansal, storicamente i Papi hanno sempre vissuto nella paura dell’islam, “fin da quando all’inizio del VII secolo hanno appreso della nascita di una nuova religione di un mercante scelto da Dio per completare la missione di Abramo e Gesù e quando, nel 637, l’esercito islamico conquistò Gerusalemme e l’intero medio oriente, culla storica del cristianesimo. Seguiranno l’avanzata irresistibile dell’islam in occidente, il Nord Africa giudaico-cristiano che si converte immediatamente, l’attacco alla Spagna cattolica, Bisanzio, Vienna e il progetto su Roma presente in tutta Europa. Orrore, l’islam ha ingoiato il mondo”. Una religione, scrive Sansal, “cui nessuna civiltà è mai sopravvissuta”. Lo scrittore algerino ritiene che Francesco “sulla religione che perseguita i suoi predecessori ha una nuova visione gentile, simpatetica, incoraggiante: l’islam non è il nemico ereditario della cristianità, è il suo amico intimo”. La critica di Sansal al Vaticano è che sull’islam emuli i leader occidentali “che ne parlano con deferenza”. A volte Francesco va oltre, “quan - do richiama la violenza cattolica e persino la violenza domestica per relativizzare la violenza islamica e, in un certo senso, giustificarla. Francesco non può ignorare l’espansione dell’islam radicale nel mondo e nel cuore stesso del dominio cristiano. Ma i tempi sono cambiati, i Papi non hanno più a disposizione questi eserciti che erano gli stati cristiani, hanno solo il loro magistero, che è diventato confuso negli anni, mentre l’islam è più concentrato che mai nella sua missione profetica”. Conclude Sansal: “Il Papa si è dichiarato a favore di un dialogo rafforzato con l’islam, ma questo è diventato un elenco delle rimostranze dell’islam e dei mezzi per concedergli sempre più spazio”. Il rischio, come nel logo vaticano per il viaggio in Marocco, è che la croce venga ingoiata dalla mezzaluna.

Mauro Zanon: "Il dialogo sulla libertà di Sansal e Daoud, tacciati di 'islamofobia' in Francia"

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Mauro Zanon

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Kamel Daoud

Parigi. “E’ soprattutto in Francia che temo per la mia vita. Sono terrorizzato dall’elettrone libero di 17 anni che può ucciderci da un momento all’altro per fanatismo”. Kamel Daoud non è soltanto uno dei più grandi scrittori viventi, premio Goncourt du premier roman nel 2015 con “Mersault, contre-enquête”, è un intellettuale arrabbiato contro quella Francia libera, laica e gioiosa che vent’anni fa leggeva affascinata i suoi articoli indomiti sul Quotidien d’Oran, e ora, invece, lo taccia di “islamofobia” per i suoi attacchi alle derive dell’islam. Daoud, nato a Mesra, in Algeria, nel 1970, a otto anni dall’indipendenza, non lo riconosce più il paese di Voltaire, sempre più simile alla nazione ritratta da Houellebecq in “Soumission”, un paese che si è lasciato infiltrare dall’oscurantismo. E non lo riconosce più nemmeno Boualem Sansal, l’altro scrittore “islamofobo” alge - rino, che la gauche intellettuale parigina ha fatto uscire dal girone dei presentabili da quando ha iniziato a mettere in guardia la Francia dai cosiddetti “compromessi ragionevoli” con l’islam. Il Figaro li ha fatti incontrare di persona dopo tanto tempo, in occasione dell’uscita a Parigi delle loro ultime fatiche letterarie, “Le peintre dévorant la femme” (Daoud) e “Le Train d’Erlingen ou La Métamorphose de Dieu” (Sansal), e ne emersa una dichiarazione d’amore all’occidente e alle sue libertà. “Sansal e Daoud sono due volti della libertà. Il primo è tanto placido quanto il secondo è tempestoso. Sansal, con i suoi lunghi capelli bianchi e il suo eterno sorriso pieno di saggezza, ha l’allure di un vecchio maestro di kung-fu impassibile. E’ in questa profonda serenità che trova la forza di essere libero. Daoud, invece, si nutre delle critiche per avanzare. In lui si scorge una collera nascosta e la rabbia di vivere. Se non ci fossero stati i libri, forse, sarebbe diventato un moujahedin. Il suo incontro con la letteratura ha diretto la sua rivolta contro i poteri e i dogmatismi”, scrive il Figaro. Due figure opposte caratterialmente e separate da una generazione – Sansal è nato nel 1949 e ha vissuto quel momento di spensieratezza effimero tra il 1962, anno della fine della guerra, e il colpo di stato di Boumédiène nel 1965, in cui l’Algeria era considerata la “Mecca dei rivoluzionari” e Che Guevara aveva un appartamento davanti alla cattedrale di Algeri; Daoud, venuto al mondo ventuno anni dopo, ha invece subìto in pieno la politica di islamizzazione imposta dall’Arabia Saudita, diventando un musulmano praticante fino alla sua emancipazione grazie alla lettura e alla cultura – ma accomunate dalla stessa sete di libertà e amore per la propria indipendenza intellettuale, due coraggiosi dissidenti che continuano a vivere nella loro Algeria natale nonostante la sorveglianza del regime di Bouteflika e gli appelli all’omicidio da parte degli islamisti. “Come il gas, l’islamismo occupa tutto”, constata Sansal. “L’attuale immobilismo che regna in Algeria è un’illusione alla quale tutti vogliono credere, ma non tutto è statico: gli islamisti sono molto attivi e continuano a conquistare terreno. Il regime, da ormai diversi anni, ha subappaltato lo spazio pubblico, i media, i giornali, le reti televisive, le moschee e i predicatori alla gestione islamista”, analizza Daoud. L’autore di “2084” vive a Boumerdès, vicino ad Algeri, Daoud abita a Oran, a 400 chilometri di distanza, e l’unica occasione per incontrarsi sono le cene organizzate dall’ambasciatore francese. Ma nonostante la censura di cui sono vittime in Algeria, l’amore per le loro radici è troppo forte per pensare a un esilio in Francia. “Come tutti gli algerini ci pensiamo ogni mattina. Poi però, quando cala la sera, diciamo ‘vedremo più avanti’”, dice Sansal, le cui figlie vivono a Praga. La loro esitazione è anche legata all’attuale clima di terrorismo intellettuale contro i critici dell’islam in Francia. Daoud, due anni fa, quando denunciò gli stupri di Colonia evocando la “miseria sessuale” del mondo islamico, fu oggetto di una fatwa laica sul Monde da parte di un gruppo di universitari. Sansal, a Nizza, e non ad Algeri, è stato aggredito da un franco-algerino, che lo accusava di sporcare l’immagine dell’Algeria con i suoi libri. E’ la stessa Francia che ha prodotto Cherif Chekatt, il terrorista di Strasburgo che aveva premeditato tutto e aveva annunciato alla madre di voler “morire da martire”. E’ la Francia che li accusa di “stigmatizzare” i musulmani e di fare il gioco delle dell’estrema destra “islamofoba”.

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